Di Pietro: alleanza con Pd e Sel
Il leader Idv a San Salvo: progetto aperto a tutti, noi guardiamo alle persone
SAN SALVO. Antonio Di Pietro arriva a San Salvo direttamente da Montenero di Bisaccia che è a due passi. Poco più in là c'è Vasto. La Vasto della "foto", l'invenzione mediatica più azzeccata dell'era pre Monti: Di Pietro con Pierluigi Bersani e Nichi Vendola a immaginare come potrebbe essere il dopo Berlusconi.
Era il settembre 2011 e sembra un secolo fa. Ma il leader dell'Italia dei Valori quella foto la tiene ancora sulla scrivania. «Macché rotta, io non la sento rotta», dice ai sostenitori di Antonio Cilli, il giovane candidato sindaco alle primarie di coalizione per l'Idv (slogan della campagna: "Ora si cambia") che Di Pietro è lì a presentare, assieme al coordinatore regionale Alfonso Mascitelli, e ai consiglieri regionali Carlo Costantini, Paolo Palomba, Lucrezio Paolini.
«D'Alema dice che la foto è strappata e ha bisogno di un po' di nastro adesivo? Io sono uno di campagna», scherza Di Pietro, «D'Alema quando parla non lo capisco. In campagna siamo abituati a dire pane al pane». E visto che bisogna parlare chiaro, il progetto è ben vivo dice Di Pietro: «A Vasto abbiamo indicato un percorso politico. Vasto è un'idea trasparente per dire alla società: ecco, questo è il nostro progetto politico, culturale e programmatico. Abbiamo deciso di presentarlo prima, ma se arriva qualcun altro c'è posto. È una foto dinamica», insiste Di Pietro, alludendo a possibili allargamenti o ritirate. «Oggi si tratta di vedere se altri possono partecipare o se chi ha partecipato sente ancora quell'impegno. Noi lo sentiamo. Allargamento all'Udc o al centro? C'è un'aperturissima, ma perché limitarla al centro? Noi guardiamo alle persone e non alle sigle». E poi, di quali sigle parliamo? «Alle prossime politiche la realtà sarà molto diversa. Sapete quante liste civiche ci saranno?»
A San Salvo qualcosa di quella foto si è però persa, perché il Pd ha deciso di fare da sé candidando a sindaco Arnaldo Mariotti senza passare per le primarie. Ma per Di Pietro non è lì in problema. «Non è colpa mia se a San Salvo è arrivato qualcuno che ha detto il Pd sono io. Il partito dovrebbe rappresentare la volontà dei cittadini, non del rais locale». E d'altro canto i problemi altrove li ha anche l'Idv: «Ho dovuto commissariare il partito in un comune del Piemonte perché si è alleato con la Lega. Ma chi raccoglie mele sa che nel cesto ne cade sempre qualcuna che non è buona». A San Salvo c'è perciò «la foto di Vasto vera», con Idv, Sel e la lista "San Salvo democratica". Una foto che prevede come valore indiscutibile le primarie di coalizione: «E' un tema della democrazia: i cittadini devono contribuire a scegliere i candidati». Su quale programma? Un programma che sia «solidale verso le fasce più deboli» e che punti al «bene comune». Niente di più lontano dal berlusconismo, dal montismo e dalle «idee alla Marchionne», del tipo «se vi iscrivete a questo sindacato poi non entrate in Fiat». Idee ispirate dal «Dio denaro», spiega Di Pietro.
L'immagine di mammona aiuta il leader dell'Italia dei Valori a virare sui temi del governo nazionale, che non è proprio per Di Pietro, un'istituzione benefica. «Neanche sotto il governo Berlusconi si era verificata una tale invasione di lobbisti all'interno del Parlamento. Si tratta di persone che per mestiere stanno dentro al Parlamento, dietro le porte delle Commissioni con i bigliettini, per dire ai parlamentari come devono fare questo emendamento o questa legge, in modo che le singole corporazioni e i poteri forti restino sempre al loro posto». Per la prima volta, fa notare Di Pietro «gli hanno anche riservato un ufficio».
«Questa è una finta liberalizzazione, è un neofeudalesimo», incalza, «in cui i poveri cristi devono subire le conseguenze, mentre si fanno gli interessi del sistema finanziario, delle banche, delle assicurazioni, dell'energia e dei trasporti». «Insomma, non c'è nulla di nuovo sotto il sole» insiste il leader dell' Idv. Tanto è vero che il senatore Alfonso Mascitelli, può riesumare l'immagine del manuale Cencelli (siamo nella prima repubblica), per descrivere il «mercato» degli emendamenti: «Un po' al Pd, un po' al Pdl, un po' all'Udc».
Non poteva mancare nel discorso di Di Pietro il commento sul processo Mills, finito in prescrizione: «In tutti questi anni Berlusconi si è fatto una serie di leggi per non essere condannato. C'è un signore che è stato corrotto da lui, come stabilisce una sentenza passata in giudicato, e lui, per non farsi processare, prima ha ridotto i tempi della prescrizione, poi c'é stato il legittimo impedimento e, infine, ogni volta che c'era udienza, trovava qualche problema. Insomma, è arrivato alla fine del tempo disponibile per fare il processo per dire che è innocente». «Ma quale innocente? E' un colpevole impunito, perché se fosse davvero innocente, rinuncerebbe alla prescrizione per farsi processare», conclude Di Pietro per una volta d'accordo anche col Pd. Quello di Bersani. Mariotti è tutto un altro discorso.
