Consorzi, i debiti degli enti inutili
Buco da 50 milioni, Costanzo (Cna): subito l'accorpamento
PESCARA. Cinque dei sette consorzi industriali abruzzesi sono in perdita, con debiti che variano dal milione e mezzo ai quaranta milioni di euro. Gli unici a salvarsi chiudendo in attivo il 2010, sono stati quello di Vasto, con un più 900 mila euro, e quello del Sangro. La legge di riforma di questi enti, il cui obiettivo è favorire l'insediamento e lo sviluppo di attività produttive nei territori di riferimento, oltre a scatenare una bagarre politica nell'assemblea regionale con l'annunciata sfiducia al presidente del consiglio Nazario Pagano, ha anche aperto una polemica degli industriali sui 18 mesi necessari per rendere operativa la nuova Agenzia regionale aree industriali. L'altra accusa mossa dagli imprenditori è che i consorzi si sono rivelati più un peso che un sostegno per le imprese. «Siamo assolutamente d'accordo nel merito della riforma», spiega Graziano Di Costanzo, direttore regionale della Cna, «perché i consorzi non assolvevano più ai loro compiti risultando spesso un ostacolo. Ma siamo assolutamente contrari alla proroga di diciotto mesi che di fatto rimanda la riforma. Per le imprese il fattore tempo è fondamentale, possibile che non si riesca a farla prima?».
Il consorzio storicamente messo peggio è quello di Chieti-Pescara (sei dipendenti), che con un debito lordo di circa 40 milioni al netto delle sentenze esecutive. Una montagna di soldi accumulata dai tempi della costruzione dell'asse attrezzato, di cui il consorzio fu l'esecutore, a causa degli espropri dei terreni.
«Purtroppo molti proprietari non contenti di quanto ricevuto all'epoca», spiega il commissario Carlo Tereo De Landerset, «fecero ricorso. Dopo venti anni la maggior parte di questi ha vinto la causa, ma i soldi oramai erano stati spesi per la realizzazione dell'asse. Poi ci fu un'escalation con i pignoramenti maggiorati da interessi e rivalutazioni (sono ancora 80 le situazioni pendenti), con il risultato di mettere in crisi profonda il consorzio».
L'unico risultato ottenuto da De Landerset è stato quello di congelare tutto il passivo antecedente al suo arrivo e di gestire l'ordinario non accrescendo il già pesante debito.
Lorenzo Di Marzio, commissario del Consorzio dell'Aquila (12 impiegati), giudica il milione e mezzo di debito un «passivo fisiologico» che non deve preoccupare visto il patrimonio stimato in circa dieci milioni di euro.
«Questi enti possono certamente essere migliorati, noi abbiamo un deficit di funzionamento causato dalle mancate risorse e dall'inefficienza della burocrazia. La riforma prevede il passaggio di competenze ai Comuni, dite che funzionerà meglio così?».
Il problema principale del consorzio di Sulmona (2 milioni di debiti e 11 dipendenti), come spiega il commissario Marcello Verderosa, «è stata la crisi economica che ha colpito duramente questo territorio che in poco tempo ha perso la Finmek, Campari e Crodo. Da quando ci sono io (due anni, ndc) ho ricevuto la richiesta di una sola azienda».
Quello attuale è un polo industriale spettrale, che rischia di morire se andasse in porto l'intenzione di Comune e Provincia di cambiare destinazione d'uso all'area per favorire insediamenti commerciali.
Ha bilancio in attivo il consorzio di Vasto con 900 mila euro e 13 dipendenti, sul quale incidono positivamente i compensi per la gestione delle risorse idriche. «Il problema principale», evidenzia il commissario Mario Battaglia, «è la mancanza di terreni da espropriare per l'insediamento di nuove realtà».
Nel frattempo ieri il vicepresidente regionale Alfredo Castiglione ha chiarito alcuni punti della legge di riforma. I commissari si occuperanno del riordino, ci sarà un solo cda con un collegio sindacale ed entro 120 giorni la disciplinare definirà i servizi di cui si occuperà la nuova agenzia.
«Già in questa prima fase», afferma Castiglione, «verranno coinvolti imprenditori e sindacati. Cercheremo di capire quali siano le esigenze delle imprese e quali le strade migliori da percorrere».
Il consorzio storicamente messo peggio è quello di Chieti-Pescara (sei dipendenti), che con un debito lordo di circa 40 milioni al netto delle sentenze esecutive. Una montagna di soldi accumulata dai tempi della costruzione dell'asse attrezzato, di cui il consorzio fu l'esecutore, a causa degli espropri dei terreni.
«Purtroppo molti proprietari non contenti di quanto ricevuto all'epoca», spiega il commissario Carlo Tereo De Landerset, «fecero ricorso. Dopo venti anni la maggior parte di questi ha vinto la causa, ma i soldi oramai erano stati spesi per la realizzazione dell'asse. Poi ci fu un'escalation con i pignoramenti maggiorati da interessi e rivalutazioni (sono ancora 80 le situazioni pendenti), con il risultato di mettere in crisi profonda il consorzio».
L'unico risultato ottenuto da De Landerset è stato quello di congelare tutto il passivo antecedente al suo arrivo e di gestire l'ordinario non accrescendo il già pesante debito.
Lorenzo Di Marzio, commissario del Consorzio dell'Aquila (12 impiegati), giudica il milione e mezzo di debito un «passivo fisiologico» che non deve preoccupare visto il patrimonio stimato in circa dieci milioni di euro.
«Questi enti possono certamente essere migliorati, noi abbiamo un deficit di funzionamento causato dalle mancate risorse e dall'inefficienza della burocrazia. La riforma prevede il passaggio di competenze ai Comuni, dite che funzionerà meglio così?».
Il problema principale del consorzio di Sulmona (2 milioni di debiti e 11 dipendenti), come spiega il commissario Marcello Verderosa, «è stata la crisi economica che ha colpito duramente questo territorio che in poco tempo ha perso la Finmek, Campari e Crodo. Da quando ci sono io (due anni, ndc) ho ricevuto la richiesta di una sola azienda».
Quello attuale è un polo industriale spettrale, che rischia di morire se andasse in porto l'intenzione di Comune e Provincia di cambiare destinazione d'uso all'area per favorire insediamenti commerciali.
Ha bilancio in attivo il consorzio di Vasto con 900 mila euro e 13 dipendenti, sul quale incidono positivamente i compensi per la gestione delle risorse idriche. «Il problema principale», evidenzia il commissario Mario Battaglia, «è la mancanza di terreni da espropriare per l'insediamento di nuove realtà».
Nel frattempo ieri il vicepresidente regionale Alfredo Castiglione ha chiarito alcuni punti della legge di riforma. I commissari si occuperanno del riordino, ci sarà un solo cda con un collegio sindacale ed entro 120 giorni la disciplinare definirà i servizi di cui si occuperà la nuova agenzia.
«Già in questa prima fase», afferma Castiglione, «verranno coinvolti imprenditori e sindacati. Cercheremo di capire quali siano le esigenze delle imprese e quali le strade migliori da percorrere».
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