Brucchi stravince al primo turno: è il sindaco
Il nuovo primo cittadino di Teramo fa festa con Chiodi e promette: «La nostra città non si ferma»
TERAMO. Non c’è match, Maurizio Brucchi vince al primo turno. Anzi stravince ed esulta mentre il governatore Gianni Chiodi gli alza la mano e la folla che riempie il comitato di piazza Sant’Agostino esulta. Teramo ha il suo nuovo sindaco, è un senologo, cinquantenne, sposato e con addosso tanta voglia di raccogliere il testimone del suo predecessore. «La città non si ferma», promette Brucchi, ex assessore ai lavori pubblici che manda ko gli avversari, Paolo Albi del centrosinistra e e Sandro Santacroce di Rifondazione, e riparte da dove aveva lasciato la sua Teramo.
Brinda Brucchi con il senatore Paolo Tancredi, con gli amici, con Valter Catarra che arriva alla fine per tagliare la torta, con Attilio Altitonante e con gli amici del bar Duomo, cioè la famiglia Ciarroni.
Bevono champagne Cristal, e con Brucchi festeggiano la moglie Ilaria e la figlia Nicoletta che sprizzano felicità da tutti i pori.
Oltre quattrocento persone gremiscono la piazza davanti al Duomo mentre Brucchi offre prosecco a tutti. E taglia la torta, offerta dalla signora Rosa del Caffè Grand’Italia.
La torta compare al culmine della festa, alle 24,30, e sopra c’è una scritta a caratteri dolci e cubitali: «La città che non si ferma», firmato Maurizio Brucchi. E’ stato lo slogan del nuovo sindaco durante la campagna elettorale.
Ma la frase chiave del trionfo di Maurizio Brucchi la pronuncia infine Gianni Chiodi quando alza il braccio al vincitore e gli urla all’orecchio: «Cappotto».
Un risultato schiacciante, segnato dalla debacle di Lino Silvino, dall’emorragia di voti subìta da pezzi da 90 del Pd, personaggi come Lino Franceschini e Berardo Nardi, da una parte del popolo del centrosinistra, e dello stesso Pd, che ha preferito non ingoiare il rospo, votando un candidato sindaco che con il centrodestra aveva spartito i banchi.
Ma l’avverbio “anche” è d’obbligo. Cioè è stata una vittoria netta segnata “anche” da debacle e delusioni perché la vera locomotiva è stata una miscela esplosiva di effetto Chiodi-vento che ora tira tutto dalla parte del Pdl e la presenza di Berlusconi in Abruzzo. Messi insieme, hanno spazzato via ogni possibilità di ballottaggio. Ogni possiblità di rimonta per Albi, ex presidente del Consiglio dell’Udc, ex assessore della giunta di centrodestra, pescato dalla lista civica «Città di Virtù» di Lino Befacchia come asso nella manica del centronistra che, con l’appoggio di Silvino, anch’egli ex Udc della vecchia guardia, avrebbero dovuto reggere l’onda d’urto della miscela esplosiva Pdl, Berlusconi, Chiodi. Ma non ci sono riusciti.
IL NUOVO CONSIGLIO. Ma quale sarà la composizione del nuovo consiglio comunale? Dai dati disponibili sulle preferenze emerge un quadro molto attendibile per maggioranza e opposizione.
Al Pdl, che ottiene la maggioranza relativa, vanno sedici seggi.
Tra i più votati figurano i consiglieri uscenti del Pdl Mario Cozzi, Giovanni Luzii e Rudy Di Stefano.
Nei primi posti della graduatoria del Pdl si collocano anche gli ex assessori Giorgio D’Ignazio e Bruno Cipollone.
Risultato lusinghiero all’esordio in politica per Marco Tancredi, fratello del senatore Paolo e figlio di Antonio Tacredi, ex deputato Dc e presidente della Banca di Teramo.
Rientrano in consiglio anche l’ex capogruppo di Forza Italia Corrado Robimarga e Giacomo Agostinelli, eletto cinque anni fa nella lista di An.
Approda in Comune Giambattista Quintiliani, mentre l’ex consigliere di An Mirella Marchese trova nelle urne la conferma per il secondo mandato.
Il gruppo del Pdl è completato da Angela Di Pietro, anche lei nuova entrata insieme a Pasquale Tiberii, Claudio Di Bartolomeo, uscente come Piero Romanelli, Alfredo Caccioni e Fabrizio Pompilii, che torna in consiglio dopo l’esperienza degli ultimi cinque anni. “Al centro per Teramo” ottiene sei seggi.
L’assessore regionale Mauro Di Dalmazio punta al primato assouluto di preferenze, seguito dal suo ex collega di giunta comunale Giorgio Di Giovangiacomo e dal consigliere uscente Guido Campana.
La lista civica, inoltre, elegge Francesco Ciarrocchi, Roberto Canzio, coordinatore di”Al centro per Teramo” e Alessandro Di Berardino.
Per l’Udc entrano in consiglio Domenico Sbraccia e Marcello Procacci.
Nel Pd vengo eletti Giovanni Cavallari, Alberto Melarangelo, Anna Marcozzi, Manola Di Pasquale, Gianguido D’Alberto e Simona Mazzilli.
Alla lista civica”Città di virtù” vanno tre seggi: Silvana Di Saverio, l’ex consigliere Valdo Di Bonaventura e Silvio Antonini. Per l’Unione dei democratici teramani ci sono le conferme degli uscenti Milton Di Sabatino e Carlo Gaita.
