Crollo Ingegneria, processo vicino
Si avvicina il processo per il crollo della sede della Facoltà di Ingegneria: la procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio per sette degli accusati mentre per altre due persone indagate, Mauro Irti e Alessandro Fracassi, c’è richiesta di archiviazione. Il reato contestato è di cooperazione in disastro colposo
L'AQUILA. Primi responsi nell’inchiesta sul crollo della sede della Facoltà di Ingegneria: la procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio per sette degli accusati mentre per altre due persone indagate, Mauro Irti e Alessandro Fracassi, c’è richiesta di archiviazione. Sono sette, dunque, a rischiare il processo, cosa che verrà decisa nell’udienza preliminare che il giudice deve ancora fissare e che potrebbe esserci ai primi di giugno. Il crollo della Facoltà di Ingegneria, a Roio, non ha prodotto tragedie umane ma secondo i pm, Alfredo Rossini e Fabio Picuti potevano esserci duemila morti se il sisma ci fosse stato durante le ore di lezione. Di qui il reato contestato a tutti di cooperazione in disastro colposo. Secondo le accuse, alla base del crollo della struttura realizzata nei primi anni novanta ci sono «Progetti incompleti dove mancavano dettagli architettonici costruttivi relativi all’ancoraggio e all’appoggio delle coperture inclinate e mancato controllo».
Rischiano di finire sotto processo, dunque, i progettisti Gian Ludovico Rolli 77 anni di Roma, Giulio Fioravanti (65) di Roma e Massimo Calda (61) di Bologna. Essi sono sotto accusa per avere redatto il progetto architettonico e variante dell’area di ingresso del corpo A, in modo incompleto e carente, tra il 1988 epoca di conferimento dell’incarco e il 1994 periodo della realizzazione. Sotto accusa l’ingegnere Carmine Benedetto di 45 anni, aquilano e Ernesto Papale 57 anni, di Roma, direttore dei lavori, Sergio Basile (76) uno dei collaudatori e l’ingegnere Giovanni Cecere (80), anche lui collaudatore.
Quanto alla richiesta di archiviazione per Mauro Irti, ha probabilmente pesato la contestazione fatta dal suo difensore, Massimo Carosi secondo la quale l’indagato non è mai stato direttore del cantiere, come si evince dagli atti del fallimento Irti, anche perchè non aveva il titolo per esercitare quel ruolo. Il pm ha poi chiesto di archiviare anche per Alessandro Fracassi, pure lui direttore tecnico del cantiere, assistito dall’avvocato Ersilia Lancia. Adesso il giudice per le indagini preliminari dovrà esaminare queste richieste e, se sarà il caso, ratificare l’archiviazione chiesta dalla procura aquilana.
ALTRI CROLLI. Sempre per quanto riguarda i crolli erano attesi in questi giorni gli avvisi di garanzia per quanto riguarda il condominio di via D’Annunzio nel quale sono morte 13 persone ma il pm Alfredo Rossini ha reso noto che i provvedimenti scatteranno forse la prossima settimana.
GRANDI RISCHI. Il filone d’inchiesta riguardante il mancato allarme della commissione Grandi rischi va avanti in maniera spedita ma occorreranno due mesi circa prima di tirare le somme. Intanto gli investigatori vanno avanti nell’ audizione di persone informate dei fatti. Si tratta di rappresentanti della Regione, del Comune e della Protezione civile. La Procura ha acquisito nei giorni scorsi ulteriore materiale probatorio riguardante per lo più il rilascio di alcune interviste dopo la riunione del 31 marzo al termine della quale alcuni si lasciarono andare ad affermazioni troppo rassicuranti alla luce di quello che accadde a distanza di una settimana circa.
Nel calderone delle prove ci sono diverse raccolte di articoli del nostro giornale, diventate fonti di prova a sostegno delle decine di denunce presentate dai familiari delle persone morte. Gli investigatori hanno anche provveduto ad acquisire una lunga serie di interviste televisive che si aggiungono alle testimonianze. I magistrati puntano sugli atti mediatici per dimostrare il loro teorema accusatorio. Nella relazione, in effetti, si ritiene che una catastrofe sia poco probabile ma si osserva anche che tutto è possibile e non si puo escludere nulla.
Rischiano di finire sotto processo, dunque, i progettisti Gian Ludovico Rolli 77 anni di Roma, Giulio Fioravanti (65) di Roma e Massimo Calda (61) di Bologna. Essi sono sotto accusa per avere redatto il progetto architettonico e variante dell’area di ingresso del corpo A, in modo incompleto e carente, tra il 1988 epoca di conferimento dell’incarco e il 1994 periodo della realizzazione. Sotto accusa l’ingegnere Carmine Benedetto di 45 anni, aquilano e Ernesto Papale 57 anni, di Roma, direttore dei lavori, Sergio Basile (76) uno dei collaudatori e l’ingegnere Giovanni Cecere (80), anche lui collaudatore.
Quanto alla richiesta di archiviazione per Mauro Irti, ha probabilmente pesato la contestazione fatta dal suo difensore, Massimo Carosi secondo la quale l’indagato non è mai stato direttore del cantiere, come si evince dagli atti del fallimento Irti, anche perchè non aveva il titolo per esercitare quel ruolo. Il pm ha poi chiesto di archiviare anche per Alessandro Fracassi, pure lui direttore tecnico del cantiere, assistito dall’avvocato Ersilia Lancia. Adesso il giudice per le indagini preliminari dovrà esaminare queste richieste e, se sarà il caso, ratificare l’archiviazione chiesta dalla procura aquilana.
ALTRI CROLLI. Sempre per quanto riguarda i crolli erano attesi in questi giorni gli avvisi di garanzia per quanto riguarda il condominio di via D’Annunzio nel quale sono morte 13 persone ma il pm Alfredo Rossini ha reso noto che i provvedimenti scatteranno forse la prossima settimana.
GRANDI RISCHI. Il filone d’inchiesta riguardante il mancato allarme della commissione Grandi rischi va avanti in maniera spedita ma occorreranno due mesi circa prima di tirare le somme. Intanto gli investigatori vanno avanti nell’ audizione di persone informate dei fatti. Si tratta di rappresentanti della Regione, del Comune e della Protezione civile. La Procura ha acquisito nei giorni scorsi ulteriore materiale probatorio riguardante per lo più il rilascio di alcune interviste dopo la riunione del 31 marzo al termine della quale alcuni si lasciarono andare ad affermazioni troppo rassicuranti alla luce di quello che accadde a distanza di una settimana circa.
Nel calderone delle prove ci sono diverse raccolte di articoli del nostro giornale, diventate fonti di prova a sostegno delle decine di denunce presentate dai familiari delle persone morte. Gli investigatori hanno anche provveduto ad acquisire una lunga serie di interviste televisive che si aggiungono alle testimonianze. I magistrati puntano sugli atti mediatici per dimostrare il loro teorema accusatorio. Nella relazione, in effetti, si ritiene che una catastrofe sia poco probabile ma si osserva anche che tutto è possibile e non si puo escludere nulla.