Cascella, il percorso di una vita
Da domani a Villa Urania di Pescara quaranta opere del maestro.
La «spiaggia» di Pescara vista cento anni fa, nell’ora meridiana estiva dai colori a pastello e luci di dannunziana memoria filtrati dal gusto divisionista, è l’immagine manifesto della mostra interamente dedicata a Tommaso Cascella, che apre al pubblico domani nelle sale del museo di Villa Urania, in via Piave a Pescara, dove resta allestita fino al 31 ottobre. «Tommaso Cascella. Il percorso di una vita» si presenta - per dirla con i curatori, Giovanbattista Benedicenti e Vincenzo De Pompeis - non come una mostra di esposizione quanto piuttosto come momento di ricerca e riproposizione dell’opera del primogenito di Basilio Cascella, capostipite della straordinaria dinastia di artisti pescaresi originatasi nella seconda metà dell’Ottocento.
A oltre quarant’anni dalla scomparsa di Tommaso (fratello di Michele e Gioacchino), la mostra vuole rappresentare «il doveroso tributo a un grande pittore abruzzese finora non abbastanza considerato dagli studi, restituendolo alla dovuta attenzione con un’immagine innovativa, moderna e rivoluzionaria rispetto alla concezione oleografica tardo ottocentesca che ne ha caratterizzato tradizionalmente la figura e l’opera», sottolinea Benedicenti. A tal proposito va segnalata la pubblicazione del volume-catalogo (Ianieri, 125 pagine illustrate da 160 tra immagini e foto d’epoca, 50 euro, in vendita a 35 euro per il periodo della mostra) che accompagna l’esposizione e costituisce la prima monografia completa mai scritta sull’artista originario di Ortona, vissuto in Abruzzo tra 1890 e 1968. «Tommaso Cascella.
Il percorso di una vita» presenta quaranta opere realizzate tra il 1907 e il 1950: oli su tela, pastelli su cartoncino, maioliche e tecniche miste in gran parte inediti e provenienti da collezioni private, in prevalenza abruzzesi. Per la prima volta sono pubblicate nella monografia opere esposte a Parigi, Milano, alla Biennale di Venezia del 1929, a Bari nel 1929 e alla Quadriennale d’Arte di Roma del 1952. «Inoltre», spiega Vincenzo De Pompeis, «sono presentate novità riguardanti opere già note, come nel caso del grande dipinto del 1930 raffigurante la processione di San Rocco, che per la prima volta è stato parzialmente ricomposto, assemblando dipinti noti con un inedito di collezione privata». Le opere in mostra delineano la variegata evoluzione stilistica dell’arte di Tommaso, prima enfant prodige e poi artista maturo, rimasto nella terra d’origine abitando a Pescara in quello che era stato il laboratorio del padre e che oggi è sede del museo Basilio Cascella, a Porta Nuova.
Sulla tela Tommaso ha voluto rendere omaggio al suo Abruzzo documentandone vibranti scene di vita popolare e scorci paesaggistici carichi di suggestione, la spiaggia e il porto fluviale di Pescara attraversato dalle paranze, le colline, la Majella Madre e il Gran Sasso con la Bella addormentata che si profila sull’orizzonte vista dal fiume.
A oltre quarant’anni dalla scomparsa di Tommaso (fratello di Michele e Gioacchino), la mostra vuole rappresentare «il doveroso tributo a un grande pittore abruzzese finora non abbastanza considerato dagli studi, restituendolo alla dovuta attenzione con un’immagine innovativa, moderna e rivoluzionaria rispetto alla concezione oleografica tardo ottocentesca che ne ha caratterizzato tradizionalmente la figura e l’opera», sottolinea Benedicenti. A tal proposito va segnalata la pubblicazione del volume-catalogo (Ianieri, 125 pagine illustrate da 160 tra immagini e foto d’epoca, 50 euro, in vendita a 35 euro per il periodo della mostra) che accompagna l’esposizione e costituisce la prima monografia completa mai scritta sull’artista originario di Ortona, vissuto in Abruzzo tra 1890 e 1968. «Tommaso Cascella.
Il percorso di una vita» presenta quaranta opere realizzate tra il 1907 e il 1950: oli su tela, pastelli su cartoncino, maioliche e tecniche miste in gran parte inediti e provenienti da collezioni private, in prevalenza abruzzesi. Per la prima volta sono pubblicate nella monografia opere esposte a Parigi, Milano, alla Biennale di Venezia del 1929, a Bari nel 1929 e alla Quadriennale d’Arte di Roma del 1952. «Inoltre», spiega Vincenzo De Pompeis, «sono presentate novità riguardanti opere già note, come nel caso del grande dipinto del 1930 raffigurante la processione di San Rocco, che per la prima volta è stato parzialmente ricomposto, assemblando dipinti noti con un inedito di collezione privata». Le opere in mostra delineano la variegata evoluzione stilistica dell’arte di Tommaso, prima enfant prodige e poi artista maturo, rimasto nella terra d’origine abitando a Pescara in quello che era stato il laboratorio del padre e che oggi è sede del museo Basilio Cascella, a Porta Nuova.
Sulla tela Tommaso ha voluto rendere omaggio al suo Abruzzo documentandone vibranti scene di vita popolare e scorci paesaggistici carichi di suggestione, la spiaggia e il porto fluviale di Pescara attraversato dalle paranze, le colline, la Majella Madre e il Gran Sasso con la Bella addormentata che si profila sull’orizzonte vista dal fiume.