Chiodi: sei priorità per lo sviluppo
Dopo l'incontro a Palazzo Chigi il governatore presenta la «Fase due» del Patto
PESCARA. Ora il problema è di non trasformare il Patto per lo sviluppo «da antibiotico a vitamina». Gianni Chiodi esemplifica così, in una lunga conferenza stampa in Regione, l'obiettivo della «Fase 2» del Patto, aperta dall'incontro del 21 settembre nella Sala Verde di Palazzo Chigi («Una pietra miliare: mai prima di allora una classe dirigente così rappresentativa di una regione era stata ricevuta dal governo»). L'antibiotico prescritto dal governatore è una cura sviluppista.
Una cura, aggiunge Chiodi (che si dice «in sintonia con gli interventi che si sono succeduti in questi giorni»), centrata sul sistema produttivo, sulla ricerca, sugli incentivi alle imprese innovative, sulla reindustrializzazione delle aree di crisi, sul sistema del credito, sulla rinascita dell'Aquila e del suo tessuto produttivo. La Fase 2 del Patto (che conta molto sui 612 milioni dei fondi Fas che dovranno essere discussi e sbloccati dal Cipe nella riunione di venerdì prossimo) è anche la riconferma di un metodo concertativo «ma distante dalla vecchia concertazione», sottolinea il governatore, «che era rivendicativa e deresponsabilizzante (per questo ho chiesto e ottenuto con fatica di cancellare la parola "vertenza") e che ricorda i tempi bui del debito pubblico». «No budget, no lobby», chiosa Chiodi: «Noi non distribuiamo debiti».
Al contrario, «il Patto è un metodo di lavoro dove tutti sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità e a condividere scelte difficili, lontane dalla logica dell'assistenzialismo». Ma il Patto è anche qualcosa che deve guardare oltre il contingente, e «delineare le strategie future. Deve parlare anche di giustizia civile e del suo impatto sul sistema economico (un processo civile veloce ha capacità attrattiva), o di istruzione e di università, sulla quale si è aperto un dibattito sacrosanto, auspicabile da anni».
Chiodi non dimentica di essere al governo della Regione da due anni e mezzo e pone gli interventi del Patto in continuità con quelli attuati dal suo esecutivo. Di conseguenza i «5 temi prioritari» della sua azione di governo vengono trasferiti di peso sull'agenda del Patto: L'Aquila e le politiche di sostegno; l'occupazione e le aree di crisi regionali; la ricerca e l'innovazione, l'attrazione di investimenti e la nuova industrializzazione; il credito.
Tutto questo sarà discusso in una due giorni (la cui data è da stabilire), che l'esecutivo sta preparando con i componenti del Patto «dal quale poter uscire con un documento strategico condiviso».
Entrando nel dettaglio del programma, Chiodi per l'Aquila si dice ottimista sull'istituzione della Zona franca urbana: «Il 4 ottobre ci sarà una nuova riunione tecnica. Si stanno superando gli ultimi ostacoli e anche la telefonata di Berlusconi a Barroso è stata utile». Per l'area del cratere il Patto prevede ancora l'applicazione della legge 181/98 (rilancio aree industriali) e un bando per assegnare risorse al Polo d'innovazione della farmaceutica, un settore trainante per l'economia dell'Aquila. La legge 181 sarà attivata anche nelle altre aree di crisi della regione (Valle Peligna, Val Vibrata, Val Sinello, Val Pescara); sarà richiesto il credito d'imposta per le nuove assunzioni, mentre per la Valle Peligna («dove si registra il reddito medio più basso della regione») all'interno del Fas sono previsti interventi per 17 milioni.
Poli d'innovazione, reti d'impresa e Campus automotive sono i punti di forza del capitolo "ricerca e innovazione". Ma le sovvenzioni ai centri di ricerca non sono scontati: «Ricerca in Italia è una parola magica, ma non sempre una ricerca è seria. La regione sosterrà i centri di ricerca che risponderanno affermativamente a due domande: la ricerca ha prodotto innovazione e applicazione? E se è una ricerca di base, è stata pubblicata o citata sulle principali riviste scientifiche?»
