Case, i conti non tornano
La Protezione civile pensa di aprire altri cantieri
L’AQUILA. Quello che si temeva si è avverato: i conti non tornano e la Protezione civile, con incontri frenetici e ripetuti colloqui con il sindaco, sta lavorando ad un piano integrativo per reperire altre abitazioni visto che i vertici del Dipartimento hanno avuto conferma che le casette in costruzione non bastano per far rientrare in tempo tutti coloro che hanno l’abitazione classificata E oppure F.
PROBLEMI. Si evidenziano conti ancora da verificare soprattutto sul progetto Case che prevede la realizzazione di 4.500 alloggi prefabbricati per dare un tetto a circa 15 mila sfollati con 19 cantieri aperti. I tecnici della Protezione civile, secondo quanto si è appreso, hanno sistemato i nuclei familiari con tre, quattro e cinque componenti accorgendosi alla fine che i numeri non erano sufficienti per monolocali, ma soprattutto per bilocali. Segno che i dati sul censimento sono forse da rielaborare. In tal senso, Bernardo De Bernardinis conferma indirettamente le difficoltà e sottolinea: «Stiamo percorrendo la strada di adeguare le soluzioni sul tappeto al numero e alle tipologie relative alle esigenze delle persone che non hanno casa, tenendo fede ad alcuni criteri fondamentali, la scolarità e la territorialità». La Protezione civile ha deciso di interpellare le aziende che stanno costruendo le case prefabbricate per chiedere di trasformare i monolocali in bilocali e gli appartamenti per tre e quattro ancora in bilocali.
Gran parte di queste istanze, molto caldeggiate, sono state rinviate al mittente perché molte aziende hanno fatto presente di aver già acquistato materiali per i progetti originari. Il dipartimento ha anche allertato le stesse aziende per proporre la realizzazione di altre piastre e di altre abitazioni, concordando nuovi incarichi a trattativa diretta. In relazione a questo circostanza, il vice capo della Protezione civile ha precisato che si tratta di una possibilità «esattamente come le altre soluzioni che sono sul tavolo, ma sono possibilità sulle quali occorre confronto e concertazione con gli enti locali».
Eppure il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, aveva stilato un piano che sembrava inattaccabile: 15mila persone nelle case, poi appartamenti disponibili tra quelli che non sono occupati con 4mila persone. E fanno 19mila. Poi 2.300 villette nei paesi per 7mila persone e nella cittadella della Finanza altre 2mila persone. A questi vanno aggiunti quelli che vanno a vivere da parenti: in tutto trentamila persone con un tetto al massimo entro il 30 dicembre. Il fatto è che solo gli sfollati con la case E ed F sono oltre 36mila.
CIALENTE. Ma il sindaco Massimo Cialente frena sull’ipotesi di realizzare altre abitazioni antisismiche. «Non sono d’accordo» ha detto ieri il primo cittadino, e continuo ancora a ritenere con convinzione che le casette mobili restano una soluzione di certo preferibile». Affermazione fatta dal sindaco dell’Aquila, e condivisa anche da altri, proprio al termine di un incontro con i dirigenti della Protezione civile. Oggi lo stesso sindaco potrebbe incontrarsi con Guido Bertolaso, dopo che ieri il summit previsto è venuto meno. E oggi stesso potrebbe esserci un chiarimento anche per quanto riguarda i criteri per l’assegnazione delle prima case che verranno realizzate. Al momento, infatti, si conoscono le direttive del Comune che privilegiano famiglie con figli, con anziani, disabili e persone che lavorano in città. In ballo ora la preferenza per chi è vissuto in tenda.
«Ribadisco», ha comunque concluso Cialente «che serve una barca di case e la gente vuole case mobili per soluzioni rapide. Per le case prefabbricate ci vuole troppo tempo». Comunque, per quanto riguarda i lavori si procede con la massima velocità su tutte le 19 aree individuate e si è dato il via ai lavori di costruzione anche negli ultimi due cantieri di Coppito 2 e Assergi 2. L’impressione, emersa nel corso della riunione di ieri, è che si voglia approfondire anche il discorso riguardante il reperimento delle abitazioni agibili intese come seconde case. Ieri, infatti, si è parlato anche di questo. Ad oggi gli edifici di tipo A, cioè subito utilizzabili, sono intorno a 10mila in ognuno dei quali ci sono case singole e condomini. Si è convenuto che si potrebbe ricavare un patrimonio abitativo talmente consistente da ridurre di parecchio i problemi ora sul tappeto.
