Confesercenti: fondi Fas da rivedere
Giammarino: «Rimodulazione non concordata, ora va discussa»
PESCARA. Dopo il Pd anche la Confesercenti abruzzese chiede che venga cambiata la delibera di rimodulazione dei fondi Fas approvata lunedì dalla giunta regionale, mentre il segretario regionale dell'Idv Alfonso Mascitelli attacca il Patto per lo sviluppo: «Una cortina fumogena, una presa in giro».
«Nell'ultima riunione del Patto per lo Sviluppo», spiega il direttore regionale della Confesercenti Enzo Giammarino, «il presidente Chiodi si era impegnato a condividere con le parti sociali la rimodulazione dei fondi Fas. Invece abbiamo avuto modo di leggere la rimodulazione solo sui giornali, e non c'è quello che avevamo chiesto: non leggiamo infatti il Parco della Costa dei Trabocchi come asse strategico finanziato. Siamo rimasti interdetti», dice Giammarino «perché ci era stato chiesto un contributo di idee in occasione della Consulta del Patto per lo Sviluppo al quale tuttavia non è seguito alcun cenno di riscontro».
«La Regione deve ascoltare le richieste che arrivano dal mondo delle imprese», spiega il presidente dell'associazone Beniamino Orfanelli, «altrimenti la fiducia nei confronti delle istituzioni è destinata a scendere ulteriormente. Sembra che il governo regionale manchi di autonomia nei confronti dell' esecutivo nazionale. La delibera di rimodulazione Fas va cambiata, e chiediamo che al primo punto della prossima riunione della Consulta del Patto per lo Sviluppo vi sia proprio il capitolo Fas, prima dell'incontro con il governo nazionale».
Scetitco il senatore Idv Alfonso Mascitelli, segretario regionale IdV, che dopo aver appreso della rimodulazione dei Fas, ribadisce le ragioni per cui il suo partito non ha sottoscritto il Patto. «Ci dicono che tra poche settimane avverrà il primo incontro con il governo centrale», dice Mascitelli, «ora si apprende di una delibera della giunta regionale che ha provveduto a rimodulare la richiesta dei fondi, senza preventivamente confrontarsi con gli altri sottoscrittori del patto. Come, purtroppo, eravamo preoccupati, la storia del Patto era una semplice presa in giro. Nessuno, infatti, dei firmatari del patto è in condizione di dirci quale è la proposta unitaria o la richiesta condivisa e concreta che verrà fatta a Roma, in rappresentanza degli interessi della nostra regione. Quali saranno cioè le proposte, i progetti e gli strumenti che verranno sottoposti al raggiungimento di un'intesa con il governo centrale».
Per Mascitelli «è evidente che sull'elenco dei titoli: lavoro, sanità, sostegno alle imprese, ricostruzione abitativa, economica e sociale del post terremoto, siamo tutti d'accordo, ma cosa si chiederà in concreto? Hanno ragione poi i sindacati quando lamentano anche di essere stati lasciati all'oscuro sulle proposte di riforma degli enti strumentali regionali o ha ragione la Confindustria che, da anni, denuncia la permanenza di sacche di sprechi e inefficienze in settori vitali mentre si continua a far credere che la soluzione ai problemi sia stato lo strumento dei commissariamenti, è, invece, meno comprensibile e piuttosto ambigua la posizione del Pd, maggior partito di opposizione che, con il patto per lo sviluppo firma una cambiale in bianco e poi si lamenta che non sa cosa ha firmato». (a.d.f.)
«Nell'ultima riunione del Patto per lo Sviluppo», spiega il direttore regionale della Confesercenti Enzo Giammarino, «il presidente Chiodi si era impegnato a condividere con le parti sociali la rimodulazione dei fondi Fas. Invece abbiamo avuto modo di leggere la rimodulazione solo sui giornali, e non c'è quello che avevamo chiesto: non leggiamo infatti il Parco della Costa dei Trabocchi come asse strategico finanziato. Siamo rimasti interdetti», dice Giammarino «perché ci era stato chiesto un contributo di idee in occasione della Consulta del Patto per lo Sviluppo al quale tuttavia non è seguito alcun cenno di riscontro».
«La Regione deve ascoltare le richieste che arrivano dal mondo delle imprese», spiega il presidente dell'associazone Beniamino Orfanelli, «altrimenti la fiducia nei confronti delle istituzioni è destinata a scendere ulteriormente. Sembra che il governo regionale manchi di autonomia nei confronti dell' esecutivo nazionale. La delibera di rimodulazione Fas va cambiata, e chiediamo che al primo punto della prossima riunione della Consulta del Patto per lo Sviluppo vi sia proprio il capitolo Fas, prima dell'incontro con il governo nazionale».
Scetitco il senatore Idv Alfonso Mascitelli, segretario regionale IdV, che dopo aver appreso della rimodulazione dei Fas, ribadisce le ragioni per cui il suo partito non ha sottoscritto il Patto. «Ci dicono che tra poche settimane avverrà il primo incontro con il governo centrale», dice Mascitelli, «ora si apprende di una delibera della giunta regionale che ha provveduto a rimodulare la richiesta dei fondi, senza preventivamente confrontarsi con gli altri sottoscrittori del patto. Come, purtroppo, eravamo preoccupati, la storia del Patto era una semplice presa in giro. Nessuno, infatti, dei firmatari del patto è in condizione di dirci quale è la proposta unitaria o la richiesta condivisa e concreta che verrà fatta a Roma, in rappresentanza degli interessi della nostra regione. Quali saranno cioè le proposte, i progetti e gli strumenti che verranno sottoposti al raggiungimento di un'intesa con il governo centrale».
Per Mascitelli «è evidente che sull'elenco dei titoli: lavoro, sanità, sostegno alle imprese, ricostruzione abitativa, economica e sociale del post terremoto, siamo tutti d'accordo, ma cosa si chiederà in concreto? Hanno ragione poi i sindacati quando lamentano anche di essere stati lasciati all'oscuro sulle proposte di riforma degli enti strumentali regionali o ha ragione la Confindustria che, da anni, denuncia la permanenza di sacche di sprechi e inefficienze in settori vitali mentre si continua a far credere che la soluzione ai problemi sia stato lo strumento dei commissariamenti, è, invece, meno comprensibile e piuttosto ambigua la posizione del Pd, maggior partito di opposizione che, con il patto per lo sviluppo firma una cambiale in bianco e poi si lamenta che non sa cosa ha firmato». (a.d.f.)
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