Confcommercio, in sella Di Sante
Banchiere e imprenditore subentra ad Ardizzi nella presidenza regionale
PESCARA. «Se mi ritrovo qui è perché c'è un collega che mi ha inguaiato e io avevo già un groviglio di cose da fare. Grazie Ardizzi, questa nomina mi onora molto, aggiunge qualche impiccio e ruba tempo alle altre cose». Giandomenico Di Sante, 74 anni, teramano di San Nicolò a Tordino, è al primo giorno da presidente di Confcommercio Abruzzo, l'organizzazione più rappresentativa delle aziende legate al commercio, al turismo e ai servizi - «siamo un gigante», dice - dopo aver preso il posto di Ezio Ardizzi, il cui mandato è scaduto.
Banchiere, presidente della Sanpaolo Banca dell'Adriatico, imprenditore, titolare dell'omonimo mobilificio, Di Sante è anche tra i quattro cavalieri del lavoro abruzzesi e, adesso, aggiunge un altro incarico arrivato, come scherza, «per la prepotenza affettuosa dei miei colleghi».
L'Abruzzo di ieri e di oggi: è a questa temporale linea di demarcazione che il banchiere e imprenditore, sposato e con tre figli, pensa per rinvigorire le imprese abruzzesi «attraverso un cambiamento», spiega, «che oggi è obbligatorio». «Un cambiamento che deve avvenire in tre direzioni: le aziende devono crescere in termini dimensionali, devono innovare e internazionalizzarsi. Ma pensare a una dimensione più grande, che esca dai confini dell'Italia e anche dell'Europa, non significa soltanto esportare, ma andare alla scoperta dell'Europa, conoscerla».
Il mobilificio di Di Sante, quest'anno, festeggerà un secolo: «Perché è stato fondato nel 1910 dal papà di mio padre che era falegname e, poi, nel 1959 è nato il complesso di oggi, allargato anche all'Expo 2000 di Silvi». Collateralmente, il cavaliere del lavoro ha tirato su a metà anni Settanta una piccola banca popolare trasformandola in un istituto, la Sanpaolo Banca dell'Adriatico, oggi presente nelle Marche, in Abruzzo e in Molise.
Teramano, ma spesso in viaggio in Abruzzo e fuori regione, Di Sante immagina un'economia abruzzese che unisca le sue specificità.
«L'Abruzzo deve essere uno, ma rispettando le sue diversità», dice il neo presidente di Confcommercio Abruzzo. «Bisogna fare squadra e lasciar perdere i campanilismi che sono soltanto dannosi».
E' il turismo il volano dell'Abruzzo per il nuovo presidente dell'associazione: «E' la potenzialità maggiore della regione insieme alle attività enogastronomiche. E, allora, bisogna sapere come rinnovarle, come migliorarle, rendere vivaci le aree costiere che devono continuare a crescere; occore unirle a quelle montane con le aree collinari a fare da cerniera».
Ogni provincia, per Di Sante, deve conservare la sua vocazione e così, per Pescara, la provincia del terziario, Di Sante pensa a consolidare ancora di più questo settore, battendo, per il resto della regione, anche sull'agroalimentare.
«Le aziende abruzzesi devono seguire tutte una stessa strategia», conclude. «Ma ripeto, l'Abruzzo deve essere unito con la costa, le montagne e i parchi integrati e con una squadra di imprenditori in prima linea supportati dalle istituzioni e, poi, dalle banche. Ma deve avere la capacità di cogliere i cambiamenti dell'economia che, oggi, al contrario di una volta, avvengono molto velocemente».
Banchiere, presidente della Sanpaolo Banca dell'Adriatico, imprenditore, titolare dell'omonimo mobilificio, Di Sante è anche tra i quattro cavalieri del lavoro abruzzesi e, adesso, aggiunge un altro incarico arrivato, come scherza, «per la prepotenza affettuosa dei miei colleghi».
L'Abruzzo di ieri e di oggi: è a questa temporale linea di demarcazione che il banchiere e imprenditore, sposato e con tre figli, pensa per rinvigorire le imprese abruzzesi «attraverso un cambiamento», spiega, «che oggi è obbligatorio». «Un cambiamento che deve avvenire in tre direzioni: le aziende devono crescere in termini dimensionali, devono innovare e internazionalizzarsi. Ma pensare a una dimensione più grande, che esca dai confini dell'Italia e anche dell'Europa, non significa soltanto esportare, ma andare alla scoperta dell'Europa, conoscerla».
Il mobilificio di Di Sante, quest'anno, festeggerà un secolo: «Perché è stato fondato nel 1910 dal papà di mio padre che era falegname e, poi, nel 1959 è nato il complesso di oggi, allargato anche all'Expo 2000 di Silvi». Collateralmente, il cavaliere del lavoro ha tirato su a metà anni Settanta una piccola banca popolare trasformandola in un istituto, la Sanpaolo Banca dell'Adriatico, oggi presente nelle Marche, in Abruzzo e in Molise.
Teramano, ma spesso in viaggio in Abruzzo e fuori regione, Di Sante immagina un'economia abruzzese che unisca le sue specificità.
«L'Abruzzo deve essere uno, ma rispettando le sue diversità», dice il neo presidente di Confcommercio Abruzzo. «Bisogna fare squadra e lasciar perdere i campanilismi che sono soltanto dannosi».
E' il turismo il volano dell'Abruzzo per il nuovo presidente dell'associazione: «E' la potenzialità maggiore della regione insieme alle attività enogastronomiche. E, allora, bisogna sapere come rinnovarle, come migliorarle, rendere vivaci le aree costiere che devono continuare a crescere; occore unirle a quelle montane con le aree collinari a fare da cerniera».
Ogni provincia, per Di Sante, deve conservare la sua vocazione e così, per Pescara, la provincia del terziario, Di Sante pensa a consolidare ancora di più questo settore, battendo, per il resto della regione, anche sull'agroalimentare.
«Le aziende abruzzesi devono seguire tutte una stessa strategia», conclude. «Ma ripeto, l'Abruzzo deve essere unito con la costa, le montagne e i parchi integrati e con una squadra di imprenditori in prima linea supportati dalle istituzioni e, poi, dalle banche. Ma deve avere la capacità di cogliere i cambiamenti dell'economia che, oggi, al contrario di una volta, avvengono molto velocemente».
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