Confindustria Abruzzo rischia il commissariamento
Elezione presidenza, Roma riammette la candidatura di Spinosa Pingue e intima la «convocazione d’urgenza» della giunta regionale dell’associazione
PESCARA. Sarà la giunta di Confindustria Abruzzo a pronunciarsi di nuovo, probabilmente questa settimana, sulla candidatura di Fabio Spinosa Pingue alla presidenza regionale dell’associazione. Il presidente uscente Mauro Angelucci dovrà aprire tassativamente la riunione entro il 5 febbraio, perché il rischio è che l’associazione venga commissariata da Roma, preoccupata «della forte rifrazione mediatica che, purtroppo, le vicende legate al rinnovo della Presidenza hanno avuto nelle ultime settimane».
Lo scrivono nero su bianco i probiviri confederali a conclusione del pronunciamento del 21 gennaio, col quale accolgono il ricorso dell’imprenditore sulmonese contro l’esclusione della sua candidatura decisa dai probiviri regionali, e intimano la convocazione della giunta «entro 15 giorni».
Si apre dunque l’ennesimo capitolo di uno scontro senza esclusioni di colpi che va avanti dal 14 ottobre scorso, da quando cioè Spinosa Pingue presentò la sua candidatura alla presidenza regionale (unica finora depositata), su richiesta di Confindustria Teramo.
Ma lo scontro va oltre la persona di Pingue, e incrocia il contrasto tra Confindustria Chieti Pescara e Confindustria Gran Sasso (L’Aquila-Teramo) sui tempi per la fusione delle territoriali in un’unica associazione regionale. Un progetto di fusione redatto dagli ex presidente di Chieti e Pescara Paolo Primavera e Enrico Marramiero venne bocciato in giunta nei mesi scorsi proprio dai componenti della Gran Sasso.
Un primo round su Spinosa Pingue si giocò e concluse nella giornata del 9 dicembre, quando i probiviri abruzzesi inviarono a Federico Landi, direttore dell’Area sviluppo organizzativo e rapporti interni di Confindustria nazionale alcuni quesiti circa i dubbi emersi sulla candidatura. In particolare sul fatto che «il candidato in esame ha acquisito un ruolo di responsabilità all'interno dell'azienda associata stessa (divenendo socio accomandatario della Sas) in data 14 novembre 2014, la stessa data, cioè, in cui il candidato ha formalizzato ufficialmente con lettera la sua candidatura. Tale circostanza», chiedevano i probiviri a Landi, «può determinare delle conseguenze sulla candidabilità dell'interessato?»
Landi rispose immediatamente, nella stessa giornata, che non sussistevano cause di incandidabilità. Ciononostante i probiviri regionali decisero di votare a favore dell’esclusione della candidatura, obbligando Spinosa Pingue al ricorso. Col pronunciamento del 21 i probiviri nazionali hanno confutato di nuovo, come fece Landi, la sostanza delle motivazioni dei probiviri (soprattutto la mancanza del possesso di una posizione aziendale di grado elevato) e rimandato la decisione finale alla giunta «chiamata al voto perché sarà la discrezionalità politica della stessa giunta a valutare, anche attraverso il voto segreto, tutti i contenuti organizzativi della candidatura Spinosa Pingue, comprese le oggettive ragioni di perplessità sul piano dell'opportunità della tempistica del perfezionamento delle condizioni richieste dalla normativa statutaria per la presentazione della candidatura».
La partita dunque non è chiusa e ora Spinosa Pingue dovrà decidere se ritirarsi incassando la soddisfazione per il ricorso accolto, o se insistere a rincorrere la presidenza regionale.©RIPRODUZIONE RISERVATA