Una novità annunciata da Chiodi è la definizione di un piano organico di iniziative industriali da negoziare presso il ministero dello Sviluppo economico denominato "Programma Fabbrica Abruzzo" e finanziato dai Fas. «È un omaggio alla Fiat e alla sua Fabbrica Italia», dice Chiodi, «nella speranza che la nostra Fabbrica vada avanti e che quella della Fiat dia investimenti reali».
Una cura, aggiunge Chiodi (che si dice «in sintonia con gli interventi che si sono succeduti in questi giorni»), centrata sul sistema produttivo, sulla ricerca, sugli incentivi alle imprese innovative, sulla reindustrializzazione delle aree di crisi, sul sistema del credito, sulla rinascita dell'Aquila e del suo tessuto produttivo. La Fase 2 del Patto (che conta molto sui 612 milioni dei fondi Fas che dovranno essere discussi e sbloccati dal Cipe nella riunione di venerdì prossimo) è anche la riconferma di un metodo concertativo «ma distante dalla vecchia concertazione», sottolinea il governatore, «che era rivendicativa e deresponsabilizzante (per questo ho chiesto e ottenuto con fatica di cancellare la parola "vertenza") e che ricorda i tempi bui del debito pubblico». «No budget, no lobby», chiosa Chiodi: «Noi non distribuiamo debiti».
Al contrario, «il Patto è un metodo di lavoro dove tutti sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità e a condividere scelte difficili, lontane dalla logica dell'assistenzialismo». Ma il Patto è anche qualcosa che deve guardare oltre il contingente, e «delineare le strategie future. Deve parlare anche di giustizia civile e del suo impatto sul sistema economico (un processo civile veloce ha capacità attrattiva), o di istruzione e di università, sulla quale si è aperto un dibattito sacrosanto, auspicabile da anni».
Chiodi non dimentica di essere al governo della Regione da due anni e mezzo e pone gli interventi del Patto in continuità con quelli attuati dal suo esecutivo. Di conseguenza i «5 temi prioritari» della sua azione di governo vengono trasferiti di peso sull'agenda del Patto: L'Aquila e le politiche di sostegno; l'occupazione e le aree di crisi regionali; la ricerca e l'innovazione, l'attrazione di investimenti e la nuova industrializzazione; il credito.
Tutto questo sarà discusso in una due giorni (la cui data è da stabilire), che l'esecutivo sta preparando con i componenti del Patto «dal quale poter uscire con un documento strategico condiviso».
Entrando nel dettaglio del programma, Chiodi per l'Aquila si dice ottimista sull'istituzione della Zona franca urbana: «Il 4 ottobre ci sarà una nuova riunione tecnica. Si stanno superando gli ultimi ostacoli e anche la telefonata di Berlusconi a Barroso è stata utile». Per l'area del cratere il Patto prevede ancora l'applicazione della legge 181/98 (rilancio aree industriali) e un bando per assegnare risorse al Polo d'innovazione della farmaceutica, un settore trainante per l'economia dell'Aquila. La legge 181 sarà attivata anche nelle altre aree di crisi della regione (Valle Peligna, Val Vibrata, Val Sinello, Val Pescara); sarà richiesto il credito d'imposta per le nuove assunzioni, mentre per la Valle Peligna («dove si registra il reddito medio più basso della regione») all'interno del Fas sono previsti interventi per 17 milioni.
Poli d'innovazione, reti d'impresa e Campus automotive sono i punti di forza del capitolo "ricerca e innovazione". Ma le sovvenzioni ai centri di ricerca non sono scontati: «Ricerca in Italia è una parola magica, ma non sempre una ricerca è seria. La regione sosterrà i centri di ricerca che risponderanno affermativamente a due domande: la ricerca ha prodotto innovazione e applicazione? E se è una ricerca di base, è stata pubblicata o citata sulle principali riviste scientifiche?»
Una novità annunciata da Chiodi è la definizione di un piano organico di iniziative industriali da negoziare presso il ministero dello Sviluppo economico denominato "Programma Fabbrica Abruzzo" e finanziato dai Fas. «È un omaggio alla Fiat e alla sua Fabbrica Italia», dice Chiodi, «nella speranza che la nostra Fabbrica vada avanti e che quella della Fiat dia investimenti reali».
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