processo sanitopoli
Del Turco: «Volevo l’assoluzione in Abruzzo, ora la chiederò a Roma»
L'ex governatore della Regione Abruzzo sulla condanna in secondo grado a 4 anni e 2 mesi: «Eppure per 16 volte Angelini è stato ritenuto non credibile»
PESCARA. «Questa sentenza è figlia di tre passaggi: il primo è della Procura di Pescara, che metteva al centro dell’imputazione l’accusa di concussione; il secondo è del Tribunale di Pescara che ha cambiato la proposta in quella di un altro reato: corruzione. Il terzo passaggio è della Corte d’Appello che parla di concussione per induzione, come dice la legge Severino. Questo trittico rende tutto più complicato da capire dal punto di vista della condanna». Ottaviano Del Turco, ex presidente della Regione, parla dalla sua casa di Collelongo, ai margini della piana del Fucino, sotto il monte Calvario, all’indomani della sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila che lo ha condannato alla pena di 4 anni e 2 mesi, mentre ha mandato assolto il suo accusatore, Vincenzo Angelini, che in primo grado era stato condannato a 3 anni e sei mesi.
Una pena ridotta quella di Del Turco rispetto ai 9 anni e sei mesi del primo grado, ma si tratta pur sempre di una condanna pesante per un imputato che si è sempre dichiarato innocente, puntando il dito sulla personalità di Angelini e sul fatto che nessuna traccia del denaro delle presunte tangenti sia stata mai trovata dagli inquirenti.
Dice Del Turco: «Mi sono iscritto nella lunga lista delle persone che ho sentito e che non hanno capito come sia stata possibile una sentenza per la quale Angelini è stato ritenuto credibile quattro volte e per sedici volte non è stato ritenuto credibile, tanto che per 16 volte sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Mio nipote che ha ascoltato per sedici volte la parola “assolto” era convinto che fosse un trionfo, poi è arrivata la condanna». Che l’ex governatore, ex ministro delle Finanze, ex segretario Fiom e ultimo segretario nazionale del Psi, non ha ascoltato in aula né via radio.
Ora la parola finale passerà ai giudici della Cassazione. «Cosa che fu profetizzata da un grande giornalista italiano di cui non dirò il nome», sottolinea Del Turco. «Mi disse: sappi che finché resterai in Abruzzo non troverai mai pace e questa vicenda non avrà fine». Così ora Del Turco aspetta l’assoluzione dai giudici del Palazzaccio romano, quando aveva sempre detto che voleva essere assolto in Abruzzo.
La sentenza non è stata commentata dal mondo politico. A parte due eccezioni: i due successori di Del Turco sulla poltrona di palazzo Silone, Gianni Chiodi e Luciano D’Alfonso. Venerdì Chiodi aveva detto a caldo: «Da un punto di vista umano mi avrebbe fatto più felice un'assoluzione».
Ieri ha parlato Luciano D’Alfonso: «Sono profondamente dispiaciuto. Di alcuni degli imputati sono anche un amico personale e nella mia dimensione individuale ho sperato che ci fosse un esito diverso. Mi dispiace profondamente perché conosco il dolore che si vive in quelle condizioni». ©RIPRODUZIONE RISERVATA