RASSICURAZIONI. Il professor Bernardo De Bernardinis tende comunque a tranquillizzare gli animi che sembrano agitati, sia in seno al folto gruppo che sta lavorando all’emergenza sia tra gli sfollati che sono disorientati e senza certezze. «Confermo che ci sarà un tetto per tutti», ha spiegato «la Protezione civile, al di là dei quelle che si conoscono, ha sempre soluzioni alternative per fronteggiare qualsiasi situazione di emergenza».
TENDOPOLI. E fanno parte delle rassicurazioni, sia pure in modo indiretto, anche alcune affermazioni che il vice capo della Protezione civile ha fatto in relazione alle tendopoli. De Bernardinis è entrato nei dettagli. «Abbiamo cominciato» ha detto «a ridurre le tendopoli partendo dall’esterno e cioè dai paesi limitrofi per poi stringere verso L’Aquila, dove con gradualità si affronterà il problema delle aree di assistenza». In tal modo ha confermato il programma di smantellamento delle tendopoli dell’Aquila nel corso di questo mese.
L’azione andrà avanti gradualmente per concludersi il 30 settembre. Non sono per ora previsti rinvii alla luce della difficoltà nel reperimento di case sufficienti per dare un tetto a tutto coloro che sono senza casa. E al riguardo ieri pomeriggio la Protezione civile ha di nuovo fornito altri dati riguardanti, per l’appunto, gli sfollati. Le aree di accoglienza sono sempre 125 ma le persone che vi soggiornano sono diminuite visto che ora sono 16.320 mentre nel precedente computo erano 16.914. Questo è dovuto al fatto che molte persone sono state rispedite nelle abitazioni A. Sulla costa gli sfollati attualmente sono 25.918 a fronte di 26.111. In tutto le persone che vengono assistite dalla Protezione civile sono 42.238 mentre nel precedente computo erano 43.025.
PROBLEMI. Si evidenziano conti ancora da verificare soprattutto sul progetto Case che prevede la realizzazione di 4.500 alloggi prefabbricati per dare un tetto a circa 15 mila sfollati con 19 cantieri aperti. I tecnici della Protezione civile, secondo quanto si è appreso, hanno sistemato i nuclei familiari con tre, quattro e cinque componenti accorgendosi alla fine che i numeri non erano sufficienti per monolocali, ma soprattutto per bilocali. Segno che i dati sul censimento sono forse da rielaborare. In tal senso, Bernardo De Bernardinis conferma indirettamente le difficoltà e sottolinea: «Stiamo percorrendo la strada di adeguare le soluzioni sul tappeto al numero e alle tipologie relative alle esigenze delle persone che non hanno casa, tenendo fede ad alcuni criteri fondamentali, la scolarità e la territorialità». La Protezione civile ha deciso di interpellare le aziende che stanno costruendo le case prefabbricate per chiedere di trasformare i monolocali in bilocali e gli appartamenti per tre e quattro ancora in bilocali.
Gran parte di queste istanze, molto caldeggiate, sono state rinviate al mittente perché molte aziende hanno fatto presente di aver già acquistato materiali per i progetti originari. Il dipartimento ha anche allertato le stesse aziende per proporre la realizzazione di altre piastre e di altre abitazioni, concordando nuovi incarichi a trattativa diretta. In relazione a questo circostanza, il vice capo della Protezione civile ha precisato che si tratta di una possibilità «esattamente come le altre soluzioni che sono sul tavolo, ma sono possibilità sulle quali occorre confronto e concertazione con gli enti locali».