Un posto in consiglio è assegnato all’Italia dei valori che elegge l’uscente ex Pd Siriano Cordoni. In consiglio entrano di diritto i candidati sindaco battuti Paolo Albi e sandro Santacroce.
(ha collaborato Gennaro Della Monica)
Brinda Brucchi con il senatore Paolo Tancredi, con gli amici, con Valter Catarra che arriva alla fine per tagliare la torta, con Attilio Altitonante e con gli amici del bar Duomo, cioè la famiglia Ciarroni.
Bevono champagne Cristal, e con Brucchi festeggiano la moglie Ilaria e la figlia Nicoletta che sprizzano felicità da tutti i pori.
Oltre quattrocento persone gremiscono la piazza davanti al Duomo mentre Brucchi offre prosecco a tutti. E taglia la torta, offerta dalla signora Rosa del Caffè Grand’Italia.
La torta compare al culmine della festa, alle 24,30, e sopra c’è una scritta a caratteri dolci e cubitali: «La città che non si ferma», firmato Maurizio Brucchi. E’ stato lo slogan del nuovo sindaco durante la campagna elettorale.
Ma la frase chiave del trionfo di Maurizio Brucchi la pronuncia infine Gianni Chiodi quando alza il braccio al vincitore e gli urla all’orecchio: «Cappotto».
Un risultato schiacciante, segnato dalla debacle di Lino Silvino, dall’emorragia di voti subìta da pezzi da 90 del Pd, personaggi come Lino Franceschini e Berardo Nardi, da una parte del popolo del centrosinistra, e dello stesso Pd, che ha preferito non ingoiare il rospo, votando un candidato sindaco che con il centrodestra aveva spartito i banchi.
Ma l’avverbio “anche” è d’obbligo. Cioè è stata una vittoria netta segnata “anche” da debacle e delusioni perché la vera locomotiva è stata una miscela esplosiva di effetto Chiodi-vento che ora tira tutto dalla parte del Pdl e la presenza di Berlusconi in Abruzzo. Messi insieme, hanno spazzato via ogni possibilità di ballottaggio. Ogni possiblità di rimonta per Albi, ex presidente del Consiglio dell’Udc, ex assessore della giunta di centrodestra, pescato dalla lista civica «Città di Virtù» di Lino Befacchia come asso nella manica del centronistra che, con l’appoggio di Silvino, anch’egli ex Udc della vecchia guardia, avrebbero dovuto reggere l’onda d’urto della miscela esplosiva Pdl, Berlusconi, Chiodi. Ma non ci sono riusciti.
IL NUOVO CONSIGLIO. Ma quale sarà la composizione del nuovo consiglio comunale? Dai dati disponibili sulle preferenze emerge un quadro molto attendibile per maggioranza e opposizione.
Al Pdl, che ottiene la maggioranza relativa, vanno sedici seggi.
Tra i più votati figurano i consiglieri uscenti del Pdl Mario Cozzi, Giovanni Luzii e Rudy Di Stefano.
Nei primi posti della graduatoria del Pdl si collocano anche gli ex assessori Giorgio D’Ignazio e Bruno Cipollone.
Risultato lusinghiero all’esordio in politica per Marco Tancredi, fratello del senatore Paolo e figlio di Antonio Tacredi, ex deputato Dc e presidente della Banca di Teramo.
Rientrano in consiglio anche l’ex capogruppo di Forza Italia Corrado Robimarga e Giacomo Agostinelli, eletto cinque anni fa nella lista di An.
Approda in Comune Giambattista Quintiliani, mentre l’ex consigliere di An Mirella Marchese trova nelle urne la conferma per il secondo mandato.
Il gruppo del Pdl è completato da Angela Di Pietro, anche lei nuova entrata insieme a Pasquale Tiberii, Claudio Di Bartolomeo, uscente come Piero Romanelli, Alfredo Caccioni e Fabrizio Pompilii, che torna in consiglio dopo l’esperienza degli ultimi cinque anni. “Al centro per Teramo” ottiene sei seggi.
L’assessore regionale Mauro Di Dalmazio punta al primato assouluto di preferenze, seguito dal suo ex collega di giunta comunale Giorgio Di Giovangiacomo e dal consigliere uscente Guido Campana.
La lista civica, inoltre, elegge Francesco Ciarrocchi, Roberto Canzio, coordinatore di”Al centro per Teramo” e Alessandro Di Berardino.
Per l’Udc entrano in consiglio Domenico Sbraccia e Marcello Procacci.
Nel Pd vengo eletti Giovanni Cavallari, Alberto Melarangelo, Anna Marcozzi, Manola Di Pasquale, Gianguido D’Alberto e Simona Mazzilli.
Alla lista civica”Città di virtù” vanno tre seggi: Silvana Di Saverio, l’ex consigliere Valdo Di Bonaventura e Silvio Antonini. Per l’Unione dei democratici teramani ci sono le conferme degli uscenti Milton Di Sabatino e Carlo Gaita.
Un posto in consiglio è assegnato all’Italia dei valori che elegge l’uscente ex Pd Siriano Cordoni. In consiglio entrano di diritto i candidati sindaco battuti Paolo Albi e sandro Santacroce.
(ha collaborato Gennaro Della Monica)