la grande criminalità organizzata

Corleonesi, camorra e Magliana sempre in agguato

Il terremoto del 2009, così come alcune dinamiche socioeconomiche dell’Abruzzo, segnano differenti aree di influenza per i vari gruppi legati alla criminalità organizzata. Il sisma ha certamente...

Il terremoto del 2009, così come alcune dinamiche socioeconomiche dell’Abruzzo, segnano differenti aree di influenza per i vari gruppi legati alla criminalità organizzata. Il sisma ha certamente favorito tentativi di infiltrazione mafiosa in vari appalti della ricostruzione, ma realtà subalterne alla camorra avevano intessuto da tempo rapporti con determinati territori, specie nella provincia dell’Aquila.

Proprio la situazione tra L’Aquila, Avezzano e Sulmona evidenzia dei chiari spartiacque rispetto alle aree di influenza. «Tendenzialmente, la Valle Peligna e l’Alto Sangro hanno subìto maggiormente l’influenza della camorra», spiega Angelo Venti, fondatore del sito d’inchiesta Site.it (www.site.it) ed ex referente di Libera. «In molte zone della Marsica», prosegue, «sono stati invece trovati e confiscati possedimenti legati alla banda della Magliana, famosa organizzazione attiva soprattutto negli anni Settanta e Ottanta a Roma e nel Lazio».

Nella lista die 277 beni confiscati alle mafie in Abruzzo (i dati sono aggiornati alla fine dello scorso anno) 33 riguardano la provincia dell’Aquila. Analogamente a quanto rilevato negli anni precedenti, permangono molte unità immobiliari confiscate fra Tagliacozzo, Cappadocia, Ovindoli e Scurcola Marsicana.

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Tra queste, anche una villa appartenuta a Enrico Nicoletti, soprannominato il Secco, il cassiere della banda della Magliana. In quest’ultimo caso, si tratta di strutture pressoché fatiscenti rilevate a suo tempo dal presidio territoriale di Libera che organizzò sul posto anche una serie di iniziative.

Di diversa natura, invece, i beni confiscati ad Avezzano. In particolare, in una zona a ridosso dell’area industriale, è stata confiscata grazie alle norme del Pacchetto sicurezza un ex villa appartenuta a una famiglia rom, i cui affari illeciti sono più che altro legati a usura ed estorsione.

Nel 2014, grazie all’intervento dell’amministrazione comunale la casa venne affidata all’associazione “Liberi per Liberare” che decise di creare lì un luogo di accoglienza. Negli anni precedenti la struttura era stata occupata da persone senza tetto e trasformata in un dormitorio abusivo con condizioni igieniche disperate.

Per molto tempo, la criminalità organizzata ha agito sotto traccia, investendo in case e terreni i proventi illeciti delle attività gestite altrove. È il caso, ad esempio, di immobili sequestrati a Pescasseroli, Rivisondoli, Castel di Sangro o Anversa degli Abruzzi.

La Direzione investigativa antimafia ritiene anche che ci sia un collegamento tra alcuni imprenditori coinvolti nello scandalo ricostruzione e Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo negli anni Settanta. Del tutto particolare il caso della società Alba d’Oro di Tagliacozzo, finita del mirino degli inquirenti proprio con l’accusa di aver utilizzato una parte del tesoro del boss corleonese per la realizzazione del complesso turistico locale “La Contea”.

L’indagine aveva inizialmente portato inizialmente al sequestro preventivo di tutte le quote societarie. Le stesse quote sono state poi dissequestrate nel maggio del 2016, la confisca è stata limitata a un solo determinato bonifico di 1,6 milioni.

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