Balzo di Pescara ma a Teramo si investe di più
La provincia adriatica tra le prime d'Italia. Il benessere però richiama la criminalità. Chieti guida la classifica delle imprese. All'Aquila risiede la popolazione meno anziana
PESCARA. Pescara è la provincia più dinamica del tessuto sociale abruzzese. Una performance importante in diversi settori: qualità della vita e vitalità imprenditoriale. Buona anche la prestazione di Teramo, che si piazza tra le “province dalla solidità industriale” caratterizzate dalla presenza di realtà manifatturiere ad alto valore aggiunto. In leggero ritardo L'Aquila e Chieti, province “dell'Italia mediana”, dove le performance economiche e amministrative si aggirano attorno alle medie nazionali. E' quanto emerge dallo studio del Censis sulle province italiane.
Nello studio, presentato ieri dal presidente della Provincia di Pescara Giuseppe De Dominicis insieme al direttore generale Mario Collevecchio e all'economista Giuseppe Mauro sono stati utilizzati indicatori nuovi rispetto a quelli tradizionali, affiancando a quelli meramente economici (livello del Pil, tasso di disoccupazione, investimenti), alcuni parametri in grado di valutare il benessere generale dei cittadini (consumi culturali, turismo, sistema dei trasporti). Per stabilire i raggruppamenti, inoltre, il Censis ha incrociato con 114 indicatori socioeconomici ben 40 parametri relativi alla struttura della finanza locale. Ne è emersa tutta la varietà del panorama delle province abruzzesi.
Se Pescara è prima in Abruzzo per tasso di sviluppo imprenditoriale (2,1%), è Teramo la provincia della regione in cui si investe di più.
Il più basso indice di invecchiamento si registra a L'Aquila (0,6% negli ultimi cinque anni), mentre è la provincia di Chieti a guidare la classifica delle imprese attive presenti sul territorio (nel 2005 erano 111,6 ogni mille abitanti).
Nel complesso, la performance migliore in Abruzzo è quella di Pescara. E' la sola provincia dell'area adriatica a far parte del primo gruppo individuato dal Censis, unica nel centro Italia insieme alla provincia di Roma.
La caratterizzano elevata ricchezza procapite, migliore scolarizzazione e maggiore livello dei consumi culturali, ma anche tutti i problemi dell'urbanizzazione, come maggiore densità abitativa e più alto tasso di criminalità rispetto alla media provinciale nazionale. «Siamo comunque di fronte a un risultato che inorgoglisce», ha commentato soddisfatto il presidente De Dominicis, «e dimostra che nonostante le ristrettezze economiche imposte dalle leggi finanziarie degli ultimi anni, è possibile governare il territorio in modo razionale per raggiungere obiettivi importanti».
Uno degli aspetti più rilevanti tra quelli presi in considerazione dai tecnici del Censis è il grado di autonomia impositiva e finanziaria degli enti provinciali. E qui la Provincia di Pescara è già a livelli ottimali. Il grado di dipendenza finanziaria è molto basso, largamente inferiore anche alla media nazionale, e segnala un buono stato di avanzamento nel processo di modernizzazione della struttura della finanza locale.
«Gli indicatori di carattere finanziario e amministrativo», spiega il direttore Collevecchio, «segnalano un buon governo del territorio e una tensione verso un modello organizzativo di tipo funzionale. Il dato sull'autonomia impositiva è particolarmente importante, perchè nella prospettiva del federalismo fiscale è bene essere già un passo avanti».
Nello studio, presentato ieri dal presidente della Provincia di Pescara Giuseppe De Dominicis insieme al direttore generale Mario Collevecchio e all'economista Giuseppe Mauro sono stati utilizzati indicatori nuovi rispetto a quelli tradizionali, affiancando a quelli meramente economici (livello del Pil, tasso di disoccupazione, investimenti), alcuni parametri in grado di valutare il benessere generale dei cittadini (consumi culturali, turismo, sistema dei trasporti). Per stabilire i raggruppamenti, inoltre, il Censis ha incrociato con 114 indicatori socioeconomici ben 40 parametri relativi alla struttura della finanza locale. Ne è emersa tutta la varietà del panorama delle province abruzzesi.
Se Pescara è prima in Abruzzo per tasso di sviluppo imprenditoriale (2,1%), è Teramo la provincia della regione in cui si investe di più.
Il più basso indice di invecchiamento si registra a L'Aquila (0,6% negli ultimi cinque anni), mentre è la provincia di Chieti a guidare la classifica delle imprese attive presenti sul territorio (nel 2005 erano 111,6 ogni mille abitanti).
Nel complesso, la performance migliore in Abruzzo è quella di Pescara. E' la sola provincia dell'area adriatica a far parte del primo gruppo individuato dal Censis, unica nel centro Italia insieme alla provincia di Roma.
La caratterizzano elevata ricchezza procapite, migliore scolarizzazione e maggiore livello dei consumi culturali, ma anche tutti i problemi dell'urbanizzazione, come maggiore densità abitativa e più alto tasso di criminalità rispetto alla media provinciale nazionale. «Siamo comunque di fronte a un risultato che inorgoglisce», ha commentato soddisfatto il presidente De Dominicis, «e dimostra che nonostante le ristrettezze economiche imposte dalle leggi finanziarie degli ultimi anni, è possibile governare il territorio in modo razionale per raggiungere obiettivi importanti».
Uno degli aspetti più rilevanti tra quelli presi in considerazione dai tecnici del Censis è il grado di autonomia impositiva e finanziaria degli enti provinciali. E qui la Provincia di Pescara è già a livelli ottimali. Il grado di dipendenza finanziaria è molto basso, largamente inferiore anche alla media nazionale, e segnala un buono stato di avanzamento nel processo di modernizzazione della struttura della finanza locale.
«Gli indicatori di carattere finanziario e amministrativo», spiega il direttore Collevecchio, «segnalano un buon governo del territorio e una tensione verso un modello organizzativo di tipo funzionale. Il dato sull'autonomia impositiva è particolarmente importante, perchè nella prospettiva del federalismo fiscale è bene essere già un passo avanti».