Artigianato, negativi i primi tre mesi
Non si arresta il calo del numero di imprese in Abruzzo dopo la lieve ripresa del 2010
PESCARA. Non si arresta il calo delle imprese artigiane abruzzesi che, nel primo trimestre del 2011, registrano un'allarmante tendenza negativa, tra iscrizioni e cancellazioni, nelle costruzioni e in provincia di Chieti mentre nell'Aquilano sembra svanito l'«effetto sisma» che per un anno aveva sospinto l'economia. E' quanto emerge da un'indagine Cna sul mondo delle piccole imprese.
A illustrare l'analisi sui dati trimestrali di Infocamere, ieri a Pescara, Italo Lupo, presidente regionale della Cna, con il direttore Graziano Di Costanzo e Aldo Ronci. In tutto, sono 335 le aziende artigiane cancellate. Numero che evoca gli anni peggiori della crisi dopo la lieve ripresa del 2010. Il calo è del 0,92% a fronte di un dato nazionale del 0,78. In controtendenza le imprese non artigiane, che registrano un incremento di 157 unità. Su base provinciale, generale decremento del rapporto tra imprese cessate e nuove iscrizioni: Teramo (- 48); Pescara (-67); Chieti (-137); L'Aquila (-83). Nel 2010, Pescara (+ 8) e L'Aquila (+ 35) avevano un saldo positivo.
Negativi rispetto al 2011 anche l'esame dei settori di produzione: - 114 aziende nelle costruzioni; - 106 nella produzione di beni e - 60 nei servizi. Un dato che complessivamente migliora se rapportato agli ultimi cinque anni, anche se resta negativo in termini numerici il saldo (- 178) tra imprese cessate e imprese iscritte in Abruzzo nei primi tre mesi dell'anno, con una riduzione percentuale di 0,12, migliore del 0,16 nazionale. Nel 2010, furono 573 le aziende in meno, addirittura 969 nel 2009 e 770 nel 2008.
Se per le imprese artigiane il saldo è negativo nei primi tre mesi, lo stesso non si può dire per le altre produzioni trainate dal + 1022 delle cosiddette imprese non classificabili, alle quali non è stato ancora assegnato un codice di attività o alle quali non si è riuscito ad attribuire uno dei codici esistenti. Quasi sempre si tratta di ditte individuali riconducibili al terziario avanzato. Analizzando l'andamento delle imprese nelle quattro realtà provinciali, solo a Teramo troviamo un saldo positivo con 108 aziende in più rispetto alle 90 in meno segnalate nei primi tre mesi dell'anno passato. Forte passo indietro per L'Aquila, che passa da + 128 a - 33. Migliora la situazione, anche se resta sempre negativa a Pescara (da -91 a -23) e Chieti (da - 520 a - 230).
Per Italo Lupo, l'unica ricetta per evitare che le piccole e medie imprese continuino a soffrire è la ricerca di nuove risorse: «C'è bisogno di una politica seria di investimenti, innovazione e internazionalizzazione. Ci auguriamo che Regione e governo sblocchino Fas e Masterplan, i solo fondi in grado di ridare vitalità all'economia». Il direttore Di Costanzo chiede invece tempi certi alla politica: «Per i poli d'innovazione sono state presentate 14 domande, dopo sei mesi nessuno le ha esaminate».
A illustrare l'analisi sui dati trimestrali di Infocamere, ieri a Pescara, Italo Lupo, presidente regionale della Cna, con il direttore Graziano Di Costanzo e Aldo Ronci. In tutto, sono 335 le aziende artigiane cancellate. Numero che evoca gli anni peggiori della crisi dopo la lieve ripresa del 2010. Il calo è del 0,92% a fronte di un dato nazionale del 0,78. In controtendenza le imprese non artigiane, che registrano un incremento di 157 unità. Su base provinciale, generale decremento del rapporto tra imprese cessate e nuove iscrizioni: Teramo (- 48); Pescara (-67); Chieti (-137); L'Aquila (-83). Nel 2010, Pescara (+ 8) e L'Aquila (+ 35) avevano un saldo positivo.
Negativi rispetto al 2011 anche l'esame dei settori di produzione: - 114 aziende nelle costruzioni; - 106 nella produzione di beni e - 60 nei servizi. Un dato che complessivamente migliora se rapportato agli ultimi cinque anni, anche se resta negativo in termini numerici il saldo (- 178) tra imprese cessate e imprese iscritte in Abruzzo nei primi tre mesi dell'anno, con una riduzione percentuale di 0,12, migliore del 0,16 nazionale. Nel 2010, furono 573 le aziende in meno, addirittura 969 nel 2009 e 770 nel 2008.
Se per le imprese artigiane il saldo è negativo nei primi tre mesi, lo stesso non si può dire per le altre produzioni trainate dal + 1022 delle cosiddette imprese non classificabili, alle quali non è stato ancora assegnato un codice di attività o alle quali non si è riuscito ad attribuire uno dei codici esistenti. Quasi sempre si tratta di ditte individuali riconducibili al terziario avanzato. Analizzando l'andamento delle imprese nelle quattro realtà provinciali, solo a Teramo troviamo un saldo positivo con 108 aziende in più rispetto alle 90 in meno segnalate nei primi tre mesi dell'anno passato. Forte passo indietro per L'Aquila, che passa da + 128 a - 33. Migliora la situazione, anche se resta sempre negativa a Pescara (da -91 a -23) e Chieti (da - 520 a - 230).
Per Italo Lupo, l'unica ricetta per evitare che le piccole e medie imprese continuino a soffrire è la ricerca di nuove risorse: «C'è bisogno di una politica seria di investimenti, innovazione e internazionalizzazione. Ci auguriamo che Regione e governo sblocchino Fas e Masterplan, i solo fondi in grado di ridare vitalità all'economia». Il direttore Di Costanzo chiede invece tempi certi alla politica: «Per i poli d'innovazione sono state presentate 14 domande, dopo sei mesi nessuno le ha esaminate».
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