L'EPIDEMIA
Coronavirus: ristoratori, rabbia e proteste. Il sindaco dell'Aquila scrive al premier / VIDEO
Cna Alimentare: senza riapertura anciticipata, undicimila aziende rischiano il tracollo
PESCARA. Rabbia, delusione, timori per il futuro per gli operatori abruzzesi legati alla filiera del cibo: aziende di produzione, bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, rosticcerie, catering. In Abruzzo, fa notare Cna Alimentare, ci sono circa 11mila aziende. E mentre la Regione promette di anticipare motu proprio la riapertura, la preoccupazione delle imprese è ristabilire un clima di fiducia. La distanza di sicurezza di almeno un metro per ristoranti, bar, pizzerie comporterebbe un dimezzamento di sedute e ingressi, con gravi conseguenze per l'occupazione.
"Gelaterie e pasticcerie hanno bisogno non solo di riaprire a pieno regime, ma di sapere come riaprire. Indebitarsi senza regole certe non vale la pena: è necessario eliminare tutti i lacciuoli della burocrazia nei prossimi sei mesi. Per questo", dice la presidente regionale, Antonella Antenucci, titolare a Cupello di Colline di Evagrio, che produce confetture e marmellate, "Cna Alimentare chiede ai 305 comuni abruzzesi di concedere l'occupazione del suolo pubblico all'aperto gratis e, a quelli impossibilitati, di sostenere un possibile trasferimento di locazione con l'aiuto del credito di imposta".
«Senza aiuti concreti dal governo sarà difficile per molti ripartire e garantire un lavoro ai collaboratori" prosegue Giulia Mistichelli, presidente a Pescara di Cna Giovani Imprenditori, titolare di Santa Ignoranza. "Molti ristoratori si stanno attrezzando con asporto, ma vogliamo tornare a fare il nostro lavoro".
"Del settore banchetti e catering non parla nessuno" dice Laura Del Vinaccio, che a Mosciano Sant'gestisce Borgo Spoltino. "Eppure muove grandi numeri e si collega a una filiera che dà occupazione anche all'indotto con hotel, agriturismi, B&b, escursioni. Sono state cancellate decine di prenotazioni fino a luglio: se non si fanno cerimonie religiose o civili non si festeggia, per la mia azienda rappresentano il 90% del fatturato. Con la consegna a domicilio non funziona: un conto è stare in una realtà urbana, altra cosa in campagna".
"Siamo consapevoli del periodo eccezionale e disponibili a stringere i denti, ma serve un piano sul dopo" commenta Gino Di Masso, titolare a Scanno dell'azienda che produce il Pan dell'Orso "perché il legame tra settore alimentare, prodotti tipici e turismo è indissolubile".
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Lettera di protesta all'Aquila. Ristoratori e albergatori sul piede di guerra anche nella città capluogo d'Abruzzo, con il sindaco Pierluigi Biondi che scrive a premier, parlamentari e presidente di Regione per stimolare l’adozione di provvedimenti significativi e urgenti a sostegno degli imprenditori del comparto turistico-ricettivo e della ristorazione. Alcuni imprenditori, in rappresentanza di circa 200 loro colleghi del territorio, hanno riconsegnato le chiavi delle attività commerciali chiuse a seguito del lockdown per l’emergenza coronavirus. “È giusto che le istituzioni ascoltino questo accorato grido d’allarme lanciato da operatori che chiedono attenzione, di essere ascoltati e sostenuti. In un quadro storico, già ampiamente complesso per il nostro Paese, l’area aquilana rischia di scontare più di altre gli effetti di una cisi globale destinata a logorare i contesti più fragili" scrive il sindaco. "L’Aquila, da questo punto di vista, è stata costretta a un doloroso ritorno al passato nel momento in cui aveva recuperato fiducia e speranza nel futuro, riappropriandosi dei suoi luoghi e riscoprendo una vitalità che il Covid-19 ha solamente congelato e attende, con le dovute cautele e rispetto delle misure di sicurezza, solo di tornare a esprimersi in tutto il suo dinamismo”.