«Asl, più trasparenza con gli utenti»
Il caso del centro antidolore di Teramo, Tribunale del malato e difensore civico: ecco gli strumenti per difendere i cittadini
PESCARA. «Il direttore generale della Asl di Teramo, che è un pezzo grosso nell'ambito delle associazioni che si occupano di terapia del dolore, o il primario del reparto dovrebbero dimettersi di fronte ad un fatto così aberrante».
Non usa mezzi termini Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva - la onlus per la tutela dei cittadini e dei consumatori, da cui dipendono i Tribunali per i diritti del malato - nel commentare la chiusura dell'ambulatorio di terapia del dolore dell'ospedale di Teramo. «A mio parere», sottolinea Cerulli, «ci sono addirittura gli estremi per ipotizzare il reato di interruzione di pubblico servizio e per un intervento della magistratura. E' aberrante solo poter pensare che un servizio di questo tipo venga chiuso perché un medico o un infermiere sono andati in ferie».
Il segretario regionale di Cittadinanzattiva ricollega episodi come quello teramano anche al tema della mobilità passiva. «La mobilità che l'interruzione di questo servizio comporta», spiega infatti Cerulli, "ha costi sicuramente superiori rispetto a quelli cui si dovrebbe far fronte chiamando un altro medico o un altro infermiere pur di tenere aperto quell'ambulatorio».
Ma per Cerulli c'è di più: «Chiudere una struttura di questo tipo è anche dimostrazione di cinismo e, soprattutto di menefreghismo nei confronti di ogni legge relativa alla tutela dei cittadini e dei malati, dalla Costituzione italiana alle norme europee».
«Il dolore», sottolinea il presidente del Tribunale per i diritti del malato, «va curato sempre e comunque, perché è la peggiore delle malattie». Secondo il segretario regionale di Cittadinanzattiva, infatti, non è pensabile che un servizio tanto fondamentale «esponga un cartello per annunciare la chiusura, come si trattasse di una macelleria, soprattutto senza dare indicazioni utili ai pazienti».
«Sotto il cartello affisso sulla porta dell'ospedale, infatti», aggiunge Cerulli, «non c'erano né un numero telefonico da contattare in caso di necessità né informazioni per gli utenti». In merito al caso specifico di Teramo, Cerulli ribadisce come non sia stata prevista un'alternativa, tanto che la sua associazione non è stata neppure avvisata. Più in generale, invece, per il segretario di Cittadinanzattiva - il quale non si stanca di ripetere che strutture di questo tipo non dovrebbero chiudere in alcun caso -, non possono essere le associazioni a decidere dove indirizzare i malati, ma, al contrario, dovrebbero farlo le Asl, attraverso accordi ben precisi, anche per evitare il caos, e, soprattutto, informando gli utenti. «Nell'ambito delle direzioni delle Asl, però», conclude con amarezza Aldo Cerulli, «c'è troppa autoreferenzialità, poca informazione e una scarsissima trasparenza».
Il caso di Teramo ha provocato, ieri, anche l’intervento del difensore civico della Regione, Nicola Sisti., che sottolinea il ruolo che il suo ufficio può esercitare in questo come in altri scontri fra cittadini e uffici pubblici. «Nel caso di mancata risposta da parte dell’ufficio a una protesta o a un reclamo per un disservizio», spiega Sisti, « il cittadino può scrivere una lettera al difensore civico che può così, dopo aver fatto un’istruttoria sul caso, rivolgersi all’autorità pubblica chiamata in causa per chiedere ragione del disservizio».
«Nel caso che l’amministrazione pubblica chiamata in causa non risponda alla richiesta di chiarimenti e se è in gioco un diritto o un interesse del cittadino tutelato dalla legge», aggiunge Sisti, «il difensore civico può e deve segnalare l’omissione alla procura . Nel caso della sanità, se alla fine di questo procedimento emerge una colpa della direzione generale della Asl, il difensore civico deve segnalare il caso all’assessore regionale al quale quella figura apicale fa capo che ha il dovere politico di intervenire eventualmente anche rimuovendo chi quell’incarico ricopre».
Lorenzo Dolce