ABRUZZO
Automotive, l'altra faccia della medaglia secondo la Fiom: "Dove sono gli investimenti?"
Il segretario regionale Fegatelli dopo l'incontro di ieri con imprenditori e istituzioni: "Più opportuno iniziare a pensare sia ad una diversificazione dei clienti sia dei prodotti lavorando anche sulla transizione energetica"
PESCARA. "Abbiamo sentito interventi dei maggiori esponenti abruzzesi dell’automotive, ma nessuno di loro ha parlato di investimenti. Pensiamo veramente che se le imprese non decidono di investire possano creare futuro? Soprattutto quale sono le condizioni che un territorio come la Regione Abruzzo mette a disposizione per facilitare gli investimenti? Nessuna risposta a queste riflessioni. Purtroppo, la realtà che vivono migliaia di lavoratrici e lavoratori, non è la stessa che viene decantata nei convegni ufficiali". E' la replica dei sindacati alle conclusioni di ieri dell'incontro a Santa Maria Imbaro sull'automotive in Abruzzo con imprenditori e istituzioni.
Il segretario generale della Fiom Abruzzo e Molise, Alfredo Fegatelli, svela l'altra faccia della medaglia sulla produzione di un settore vitale per la regione. E fa il punto della situazione entrando nello specifico.
DENSO. "Sta vivendo un periodo critico che ha visto la perdita occupazionale di circa 200 lavoratori e altri 160 sono in cassa integrazione. Rispetto all’elettrico non è stato detto che in Ungheria ci sono 4000 lavoratori e che si sta allestendo un’area dello stabilimento per le produzioni di componenti per l’auto elettrica. Gli unici investimenti che si stanno facendo a San Salvo sono per incentivare le uscite pensionistiche invece di pensare a chi deve rimanere a lavorare". La Honda, "al contrario, vede un incremento dei volumi produttivi ma nonostante bilanci in positivo ancora non conosciamo quali saranno gli investimenti corposi che la casa madre vorrà fare nel nostro territorio".
FCA (EX SEVEL). "Oltre ai problemi congiunturali, ormai vede un piano industriale che farà attestare la produzione dei furgoni a circa 950 al giorno invece dei potenziali 1260 raggiunti nel passato. Nel convegno non si è parlato che l’azienda sta pensando di internalizzare alcune attività spostando il problema occupazionale all’esterno, oppure che il mercato del Messico è a serio rischio. La Sevel, come preferiamo chiamarla, ha visto un’importante riduzione di personale e se la strategia che sta portando avanti sarà quella di attestarsi a questi nuovi volumi, sarà chiaro anche l’effetto occupazionale. Inoltre, non si parla che Stellantis sta facendo una politica di forte riduzione dei costi, non solo dei servizi, ma anche verso i fornitori che, di conseguenza, stanno facendo delle valutazioni rispetto al loro futuro.
PUREM di Castellalto. "E' un esempio che non va sottovalutato. L’azienda decide di delocalizzare per mantenere basso il costo a scapito dell’occupazione di decine di lavoratori. Questa decisione secondo voi vede Stellantis preoccupata? In questo contesto la Regione Abruzzo che cosa sta mettendo in atto per fermare questa delocalizzazione?". "Come FIOM sappiamo che alcune aziende dell’indotto hanno iniziato ad investire in Polonia e alcune stanno ragionando di delocalizzare per contenere i costi. Questo processo non sarà tra qualche anno ma è già in atto in questo momento. Non sarebbe opportuno iniziare a pensare sia ad una diversificazione dei clienti sia dei prodotti lavorando anche sulla transizione energetica?".
Per la Fiom, la Regione Abruzzo sembra ragionare allontanando il calice amaro rispetto alla decisione inevitabile di produrre auto elettriche da parte del mercato mondiale: "Oggi, invece di sperare in improbabili ripensamenti dell’Europa, le forze politiche che compongono la maggioranza del governo, sia nazionale che regionale, essendo cultori del libero mercato, dovrebbero sapere che questo tsunami dell’elettrico ci travolgerà a prescindere. Quindi - conclude Fegatelli - non è più opportuno pensare a come rendere questo patrimonio industriale fatto da decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori competitivo con le nuove tecnologie? La tecnologia e il mercato vanno molto più veloci del pensiero dei politici e degli amministratori. Pensare che abbiamo tempo per intervenire è un errore strategico".