Aumenta l'occupazione nell'industria
Nel 1º trimestre 22 mila addetti in più Flessione nei servizi, stabile l'agricoltura
PESCARA. All'apparenza è quasi stagnazione. Gli indicatori Istat del mercato del lavoro in Abruzzo del 1º trimestre 2007 variano solo di qualche zero-punto rispetto allo stesso periodo del 2006. Ma in profondità, analizzando l'andamento dei singoli settori produttivi, succede qualcosa di significativo: torna a crescere l'occupazione nell'industria a ritmi che non si registravano da diversi anni, mentre il terziario, da tempo camera di compensazione della deindustrializzazione regionale, perde sensibilmente addetti e tra questi moltissime sono le donne.
Secondo l'Istat nei primi tre mesi dell'anno gli occupati sono diminuiti di 3mila unità rispetto allo stesso periodo del 2006 (da 495 mila a 492 mila, -0,5%), mentre il tasso di disoccupazione scende dal 6,8 al 6,2%, inferiore al dato nazionale che è del 6,4%, comunque ancora superiore dello 0,7% rispetto al dato del Centro Italia (5,5%) ma ben lontano dall'11,4% del Mezzogiorno. A far diminuire tutti gli indicatori, secondo l'analisi di Abruzzo Lavoro, sono state soprattutto le 8.000 persone in più in età lavorativa che nel 1º trimestre sono passate nella condizione inattiva, cioè hanno rinunciato per sfiducia o per altre motivazioni a cercare un lavoro. Ma i dati aggregati dicono poco sulla dinamica del mercato del lavoro in Abruzzo. Bisogna invece andare sui singoli settori produttivi per capire cosa si muove nell'economia della regione e in quale direzione.
Il primo dato importante, analizzato con attenzione qui di fianco dall'economista Giuseppe Mauro, presidente della facoltà di Economia e commercio dell'Università d'Annunzio di Pescara, è il balzo in avanti dell'industria in senso stretto, cioè al netto del settore delle costruzioni (fermo invece a 46 mila occupati) che passa da 147 a 169 mila addetti. Il dato migliore negli ultimi tre anni. Un segno netto di ripresa della produzione industriale che si riflette anche nei dati sull'export che nel primo trimestre è cresciuto del 15,5%, con particolare vigore nella Val di Sangro, dove si raggiunge anche il +40% nel settore dei trasporti (Sevel e Honda).
Soffre invece il terziario, con una diminuzione dell'occupazione di 26 mila unità (da 329 a 303 mila addetti, il dato peggiore dal 1º trimestre del 2004), un fenomeno che Mauro spiega in parte con la chiusura dei contratti a tempo determinato, ma che potrebbe nascondere problemi più profondi. Per esempio sul versante dell'occupazione femminile. Dei 26 mila posti di lavoro persi nei servizi, ben 12 mila riguardano lavoratrici dipendenti, mentre il commercio scende di 6.000 unità, in prevalenza donne. «Il deterioramento delle condizioni femminili e del settore dei servizi sembra essere divenuto strutturale», commenta con preoccupazione Abruzzo Lavoro.
Secondo l'Istat nei primi tre mesi dell'anno gli occupati sono diminuiti di 3mila unità rispetto allo stesso periodo del 2006 (da 495 mila a 492 mila, -0,5%), mentre il tasso di disoccupazione scende dal 6,8 al 6,2%, inferiore al dato nazionale che è del 6,4%, comunque ancora superiore dello 0,7% rispetto al dato del Centro Italia (5,5%) ma ben lontano dall'11,4% del Mezzogiorno. A far diminuire tutti gli indicatori, secondo l'analisi di Abruzzo Lavoro, sono state soprattutto le 8.000 persone in più in età lavorativa che nel 1º trimestre sono passate nella condizione inattiva, cioè hanno rinunciato per sfiducia o per altre motivazioni a cercare un lavoro. Ma i dati aggregati dicono poco sulla dinamica del mercato del lavoro in Abruzzo. Bisogna invece andare sui singoli settori produttivi per capire cosa si muove nell'economia della regione e in quale direzione.
Il primo dato importante, analizzato con attenzione qui di fianco dall'economista Giuseppe Mauro, presidente della facoltà di Economia e commercio dell'Università d'Annunzio di Pescara, è il balzo in avanti dell'industria in senso stretto, cioè al netto del settore delle costruzioni (fermo invece a 46 mila occupati) che passa da 147 a 169 mila addetti. Il dato migliore negli ultimi tre anni. Un segno netto di ripresa della produzione industriale che si riflette anche nei dati sull'export che nel primo trimestre è cresciuto del 15,5%, con particolare vigore nella Val di Sangro, dove si raggiunge anche il +40% nel settore dei trasporti (Sevel e Honda).
Soffre invece il terziario, con una diminuzione dell'occupazione di 26 mila unità (da 329 a 303 mila addetti, il dato peggiore dal 1º trimestre del 2004), un fenomeno che Mauro spiega in parte con la chiusura dei contratti a tempo determinato, ma che potrebbe nascondere problemi più profondi. Per esempio sul versante dell'occupazione femminile. Dei 26 mila posti di lavoro persi nei servizi, ben 12 mila riguardano lavoratrici dipendenti, mentre il commercio scende di 6.000 unità, in prevalenza donne. «Il deterioramento delle condizioni femminili e del settore dei servizi sembra essere divenuto strutturale», commenta con preoccupazione Abruzzo Lavoro.