Eppure il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, aveva stilato un piano che sembrava inattaccabile: 15mila persone nelle case, poi appartamenti disponibili tra quelli che non sono occupati con 4mila persone. E fanno 19mila. Poi 2.300 villette nei paesi per 7mila persone e nella cittadella della Finanza altre 2mila persone. A questi vanno aggiunti quelli che vanno a vivere da parenti: in tutto trentamila persone con un tetto al massimo entro il 30 dicembre. Il fatto è che solo gli sfollati con la case E ed F sono oltre 36mila.
CIALENTE. Ma il sindaco Massimo Cialente frena sull’ipotesi di realizzare altre abitazioni antisismiche. «Non sono d’accordo» ha detto ieri il primo cittadino, e continuo ancora a ritenere con convinzione che le casette mobili restano una soluzione di certo preferibile». Affermazione fatta dal sindaco dell’Aquila, e condivisa anche da altri, proprio al termine di un incontro con i dirigenti della Protezione civile. Oggi lo stesso sindaco potrebbe incontrarsi con Guido Bertolaso, dopo che ieri il summit previsto è venuto meno. E oggi stesso potrebbe esserci un chiarimento anche per quanto riguarda i criteri per l’assegnazione delle prima case che verranno realizzate. Al momento, infatti, si conoscono le direttive del Comune che privilegiano famiglie con figli, con anziani, disabili e persone che lavorano in città. In ballo ora la preferenza per chi è vissuto in tenda.
«Ribadisco», ha comunque concluso Cialente «che serve una barca di case e la gente vuole case mobili per soluzioni rapide. Per le case prefabbricate ci vuole troppo tempo». Comunque, per quanto riguarda i lavori si procede con la massima velocità su tutte le 19 aree individuate e si è dato il via ai lavori di costruzione anche negli ultimi due cantieri di Coppito 2 e Assergi 2. L’impressione, emersa nel corso della riunione di ieri, è che si voglia approfondire anche il discorso riguardante il reperimento delle abitazioni agibili intese come seconde case. Ieri, infatti, si è parlato anche di questo. Ad oggi gli edifici di tipo A, cioè subito utilizzabili, sono intorno a 10mila in ognuno dei quali ci sono case singole e condomini. Si è convenuto che si potrebbe ricavare un patrimonio abitativo talmente consistente da ridurre di parecchio i problemi ora sul tappeto.
RASSICURAZIONI. Il professor Bernardo De Bernardinis tende comunque a tranquillizzare gli animi che sembrano agitati, sia in seno al folto gruppo che sta lavorando all’emergenza sia tra gli sfollati che sono disorientati e senza certezze. «Confermo che ci sarà un tetto per tutti», ha spiegato «la Protezione civile, al di là dei quelle che si conoscono, ha sempre soluzioni alternative per fronteggiare qualsiasi situazione di emergenza».
TENDOPOLI. E fanno parte delle rassicurazioni, sia pure in modo indiretto, anche alcune affermazioni che il vice capo della Protezione civile ha fatto in relazione alle tendopoli. De Bernardinis è entrato nei dettagli. «Abbiamo cominciato» ha detto «a ridurre le tendopoli partendo dall’esterno e cioè dai paesi limitrofi per poi stringere verso L’Aquila, dove con gradualità si affronterà il problema delle aree di assistenza». In tal modo ha confermato il programma di smantellamento delle tendopoli dell’Aquila nel corso di questo mese.
L’azione andrà avanti gradualmente per concludersi il 30 settembre. Non sono per ora previsti rinvii alla luce della difficoltà nel reperimento di case sufficienti per dare un tetto a tutto coloro che sono senza casa. E al riguardo ieri pomeriggio la Protezione civile ha di nuovo fornito altri dati riguardanti, per l’appunto, gli sfollati. Le aree di accoglienza sono sempre 125 ma le persone che vi soggiornano sono diminuite visto che ora sono 16.320 mentre nel precedente computo erano 16.914. Questo è dovuto al fatto che molte persone sono state rispedite nelle abitazioni A. Sulla costa gli sfollati attualmente sono 25.918 a fronte di 26.111. In tutto le persone che vengono assistite dalla Protezione civile sono 42.238 mentre nel precedente computo erano 43.025.