Da Montorio ai laghi di Marte
Di Achille: «Il pianeta rosso ci riserva altre scoperte»
MONTORIO. Gaetano Di Achille a soli 33 anni vanta diversi primati. Oltre ad essere tra i ricercatori italiani più giovani è stato il primo a scoprire la presenza di un lago su Marte. Scoperta questa che ha fatto il giro del mondo comparendo sulle principali agenzie di stampa come la Reuters e l’ Associated Press e su giornali come l’americano “Usa Today”, l’inglese “The Guardian”, il francese “Le Figaro” e il “National Geographic”.
Ma lo scienziato dell’anno, nativo di Montorio, nonostante il successo non ha perso la timidezza e l’umiltà dei tempi del liceo.
In vacanza per poco più di due settimane in Italia, diviso fra Montorio dove vive la sua famiglia e Silvi Marina dove vive quella di sua moglie Benedetta Di Giovanni, Gaetano, laureato in geologia a Chieti, ha raccontato in un caldo sabato pomeriggio d’estate della sua importante scoperta e dei progetti futuri. Lo ha fatto seduto ad un tavolino di un bar in piazza Orsini, nel centro della sua Montorio.
Gaetano, quanto lavoro c’è dietro questa scoperta?
«Ho iniziato a lavorarci a novembre 2008 per arrivare alla scoperta nel marzo 2009, il tempo di elaborare i dati e poi scriverli per la pubblicazione nel corso di un convegno sulle scienze terrestri, planetarie e lunarie che si tiene ogni anno a Houston in Texas. Ma in realtà già nel 2007 avevo ipotizzato, con l’utilizzo dei dati provenienti dalla “High resolution stereo camera” a bordo della missione europea “Esa Mars Express” lanciata in orbita nel giugno del 2003, l’esistenza di un lago su Marte. All’epoca mi trovavo a Berlino per sei mesi all’Agenzia Spaziale tedesca. Ma era soltanto un’ipotesi che era già stata pubblicata su alcune riviste scientifiche».
Come sei arrivato alla scoperta di oggi?
«Lo scorso agosto, esattamente un anno fa, dopo aver fatto un colloquio nell’università del Colorado, a Boulder, sono partito per un progetto di ricerca finanziato dalla Nasa: redigere la mappa geologica di una regione di Marte, che si chiama “Terra Meridiani”. Un giorno ho chiesto ad una collega americana se potevo visionare alcuni dati su Marte provenienti dalla sonda “Nasa Mars Reconnaissance Orbiter” fatti grazie all’utilizzo di una camera ad alta risoluzione “High resolution imaging science experiment” lanciata in orbita nell’agosto del 2005. E così ho trovato conferma all’ipotesi precedente. Grazie a questa camera, in grado di identificare oggetti della grandezza di un metro circa, e non più di 12 metri come la camera della missione europea, ho individuato delle antiche linee di costa che confermano l’esistenza di un lago, la cui attività risale a 3,4 miliardi di anni fa, quando il pianeta rosso si ritiene fosse attivo dal punto di vista atmosferico».
Che cosa farai al tuo rientro in America?
«Nei prossimi tre mesi riprenderò il lavoro di mappatura di Marte, che ho interrotto per studiare i dati che mi hanno condotto alla scoperta. Al termine riprenderò la ricerca per identificare la presenza di altri possibili laghi, al fine di ricostruire l’evoluzione climatica e la storia dell’acqua su Marte che, con i dati oggi a disposizione spostano la scomparsa dell’acqua di 300 milioni in avanti. La mia scoperta suggerisce di parlare di 3,4 miliardi di anni e non più di 3,7 miliardi di anni». Nel 2016 la Nasa manderà in orbita un nuovo robot “Mars Science Laboratory” per acquisire immagini sulla possibile esistenza di paleolaghi. Con molta probabilità il lago individuato da Gaetano Di Achille verrà considerato per questa ed altre missioni. Questo in attesa che il mondo scientifico e non solo registri altre scoperte del giovane scienziato di Montorio.
Ma lo scienziato dell’anno, nativo di Montorio, nonostante il successo non ha perso la timidezza e l’umiltà dei tempi del liceo.
In vacanza per poco più di due settimane in Italia, diviso fra Montorio dove vive la sua famiglia e Silvi Marina dove vive quella di sua moglie Benedetta Di Giovanni, Gaetano, laureato in geologia a Chieti, ha raccontato in un caldo sabato pomeriggio d’estate della sua importante scoperta e dei progetti futuri. Lo ha fatto seduto ad un tavolino di un bar in piazza Orsini, nel centro della sua Montorio.
Gaetano, quanto lavoro c’è dietro questa scoperta?
«Ho iniziato a lavorarci a novembre 2008 per arrivare alla scoperta nel marzo 2009, il tempo di elaborare i dati e poi scriverli per la pubblicazione nel corso di un convegno sulle scienze terrestri, planetarie e lunarie che si tiene ogni anno a Houston in Texas. Ma in realtà già nel 2007 avevo ipotizzato, con l’utilizzo dei dati provenienti dalla “High resolution stereo camera” a bordo della missione europea “Esa Mars Express” lanciata in orbita nel giugno del 2003, l’esistenza di un lago su Marte. All’epoca mi trovavo a Berlino per sei mesi all’Agenzia Spaziale tedesca. Ma era soltanto un’ipotesi che era già stata pubblicata su alcune riviste scientifiche».
Come sei arrivato alla scoperta di oggi?
«Lo scorso agosto, esattamente un anno fa, dopo aver fatto un colloquio nell’università del Colorado, a Boulder, sono partito per un progetto di ricerca finanziato dalla Nasa: redigere la mappa geologica di una regione di Marte, che si chiama “Terra Meridiani”. Un giorno ho chiesto ad una collega americana se potevo visionare alcuni dati su Marte provenienti dalla sonda “Nasa Mars Reconnaissance Orbiter” fatti grazie all’utilizzo di una camera ad alta risoluzione “High resolution imaging science experiment” lanciata in orbita nell’agosto del 2005. E così ho trovato conferma all’ipotesi precedente. Grazie a questa camera, in grado di identificare oggetti della grandezza di un metro circa, e non più di 12 metri come la camera della missione europea, ho individuato delle antiche linee di costa che confermano l’esistenza di un lago, la cui attività risale a 3,4 miliardi di anni fa, quando il pianeta rosso si ritiene fosse attivo dal punto di vista atmosferico».
Che cosa farai al tuo rientro in America?
«Nei prossimi tre mesi riprenderò il lavoro di mappatura di Marte, che ho interrotto per studiare i dati che mi hanno condotto alla scoperta. Al termine riprenderò la ricerca per identificare la presenza di altri possibili laghi, al fine di ricostruire l’evoluzione climatica e la storia dell’acqua su Marte che, con i dati oggi a disposizione spostano la scomparsa dell’acqua di 300 milioni in avanti. La mia scoperta suggerisce di parlare di 3,4 miliardi di anni e non più di 3,7 miliardi di anni». Nel 2016 la Nasa manderà in orbita un nuovo robot “Mars Science Laboratory” per acquisire immagini sulla possibile esistenza di paleolaghi. Con molta probabilità il lago individuato da Gaetano Di Achille verrà considerato per questa ed altre missioni. Questo in attesa che il mondo scientifico e non solo registri altre scoperte del giovane scienziato di Montorio.