L'AQUILA / LA RAGAZZA LIBERATA
Bufera su una frase del consigliere abruzzese
Angelosante (Lega) ironizza sulla conversione di Silvia Romano all’islam. Presa di distanza da tutti i partiti
L'AQUILA. Il paragone di Silvia Romano convertita all'Islam, con quello di un ebreo convertito al nazismo dopo i campi di concentramento. Lo ha fatto il consigliere regionale della Lega, Simone Angelosante, con un post su Facebook, scatenando una raffica di contestazioni dal mondo politico e culturale italiano, tanto da portare a una presa «perentoria» di distanza anche dallo stesso partito di Salvini che, per conto del coordinatore abruzzese Luigi D'Eramo, parla di «incauti concetti che non dovrebbero mai essere pronunciati da nessuno e che porteranno a delle valutazioni». «Il mio non era un attacco alla religione islamica», ha chiarito Angelosane, «ma dico soltanto che la vicenda è poco chiara, visto che questa persona è stata sequestrata da un gruppo notoriamente vicino all'Islam e noto per le atrocità che compie». Angelosante aveva postato un meme con scritto: «Avete mai sentito di qualche ebreo che liberato da un campo di concentramento si sia convertito al nazismo e sia tornato a casa in divisa delle SS?». «Ricordiamoci», ha precisato il consigliere abruzzese, «che per questo caso sono stati mandati a rischiare la vita dei nostri connazionali, che si è pagato un riscatto e che di conseguenza sono stati messi a rischio da ora in poi tutti gli altri italiani che vivono in quei territori». A chi come Enrico Mentana ha evidenziato l'impossibilità di un paragone perché «il campo di Auschwitz sorgeva nella cattolicissima Polonia, e lo stesso Hitler era cattolico battezzato e cresimato», Angelosante replica affermando che «per qualcuno il nazismo era una religione, come d'altronde l'Al-Jihad per alcuni oggi è una religione». «Trovo talmente allucinante paragonare questa vicenda con il nazismo e il dramma dei campi di sterminio che mi sembra impossibile che un uomo delle istituzioni, peraltro anche sindaco, possa soltanto arrivare a formulare un pensiero del genere», ha scritto l'onorevole Pd, Stefania Pezzopane. «L'ho sentita su Radio Maria, non sono l'unico a pensarla così», ha comunque ribadito Angelosante, «non mi sembra di aver detto niente di negativo, ma ho solo riportato un dato storico, ma comunque è un'idea che gira sulle radio nazionali». Per il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, «Angelosante è un consigliere regionale della Lega, non nuovo ad uscite del genere, ma chissà se per qualche istante pensa prima di scrivere: spero proprio di no, sarebbe peggio se ci avesse anche meditato sopra». «Chieda scusa a Silvia Romano e agli italiani tutti», hanno dichiarato i colleghi consiglieri regionali del centrosinistra, Silvio Paolucci, Antonio Blasioli, Dino Pepe, Americo Di Benedetto, Pierpaolo Pietrucci e Sandro Mariani: «Il post del consigliere leghista è una delle cose più basse e meschine che la politica abbia espresso nella storia della nostra Repubblica». Sulla questione è intervenuto anche il segretario regionale del Pd, Michele Fina che a D'Eramo dice: «Trattandosi dell'ennesima volta che la Lega è costretta a prendere le distanze da una dichiarazione di Angelosante, non sarebbe utile valutare l’opportunità di separare le strade del partito e di Angelosante?». Per i responsabili Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) Marsica, Giovanni D’Amico e Augusto Di Bastiano, «è assolutamente oltraggioso e privo di ogni rispetto fondamentale dei diritti dell’uomo il gravissimo paragone esibito pubblicamente». «Riguardo alla conversione della Romano», ha rincarato la dose Angelosante, «è vero che ci possono essere state delle pressioni psicologiche, però la vicenda resta comunque poco chiara e ho riscontrato che è poco chiara anche per tanti cittadini. Molti italiani si sentono presi in giro e questo è un dato di fatto».
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