Cgil: più fondi per attrarre le imprese
I dubbi del sindacato sulla legge quadro sull'industria, Ronca: manca la definizione di compiti e competenze per il governo del territorio, serve una strategia per una crescita intelligente
PESCARA. Se Confindustria con Paolo Primavera approva con prescrizioni la legge quadro sull'industria presentata al Patto per lo sviluppo, i dubbi arrivano dal sindacato. La Cgil, con il segretario dei tessili Domenico Ronca, critica la bozza perché «manca di visione strategica per il futuro della Regione».
«Una legge quadro efficace», spiega Ronca, «deve prevedere un "programma pluriennale" che sia strumento di attuazione degli indirizzi in materia di sviluppo delle attività produttive. Nella proposta della Giunta questi indirizzi mancano del tutto».
Secondo l'esponente Cgil non c'è un quadro di riferimento di medio periodo; manca la definizione di compiti e competenze per il governo del territorio; manca una definizione delle risorse e degli obiettivi.
«Nella declinazione degli obiettivi strategici e delle priorità», spiega Ronca, «bisogna avere in mente una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, che quindi produca occupazione stabile e che, pertanto, assuma come parametro la quantità di occupazione aggiuntiva prodotta per la definizione delle risorse da erogare».
Ma come deve essere, secondo il sindacato, una legge che funzioni? Innanzitutto «deve sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazionei, dice Ronca, «deve promuovere un'economia più competitiva e più efficiente sotto il profilo dell'uso delle risorse e delle tecnologie pulite. Deve promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione economica, sociale e territoriale».
Altro punto cruciale è «agevolare la crescita dimensionale delle piccole e medie imprese e il loro accesso al credito», e quindi «sostenere l'aggregazione di imprese di diversi settori produttivi stimolando la logica di "filiera produttiva" con l'obiettivo di produrre, in alcuni settori come nel tessile-abbigliamento, la riunificazione, all'interno del territorio regionale dell'intera filiera produttiva». Un obiettivo prioritario in un settore che è tra i più esposti alla concorrenza estera.
La Cgil vuole però che ai diritti delle aziende a essere aiutate corrispondano anche altrettanti doveri. Ecco allora la richiesta dell'obbligo di cofinanziamento a carico dei beneficiari degli interventi; e dell'obbligo per le imprese di non trasferire al di fuori della regione l'insediamento produttivo che ha beneficiato dell'agevolazione.
«La situazione di grave crisi che il Paese e, in particolare, la nostra Regione sta attraversando e i processi di internazionalizzazione dell'economia», spiega il sindacalista, «devono vedere questi due aspetti fortemente presenti nella proposta di legge».
Assieme a un piano di agevolazioni per l'acquisizione di aziende in crisi, a rischio di chiusura o già chiusi «a soggetti economici che si impegnino a mantenere in tutto o in parte i livelli occupazionali». Per Ronca va inserito nella legge anche il contratto di insediamento, una misura, già presente in altre Regioni, per attrarre investimenti esteri o il ritorno di aziende delocalizzate.
«Una legge quadro efficace», spiega Ronca, «deve prevedere un "programma pluriennale" che sia strumento di attuazione degli indirizzi in materia di sviluppo delle attività produttive. Nella proposta della Giunta questi indirizzi mancano del tutto».
Secondo l'esponente Cgil non c'è un quadro di riferimento di medio periodo; manca la definizione di compiti e competenze per il governo del territorio; manca una definizione delle risorse e degli obiettivi.
«Nella declinazione degli obiettivi strategici e delle priorità», spiega Ronca, «bisogna avere in mente una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, che quindi produca occupazione stabile e che, pertanto, assuma come parametro la quantità di occupazione aggiuntiva prodotta per la definizione delle risorse da erogare».
Ma come deve essere, secondo il sindacato, una legge che funzioni? Innanzitutto «deve sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazionei, dice Ronca, «deve promuovere un'economia più competitiva e più efficiente sotto il profilo dell'uso delle risorse e delle tecnologie pulite. Deve promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione economica, sociale e territoriale».
Altro punto cruciale è «agevolare la crescita dimensionale delle piccole e medie imprese e il loro accesso al credito», e quindi «sostenere l'aggregazione di imprese di diversi settori produttivi stimolando la logica di "filiera produttiva" con l'obiettivo di produrre, in alcuni settori come nel tessile-abbigliamento, la riunificazione, all'interno del territorio regionale dell'intera filiera produttiva». Un obiettivo prioritario in un settore che è tra i più esposti alla concorrenza estera.
La Cgil vuole però che ai diritti delle aziende a essere aiutate corrispondano anche altrettanti doveri. Ecco allora la richiesta dell'obbligo di cofinanziamento a carico dei beneficiari degli interventi; e dell'obbligo per le imprese di non trasferire al di fuori della regione l'insediamento produttivo che ha beneficiato dell'agevolazione.
«La situazione di grave crisi che il Paese e, in particolare, la nostra Regione sta attraversando e i processi di internazionalizzazione dell'economia», spiega il sindacalista, «devono vedere questi due aspetti fortemente presenti nella proposta di legge».
Assieme a un piano di agevolazioni per l'acquisizione di aziende in crisi, a rischio di chiusura o già chiusi «a soggetti economici che si impegnino a mantenere in tutto o in parte i livelli occupazionali». Per Ronca va inserito nella legge anche il contratto di insediamento, una misura, già presente in altre Regioni, per attrarre investimenti esteri o il ritorno di aziende delocalizzate.
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