Confindustria Gran Sasso il polo unico è una realtà
Nasce l’aggregazione tra le associazioni della province di Teramo e L’Aquila «Servizi in comune alle imprese per battere la crisi economica»
AQUILA. Ci voleva il terremoto per avvicinare Teramo all’Aquila. Il sisma del 6 aprile del 2009 ha dato il «la» alla nascita di «Confindustria Gran Sasso», l'aggregazione delle due associazioni degli industriali - quella aquilana e quella teramana - che nasce all’insegna della collaborazione, della condivisione e della volontà di «superare la crisi economica» sotto l’ala protettiva del Gran Sasso. Ieri la nuova creatura di Confindustria è stata presentata in uno scenario d’eccezione: i Laboratori dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, ad Assergi, ma si è trattato solo dell'atto conclusivo di un processo avviato da alcuni mesi, grazie anche a un dibattito stimolato dal Centro. Se ne parla più o meno dall’estate del 2011, quando sulle pagine del quotidiano si affrontava anche un altro dibattito: la necessità o meno di creare una federazione tra l’ateneo dell’Aquila e quello di Teramo, una proposta del rettore aquilano, Ferdinando di Orio. «Confindustria Gran Sasso» si pone gli obiettivi di unire le eccellenze dei due territori: università, centri di ricerca, turismo e di condividere idee e servizi. Al tavolo della presentazione del nuovo organismo c’erano industriali e politici, sindacalisti ed esponenti del mondo universitario, rappresentanti dei due territori: provincia di Teramo e dell’Aquila. Tra i relatori il presidente degli imprenditori teramani, Salvatore Di Paolo, quello dell’Aquila, Fabio Spinosa Pingue e di Chieti, Paolo Primavera, l’assessore regionale alle Politiche attive del Lavoro, Paolo Gatti e il presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo. In platea, tra gli altri, c’erano invece il neosindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, il sindacalista della Cgil Umberto Trasatti, il presidente dell’Ance L'Aquila, Gianni Frattale, i consiglieri regionali Claudio Ruffini e Giovanni D’Amico e l’assessore comunale dell'Aquila, Marco Fanfani. «Non si tratta di una fusione a freddo», ha esordito Di Paolo, che già un anno fa rispose alla proposta lanciata dal collega aquilano Pingue di unire le risorse e le aspettative dei due territori in un polo unico sotto il nome di «Confindustria Gran Sasso». «Qui non si tratta di tagliare i cda», ha aggiunto Di Paolo, «ma di creare un’aggregazione per costruire territori competitivi, un progetto che ha bisogno di coraggio, promuovendo tutte le eccellenze a partire dal turismo. Il Gran Sasso unisce e non divide». Ma ci vuole anche una buona dose di capacità di «sognare», con l’obiettivo, però, di realizzare. Una nuova strada che pare condividere anche la Regione. L’assessore Gatti ha riportato alla luce un’altra questione che nei mesi invernali sembrata sopita: il futuro del'università. «Come Regione», ha detto, «sposiamo questa iniziativa, perché c’è l’esigenza di fare massa critica sui numeri, le idee e le risorse. Prima o poi anche tra Confindustria di Pescara e Chieti dovrà avvenire una simile aggregazione», ha concluso. Il presidente Del Corvo ha esortato a mettere fine ai campanilismi. «Di fronte alla crisi, i campanili devono essere demoliti». «Gli industriali stanno precedendo con un dibattito che dovrà essere affrontato anche a livello politico», si è augurato Del Corvo. Di «occasione persa» ha parlato il rettore aquilano di Orio ribadendo la necessità di mettere a punto una federazione tra l’ateneo aquilano e quello teramano: «Se fosse stato fatto a suo tempo», ha detto, «non saremmo stati costretti a chiudere alcuni corsi di laurea». Anche per di Orio, dunque, il progetto di Confindustria è un primo passo verso un avvicinamento concreto tra l’area costiera e quella interna. Ma di Orio, che è uomo concreto, ha anche esortato a dire «basta agli annunci. Diamo gambe a un progetto che si fondi su un’idea strategica, in provincia dell’Aquila abbiamo già perso il Parco scientifico e tecnologico e il Crab». Sulla stessa lunghezza d’onda del rettore anche Spinosa Pingue, che ha rimarcato l’esigenza di fondare una federazione tra atenei: «La potremmo chiamare “università del Gran Sasso”».
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