D’Alfonso annuncia i prossimi tagli: via sedi e consulenti
«No alla Grande Pescara, meglio l’Euroregione adriatica Mi ha svilito trovare 36mila contenziosi. E sull’aeroporto...»
PESCARA. Non c’è più la dromologia della campagna elettorale passata, la “scienza della velocità” tanto cara al sociologo francese Paul Virilio, che lascia il posto al dubbio dell'ex sindaco di Firenze Giorgio Pira, da lui citato, se ha fatto o no tutto ciò che c'era da fare, ma il no alla Grande Pescara è secco. In barba al referendum della scorsa primavera, che ha visto prevalere nettamente i sì alla fusione dei tre comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore. «Non credo alla gonfiezza di Pescara, ma ad un Abruzzo nell’Euroregione Adriatica», ha rimarcato ieri il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, durante la kermesse-rendiconto, nel cinema Massimo di Pescara, sui primi 180 giorni di governo regionale, accompagnato da alcuni assessori e consiglieri regionali (fra gli altri, Camillo D'Alessandro, Marinella Sclocco e Giuseppe Di Pangrazio).
Un annuncio lanciato alla fine del suo intervento, nel quale D’Alfonso ha anticipato una serie di sforbiciate al bilancio. «Non sapevo che in Regione ci fossero 1545 dipendenti», ha rilevato, «e quindi siamo di fronte a risorse in più. E che fa l’ente Regione? Li presta ad altri Enti, come al tribunale dell’Aquila o ai Comuni che si assoceranno fra loro», ha continuato cercando l’assenso in platea dell’economista Giuseppe Mauro e del rettore del’Università di Teramo, e presidente dell’Arpa (società regionale di trasporti), Luciano D’Amico, due esperti in fatto di risorse umane.
Ma i tagli annunciati dal governatore toccheranno anche altri settori. «In giro ci sono 62 sedi di lavoro della Regione, tra quelle periferiche e quelle decentrate. Ebbene», si è soffermato, «l’avremmo già dovuto fare nei 180 giorni trascorsi: se dunque non chiuderemo la sede di Bruxelles, a patto che faccia le uova, e quella di Roma, le altre invece sì. E ai dipendenti», ha rassicurato, «faremo scegliere a quale nostra proposta aderire».
Non solo. Nel mirino di D’Alfonso, a proposito dell’uso del denaro pubblico, sono entrati anche i contratti che riguardano il personale esterno alla Regione: «Mi sono ritrovato con 62 consulenti che io non ho mai visto e che preesistevano a me. Divorano soldi e tolgono il lavoro di rendicontazione e progettazione», ha chiosato riferendosi ai fondi necessari per onorare questi contratti. Citando poi il giurista Sabino Cassese, il governatore ha auspicato un ritorno ad un maggior impiego alle risorse incardinate nella burocrazia regionale. «Ma poi mi ha svilito», ha proseguito, «anche l’aver trovato in Regione 36.000 contenziosi».
Tuttavia sul da farsi, evocando una «costituency regionale» e cercando di evitare, ha rimarcato, in perfetto “dalfonsese”, “una fellowship sdraiata”, non è mancato l’aeroporto d’Abruzzo. «La Saga», ha detto riferendosi alla società che lo gestisce, «accumula 5 milioni di euro all’anno. E dunque dovremmo cercare un’alleanza o con Roma o con Firenze».
Vito de Luca
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