Confindustria: la Regione va riformata
Angelucci: ridurre i consiglieri e cambiare la legge elettorale per evitare i localismi
PESCARA. Riduzione del numero dei consiglieri regionali, innalzamento della soglia elettorale di sbarramento, riforma dei collegi. Confindustria Abruzzo sceglie la 5ª Convention delle imprese per lanciare il suo progetto di riforma della Regione. Un progetto che investe la macchina burocratica, gli enti strumentali, gli iter amministrativi, ma che entra anche nel delicato meccanismo della rappresentanza. A illustrarlo è stato il presidente regionale dell'associazione Mauro Angelucci nella sala ex Cofa del porto turistico, davanti a una platea di imprenditori, politici, amministratori. Tra gli altri sono intervenuti il presidente dell'Udc Pier Ferdinando Casini e il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni (vedi servizio nell'altra pagina), e il vicepresidente della commissione europea Antonio Tajani. Il quale ha colto l'occasione per annunciare che «ci sono le condizioni perché l'Abruzzo acceda al fondo europeo di solidarietà» per i danni del maltempo». «Lunedì scorso», ha spiegato Tajani, tecnici della regione e della commissione si sono incontrati per studiare le formalità per accedere al fondo. Ora serve che le imprese forniscano il materiale per poter inoltrare la richiesta».
Tornando al discorso di Angelucci, il presidente di Confindustria Abruzzo ha chiesto innanzitutto una «modifica statutaria che preveda la diminuzione dei Consiglieri regionali». Una proposta che ricalca la misura già prevista dal decreto sviluppo di Tremonti dello scorso luglio, che dovrebbe portare nella prossima legislatura il consiglio abruzzese da 40 a 30 seggi. Più delicato è il secondo punto che riguarda la riforma della legge elettorale che, secondo Confindustria, dovrebbe prevedere «l'introduzione di una soglia minima del 6% per l'accesso dei partiti al Consiglio Regionale» (oggi in Regione si discute con qualche contrasto su una soglia del 4%) e, soprattutto, «la previsione di un collegio unico regionale per superare i localismi, i particolarismi e il clientelismo» (la riforma elettorale in commissione prevede ancora i quattro collegi provinciali).
Altre riforme strutturali «ineludibili» per Confindustria riguardano la pubblica amministrazione e la semplificazione amministrativa. «Questioni tante volte richiamate ma mai risolte», ha detto Angelucci. Anzi. «Accade che a livello regionale spesso si debbano recuperare situazioni che vanno in senso opposto, come successo recentemente con dei provvedimenti in materia di Via e di attività estrattive». Con una conseguenza pericolosa: che «la burocrazia, unitamente alla politica, è avvertita come il maggiore ostacolo al fare impresa e allo sviluppo. Le imprese sono soffocate dagli adempimenti, dai ritardi, dalle inefficienze della pubblica amministrazione, senza che vi sia nessuna norma sanzionatoria nei confronti degli uffici inadempienti o di previsioni risarcitorie per i cittadini e le imprese danneggiate». Bisogna dunque «assolutamente snellire e semplificare l'apparato amministrativo, accelerando la riorganizzazione, la razionalizzazione e l'efficientamento degli uffici pubblici».
Un discorso correlato è quello degli enti strumentali. Se semplificazione deve essere, dice Angelucci, «in Abruzzo si rende necessaria da subito la soppressione effettiva degli enti di riferimento regionali non più idonei, come i Consorzi industriali, fino alla costituzione - per le attività produttive - di un'Agenzia unica per lo sviluppo e al potenziamento ed efficientamento dei Suap (gli sportelli unici, ndr.) quali unici riferimenti burocratici per le imprese».
Tra le procedure da semplificare, ha aggiunto Angelucci «riteniamo urgente la revisione immediata delle procedure autorizzatorie prevedendo conferenze dei servizi con audizione limitata ai soli enti con parere vincolante, l'applicazione del principio del "silenzio assenso", e la previsione di vie preferenziali e semplificate per i nuovi investimenti».