Era il settembre 2011 e sembra un secolo fa. Ma il leader dell'Italia dei Valori quella foto la tiene ancora sulla scrivania. «Macché rotta, io non la sento rotta», dice ai sostenitori di Antonio Cilli, il giovane candidato sindaco alle primarie di coalizione per l'Idv (slogan della campagna: "Ora si cambia") che Di Pietro è lì a presentare, assieme al coordinatore regionale Alfonso Mascitelli, e ai consiglieri regionali Carlo Costantini, Paolo Palomba, Lucrezio Paolini.
«D'Alema dice che la foto è strappata e ha bisogno di un po' di nastro adesivo? Io sono uno di campagna», scherza Di Pietro, «D'Alema quando parla non lo capisco. In campagna siamo abituati a dire pane al pane». E visto che bisogna parlare chiaro, il progetto è ben vivo dice Di Pietro: «A Vasto abbiamo indicato un percorso politico. Vasto è un'idea trasparente per dire alla società: ecco, questo è il nostro progetto politico, culturale e programmatico. Abbiamo deciso di presentarlo prima, ma se arriva qualcun altro c'è posto. È una foto dinamica», insiste Di Pietro, alludendo a possibili allargamenti o ritirate. «Oggi si tratta di vedere se altri possono partecipare o se chi ha partecipato sente ancora quell'impegno. Noi lo sentiamo. Allargamento all'Udc o al centro? C'è un'aperturissima, ma perché limitarla al centro? Noi guardiamo alle persone e non alle sigle». E poi, di quali sigle parliamo? «Alle prossime politiche la realtà sarà molto diversa. Sapete quante liste civiche ci saranno?»
A San Salvo qualcosa di quella foto si è però persa, perché il Pd ha deciso di fare da sé candidando a sindaco Arnaldo Mariotti senza passare per le primarie. Ma per Di Pietro non è lì in problema. «Non è colpa mia se a San Salvo è arrivato qualcuno che ha detto il Pd sono io. Il partito dovrebbe rappresentare la volontà dei cittadini, non del rais locale». E d'altro canto i problemi altrove li ha anche l'Idv: «Ho dovuto commissariare il partito in un comune del Piemonte perché si è alleato con la Lega. Ma chi raccoglie mele sa che nel cesto ne cade sempre qualcuna che non è buona». A San Salvo c'è perciò «la foto di Vasto vera», con Idv, Sel e la lista "San Salvo democratica". Una foto che prevede come valore indiscutibile le primarie di coalizione: «E' un tema della democrazia: i cittadini devono contribuire a scegliere i candidati». Su quale programma? Un programma che sia «solidale verso le fasce più deboli» e che punti al «bene comune». Niente di più lontano dal berlusconismo, dal montismo e dalle «idee alla Marchionne», del tipo «se vi iscrivete a questo sindacato poi non entrate in Fiat». Idee ispirate dal «Dio denaro», spiega Di Pietro.
L'immagine di mammona aiuta il leader dell'Italia dei Valori a virare sui temi del governo nazionale, che non è proprio per Di Pietro, un'istituzione benefica. «Neanche sotto il governo Berlusconi si era verificata una tale invasione di lobbisti all'interno del Parlamento. Si tratta di persone che per mestiere stanno dentro al Parlamento, dietro le porte delle Commissioni con i bigliettini, per dire ai parlamentari come devono fare questo emendamento o questa legge, in modo che le singole corporazioni e i poteri forti restino sempre al loro posto». Per la prima volta, fa notare Di Pietro «gli hanno anche riservato un ufficio».
«Questa è una finta liberalizzazione, è un neofeudalesimo», incalza, «in cui i poveri cristi devono subire le conseguenze, mentre si fanno gli interessi del sistema finanziario, delle banche, delle assicurazioni, dell'energia e dei trasporti». «Insomma, non c'è nulla di nuovo sotto il sole» insiste il leader dell' Idv. Tanto è vero che il senatore Alfonso Mascitelli, può riesumare l'immagine del manuale Cencelli (siamo nella prima repubblica), per descrivere il «mercato» degli emendamenti: «Un po' al Pd, un po' al Pdl, un po' all'Udc».
Non poteva mancare nel discorso di Di Pietro il commento sul processo Mills, finito in prescrizione: «In tutti questi anni Berlusconi si è fatto una serie di leggi per non essere condannato. C'è un signore che è stato corrotto da lui, come stabilisce una sentenza passata in giudicato, e lui, per non farsi processare, prima ha ridotto i tempi della prescrizione, poi c'é stato il legittimo impedimento e, infine, ogni volta che c'era udienza, trovava qualche problema. Insomma, è arrivato alla fine del tempo disponibile per fare il processo per dire che è innocente». «Ma quale innocente? E' un colpevole impunito, perché se fosse davvero innocente, rinuncerebbe alla prescrizione per farsi processare», conclude Di Pietro per una volta d'accordo anche col Pd. Quello di Bersani. Mariotti è tutto un altro discorso.
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