Chiodi: tasse e grandi opere le priorità

Il governatore: «Vertice con il governo a luglio». E' scontro sui fondi Ue dimenticati

PESCARA. Slitterà a luglio, secondo le previsioni del presidente Gianni Chiodi, l'atteso incontro con il governo sul Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo. «Abbiamo presentato la richiesta e stiamo aspettando una data di convocazione dopo aver ottenuto la disponibilità di massima. Bisogna tenere conto che l'agenda politica nazionale deve affrontare in questi giorni snodi cruciali. Se tutto va bene, ritengo che entro la metà del mese prossimo l'appuntamento sull'Abruzzo potrà andare in porto». Presente ai lavori della Summer school di Pescasseroli, il governatore torna sui temi dell'emergenza economica e rinnova la fiducia sulla buona riuscita di un'iniziativa politica, inedita a livello nazionale, che vede la Regione Abruzzo in prima fila. «Ritengo il Patto per lo sviluppo un modello interessante di gestione, ma vorrei che acquisisse la massima autorevolezza» sottolinea Chiodi, che non perde l'occasione per rilanciare l'invito alla partecipazione del principale partito di opposizione, il Pd.

Cosa si aspetta da questa collaborazione? «Che aiuti tutti a porre fine a una inconcludente conflittualità, quella che spesso accompagna i lavori del Consiglio regionale. Mi auguro che lontano dall'agone politico locale si possa davvero giungere alla condivisione di responsabilità importanti sulle grandi scelte per il rilancio economico dell'Abruzzo».

In attesa del rendez vous governativo è in preparazione la relazione sui temi da affrontare. «Ho chiesto a tutti i sottoscrittori del Patto», chiarisce Chiodi, «un atteggiamento responsabile, e di concentrare la nostra attenzione su questioni come tasse, masterplan per le zone terremotate, infrastrutture e credito alle imprese. Ma soprattutto chiederemo garanzie sui tempi di intervento e certezze sugli impegni del governo».

Intanto tiene banco la polemica sull'utilizzo dei finanziamenti per lo sviluppo, innescata a margine della conferenza per la presentazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feag). «E' una litania la storia che le regioni del Sud utilizzano poco i fondi europei», sostiene il governatore, «in questo caso si sappia che l'iniziativa non è della Regione ma di chi normalmente si lamenta, ovvero imprese e sindacati, che devono conoscere meglio questo strumento. Chiaro che se riceveremo sollecitazioni in questo senso, potremo innescare quel processo di sostegno ai lavoratori. Prendo atto che, per ora, non sono arrivate richieste da nessuno».

Affermazioni che non passano inosservate sul fronte sindacale. «Non è una litania ma la verità», ribatte il segretario regionale della Uil, Roberto Campo «è in ogni caso un modo discutibile di porre le questioni. Il ritardo nell'utilizzo dei fondi è una realtà. Basti pensare che al 31 dicembre 2010 l'Abruzzo, dopo quattro anni, ha utilizzato solo il 15% del Fesr 2007-2013 e quasi il 10% del Fondo sociale europeo. Per non perdere le risorse, a fine 2011, dovremo aver speso ulteriori 59,7 milioni di Fesr e 54,7 di Fse. Il che significa +110,6% per il primo e +179,8% per il secondo».

In effetti, quanto al Fesr, solo 54.01 milioni di euro dei 345,37 disponibili sono stati utilizzati, mentre per il Fondo sociale il rapporto è di 30,43 milioni su un monte di 316,56.

«Il richiamo di Chiodi alle parti sociali», prosegue Campo, «è fuori luogo, perché sono gli Comuni, Province e Regione a poter attivare i progetti. Chiodi inoltre non sa che è stata proprio la Uil a porre alla Commissione Europea la questione di rendere possibili progetti non solo tagliati su singole grandi aziende, ma anche per settori o filiere produttive, cosa che nel caso dell'Abruzzo sarebbe di maggiore interesse». Si parla qui del fondo, previsto dalla Commissione europea già dal 2006, che ha come obiettivo la crescita economica e la creazione di posti di lavoro attraverso il sostegno diretto ai lavoratori in esubero che abbiano un notevole impatto negativo sull'economia regionale o locale. Per far questo dispone in totale di 500 milioni di euro all'anno per tutti gli Stati membri che ne facciano richiesta. Il paradosso segnalato dall'europarlamentare Barbara Matera, relatrice permanente del Fondo, è che dall'Italia non arrivano richieste dal 2007, nonostante la crisi economica abbia creato ampie sacche di disoccupazione. «Presumo che come me, nemmeno Chiodi sapesse dell'esistenza del Fondo» afferma Piero Peretti, segretario regionale dell'Ugl, «prendiamo atto che c'è, ma portiamo la discussione in merito alla prossima riunione del Patto per lo sviluppo. Solo così potremo prevedere una progettualità che dia accesso alle risorse europee».
(ha collaborato Loris Zamparelli)

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