Tra le riforme strutturali sulle quali Confindustria chiede «un forte impegno», è quella relativa «all'effettiva liberalizzazione dei servizi pubblici locali, con la reale applicazione ed osservanza dei principi di sussidiarietà orizzontale di libera concorrenza sanciti dall'Ue. Non sono più ammissibili servizi pubblici costosi ed inefficienti alimentati e sostenuti da rendite di posizione», ha scandito il presidente di Confindustira Abruzzo, «da logiche e spartizioni partitiche e da gestioni clientelari. Obiettivo primario per Confindustria è garantire qualità ed efficienza a minor costo. A tale scopo, analogamente a quanto accade nei paesi più avanzati, servizi come quelli riguardanti i trasporti pubblici locali, il servizio idrico, la raccolta dei rifiuti, la sanità, devono essere liberalizzati, all'occorrenza privatizzati».
Tornando al discorso di Angelucci, il presidente di Confindustria Abruzzo ha chiesto innanzitutto una «modifica statutaria che preveda la diminuzione dei Consiglieri regionali». Una proposta che ricalca la misura già prevista dal decreto sviluppo di Tremonti dello scorso luglio, che dovrebbe portare nella prossima legislatura il consiglio abruzzese da 40 a 30 seggi. Più delicato è il secondo punto che riguarda la riforma della legge elettorale che, secondo Confindustria, dovrebbe prevedere «l'introduzione di una soglia minima del 6% per l'accesso dei partiti al Consiglio Regionale» (oggi in Regione si discute con qualche contrasto su una soglia del 4%) e, soprattutto, «la previsione di un collegio unico regionale per superare i localismi, i particolarismi e il clientelismo» (la riforma elettorale in commissione prevede ancora i quattro collegi provinciali).
Altre riforme strutturali «ineludibili» per Confindustria riguardano la pubblica amministrazione e la semplificazione amministrativa. «Questioni tante volte richiamate ma mai risolte», ha detto Angelucci. Anzi. «Accade che a livello regionale spesso si debbano recuperare situazioni che vanno in senso opposto, come successo recentemente con dei provvedimenti in materia di Via e di attività estrattive». Con una conseguenza pericolosa: che «la burocrazia, unitamente alla politica, è avvertita come il maggiore ostacolo al fare impresa e allo sviluppo. Le imprese sono soffocate dagli adempimenti, dai ritardi, dalle inefficienze della pubblica amministrazione, senza che vi sia nessuna norma sanzionatoria nei confronti degli uffici inadempienti o di previsioni risarcitorie per i cittadini e le imprese danneggiate». Bisogna dunque «assolutamente snellire e semplificare l'apparato amministrativo, accelerando la riorganizzazione, la razionalizzazione e l'efficientamento degli uffici pubblici».
Un discorso correlato è quello degli enti strumentali. Se semplificazione deve essere, dice Angelucci, «in Abruzzo si rende necessaria da subito la soppressione effettiva degli enti di riferimento regionali non più idonei, come i Consorzi industriali, fino alla costituzione - per le attività produttive - di un'Agenzia unica per lo sviluppo e al potenziamento ed efficientamento dei Suap (gli sportelli unici, ndr.) quali unici riferimenti burocratici per le imprese».
Tra le procedure da semplificare, ha aggiunto Angelucci «riteniamo urgente la revisione immediata delle procedure autorizzatorie prevedendo conferenze dei servizi con audizione limitata ai soli enti con parere vincolante, l'applicazione del principio del "silenzio assenso", e la previsione di vie preferenziali e semplificate per i nuovi investimenti».
Tra le riforme strutturali sulle quali Confindustria chiede «un forte impegno», è quella relativa «all'effettiva liberalizzazione dei servizi pubblici locali, con la reale applicazione ed osservanza dei principi di sussidiarietà orizzontale di libera concorrenza sanciti dall'Ue. Non sono più ammissibili servizi pubblici costosi ed inefficienti alimentati e sostenuti da rendite di posizione», ha scandito il presidente di Confindustira Abruzzo, «da logiche e spartizioni partitiche e da gestioni clientelari. Obiettivo primario per Confindustria è garantire qualità ed efficienza a minor costo. A tale scopo, analogamente a quanto accade nei paesi più avanzati, servizi come quelli riguardanti i trasporti pubblici locali, il servizio idrico, la raccolta dei rifiuti, la sanità, devono essere liberalizzati, all'occorrenza privatizzati».
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