«Attività produttive, niente fondi»
Cialente lancia l’allarme: senza lavoro c’è il rischio di gravi tensioni sociali.
L’AQUILA. «Niente soldi per il rilancio delle attività produttive che, così, rischiano il collasso». Per il sindaco Massimo Cialente «la situazione è ormai gravissima, visto che il Cipe non ha erogato neppure una quota parte dei 4 miliardi di euro previsti dalla legge 77. Abbiamo migliaia di persone in cassa integrazione e molte di loro non sanno più come andare avanti».
Preoccupazioni che il sindaco Cialente ha esternato ieri a Montecitorio, nel corso della cerimonia che ha visto i questori della Camera consegnare a una delegazione abruzzese (composta tra gli altri anche dal presidente della Regione, Gianni Chiodi) oltre 1 milione di euro. Una somma, frutto di una raccolta di fondi, destinata al recupero del Palazzetto dei Nobili.
Il sindaco dell’Aquila si è detto «fortemente preoccupato per ciò che potrebbe accadere già a gennaio, quando dovrebbe completarsi l’operazione di rientro di tutti (o quasi) gli sfollati. Mesi fa» ha aggiunto «avevo previsto che le case non sarebbero bastate e che a settembre avremmo avuto i problemi che poi puntualmente si sono presentati. Subito dopo il terremoto, avevo ripetutamente segnalato che avremmo dovuto affrontare, oltre alla questione della costruzione di un numero maggiore di nuovi alloggi, anche il problema delle migliaia di famiglie le cui abitazioni sono state classificate B. Quelle che, pur non avendo subìto danni strutturali, avranno bisogno di interventi di riparazione che si annunciano piuttosto lunghi. Un’emergenza che purtroppo, nonostante le voci rassicuranti, si è ben presto concretizzata. Ed ora mi ritrovo ad esternare nuove preoccupazioni, perché senza interventi legati al rilancio delle attività produttive sarà impossibile evitare tensioni sociali. Abbiamo migliaia di persone in cassa integrazione (8.000) e lavoratori autonomi le cui attività sono ferme da quel 6 aprile. Per tante famiglie, ora sistemate negli alberghi o ancora nelle tende, il tornare a casa si tradurrà nell’impossibilità di poter tirare avanti».
Secondo il primo cittadino, «la risposta per le attività produttive dovrà essere, dunque, rapida, così da riuscire a scongiurare il rischio di gravi tensioni sociali».
Poi l’altra nota dolente, anch’essa “segnalata” ai suoi ex colleghi della Camera. «I Comuni del cratere rischiano il dissesto economico, poiché non arrivano i rimborsi richiesti per i tributi e le tasse non riscosse. Al 30 novembre il Comune dell’Aquila sarà costretto a dichiarare il dissesto» ha spiegato Cialente. «Infatti, finora c’è la disponibilità di soli 9 milioni di euro da destinare a tutti i Comuni del cratere. Una somma che non riuscirà a salvare nessuno, tanto meno il nostro Comune che non ha riscosso ben 36 milioni di euro».
Nell’elenco delle cose da chiarire, anche la questione della Governance. «Sia io che il presidente Chiodi abbiamo chiesto che vengano esplicitati gli aspetti legati ai poteri commissariali per la ricostruzione, che non può essere affrontata con poteri ordinari».
Infine, la zona franca con l’appello di Cialente ad aumentare il fondo (fin troppo esiguo) di 45 milioni di euro.
Preoccupazioni che il sindaco Cialente ha esternato ieri a Montecitorio, nel corso della cerimonia che ha visto i questori della Camera consegnare a una delegazione abruzzese (composta tra gli altri anche dal presidente della Regione, Gianni Chiodi) oltre 1 milione di euro. Una somma, frutto di una raccolta di fondi, destinata al recupero del Palazzetto dei Nobili.
Il sindaco dell’Aquila si è detto «fortemente preoccupato per ciò che potrebbe accadere già a gennaio, quando dovrebbe completarsi l’operazione di rientro di tutti (o quasi) gli sfollati. Mesi fa» ha aggiunto «avevo previsto che le case non sarebbero bastate e che a settembre avremmo avuto i problemi che poi puntualmente si sono presentati. Subito dopo il terremoto, avevo ripetutamente segnalato che avremmo dovuto affrontare, oltre alla questione della costruzione di un numero maggiore di nuovi alloggi, anche il problema delle migliaia di famiglie le cui abitazioni sono state classificate B. Quelle che, pur non avendo subìto danni strutturali, avranno bisogno di interventi di riparazione che si annunciano piuttosto lunghi. Un’emergenza che purtroppo, nonostante le voci rassicuranti, si è ben presto concretizzata. Ed ora mi ritrovo ad esternare nuove preoccupazioni, perché senza interventi legati al rilancio delle attività produttive sarà impossibile evitare tensioni sociali. Abbiamo migliaia di persone in cassa integrazione (8.000) e lavoratori autonomi le cui attività sono ferme da quel 6 aprile. Per tante famiglie, ora sistemate negli alberghi o ancora nelle tende, il tornare a casa si tradurrà nell’impossibilità di poter tirare avanti».
Secondo il primo cittadino, «la risposta per le attività produttive dovrà essere, dunque, rapida, così da riuscire a scongiurare il rischio di gravi tensioni sociali».
Poi l’altra nota dolente, anch’essa “segnalata” ai suoi ex colleghi della Camera. «I Comuni del cratere rischiano il dissesto economico, poiché non arrivano i rimborsi richiesti per i tributi e le tasse non riscosse. Al 30 novembre il Comune dell’Aquila sarà costretto a dichiarare il dissesto» ha spiegato Cialente. «Infatti, finora c’è la disponibilità di soli 9 milioni di euro da destinare a tutti i Comuni del cratere. Una somma che non riuscirà a salvare nessuno, tanto meno il nostro Comune che non ha riscosso ben 36 milioni di euro».
Nell’elenco delle cose da chiarire, anche la questione della Governance. «Sia io che il presidente Chiodi abbiamo chiesto che vengano esplicitati gli aspetti legati ai poteri commissariali per la ricostruzione, che non può essere affrontata con poteri ordinari».
Infine, la zona franca con l’appello di Cialente ad aumentare il fondo (fin troppo esiguo) di 45 milioni di euro.