Di Pietro: in Abruzzo ormai una criminalità istituzionale
Il leader Idv a Pancentro: "I democratici vogliono ricostruire la Dc, qui ne trovano di cariatidi per farlo"
PACENTRO. Si è presentato puntuale, senza scorta, in giacca blu, l'onorevole Antonio Di Pietro, attorniato da un drappello di sostenitori, ieri pomeriggio alle 18.30, davanti all'ex convento di San Francesco a Pacentro, per partecipare a un incontro legalità organizzato dall'associazione «Pacentro 2010, il coraggio delle idee».
Per il leader nazionale dell'Italia dei valori, tante strette di mano e rapido scambio di battute, prima di entrare nel vivo della cronaca di questi giorni. Parla dell'Abruzzo e del nuovo caso di malaffare, l'ex pm di Mani Pulite. Ed è un vero atto d'accusa ai politici di una regione che da sempre hanno molta familiarità con il rumore delle manette.
«E' ora di rendersi conto che in Abruzzo si è instaurata una criminalità istituzionale che va estirpata nel suo complesso, a destra come a sinistra», dice Di Pietro. «Tanto è vero che abbiamo avuto un mare di illegalità in Abruzzo e governatori della passata gestione, di quella attuale e della passata remota ancora sono finiti tutti nelle indagini della magistratura».
Da qui l'invito a «coloro che sono sotto inchiesta» a farsi da parte e a lasciare al governo «persone dalle mani pulite». Altrimenti, secondo Di Pietro, si continuerà ad approfittare delle disgrazie e dei drammi, come quelli del terremoto, per arricchirsi, «magari ridendoci sopra come quelli della Cricca».
Guardando al travaglio che ora vive il centrodestra Di Pietro auspica la formazione di una maggioranza per cambiare le regole del gioco prima di nuove elezioni, con una nuova legge elettorale e fare una legge sulla pluralità dell'informazione.
Quindi, il leader dell'Idv indica la strada della nascita di un fronte di resistenza, «affinché alle prossime elezioni, che ci saranno a breve, i cittadini abbiano uno scatto d'orgoglio e di dignità e si liberino del Berlusconi che c'è in loro, perché questo è il dramma di questo Paese. La Vanna Marchi della politica ha colpito e noi dobbiamo liberarci di questo sistema».
Tornando alle possibili alleanze elettorali, Di Pietro conferma che «l'Idv ritiene necessario, in questo momento, un fronte della resistenza, per mandare a casa Berlusconi, che riteniamo alla testa della piovra, e se non ci liberiamo della testa la piovra non morirà mai. Occorre unità del fronte di resistenza, liberandosi soprattutto dei tanti catafalchi che si nascondono al nostro interno».
Quanto al Pd, Di Pietro non nasconde il sospetto che i democratici non vogliano l'alleanza né con i dipietristi né con Vendola: «Ho l'impressione che vogliano ricostruire la Balena bianca, e se vengono in Abruzzo ne trovano di cariatidi con cui ricostruirla. Poi arriverà il solito magistrato a fare piazza pulita un'altra volta».
La sua vena istrionica esce tutta fuori quando, in coda al suo intervento, risponde alle domande del pubblico. Spazia dalla mafia, alla giustizia, dal conflitto di interesse alla Legge-bavaglio, strappando applausi a un un pubblico dove spiccano anche alcuni magistrati tra i quali il presidente del triubunale di Sulmona, Antonio Gagliardi. «Era tanto che desideravo incontrarla», dice a Di Pietro il giudice stringendogli la mano.
«I magistrati dell'Aquila stanno facendo quel che possono per tenere liberi dalla mafia e dalla camorra la ricostruzione post-terremoto», è la risposta a chi gli fa presente la facilità con cui i tentacoli del malaffare sono riusciti a entrare negli appalti aquilani. «Lo stanno facendo in questi giorni come lo hanno fatto con quelli della cricca togliendo il coperchio a un sistema di corrotti e di corruttori».
Poi la replica finale a chi gli chiede: se avesse avuto la possibilità di interrogare Berlusconi avrebbe scelto di continuare a fare il magistrato? «E' impossibile rispondere a questa domanda perché Berlusconi si è fatto eleggere proprio per non essere interrogato e ci ha fregato tutti».
Per il leader nazionale dell'Italia dei valori, tante strette di mano e rapido scambio di battute, prima di entrare nel vivo della cronaca di questi giorni. Parla dell'Abruzzo e del nuovo caso di malaffare, l'ex pm di Mani Pulite. Ed è un vero atto d'accusa ai politici di una regione che da sempre hanno molta familiarità con il rumore delle manette.
«E' ora di rendersi conto che in Abruzzo si è instaurata una criminalità istituzionale che va estirpata nel suo complesso, a destra come a sinistra», dice Di Pietro. «Tanto è vero che abbiamo avuto un mare di illegalità in Abruzzo e governatori della passata gestione, di quella attuale e della passata remota ancora sono finiti tutti nelle indagini della magistratura».
Da qui l'invito a «coloro che sono sotto inchiesta» a farsi da parte e a lasciare al governo «persone dalle mani pulite». Altrimenti, secondo Di Pietro, si continuerà ad approfittare delle disgrazie e dei drammi, come quelli del terremoto, per arricchirsi, «magari ridendoci sopra come quelli della Cricca».
Guardando al travaglio che ora vive il centrodestra Di Pietro auspica la formazione di una maggioranza per cambiare le regole del gioco prima di nuove elezioni, con una nuova legge elettorale e fare una legge sulla pluralità dell'informazione.
Quindi, il leader dell'Idv indica la strada della nascita di un fronte di resistenza, «affinché alle prossime elezioni, che ci saranno a breve, i cittadini abbiano uno scatto d'orgoglio e di dignità e si liberino del Berlusconi che c'è in loro, perché questo è il dramma di questo Paese. La Vanna Marchi della politica ha colpito e noi dobbiamo liberarci di questo sistema».
Tornando alle possibili alleanze elettorali, Di Pietro conferma che «l'Idv ritiene necessario, in questo momento, un fronte della resistenza, per mandare a casa Berlusconi, che riteniamo alla testa della piovra, e se non ci liberiamo della testa la piovra non morirà mai. Occorre unità del fronte di resistenza, liberandosi soprattutto dei tanti catafalchi che si nascondono al nostro interno».
Quanto al Pd, Di Pietro non nasconde il sospetto che i democratici non vogliano l'alleanza né con i dipietristi né con Vendola: «Ho l'impressione che vogliano ricostruire la Balena bianca, e se vengono in Abruzzo ne trovano di cariatidi con cui ricostruirla. Poi arriverà il solito magistrato a fare piazza pulita un'altra volta».
La sua vena istrionica esce tutta fuori quando, in coda al suo intervento, risponde alle domande del pubblico. Spazia dalla mafia, alla giustizia, dal conflitto di interesse alla Legge-bavaglio, strappando applausi a un un pubblico dove spiccano anche alcuni magistrati tra i quali il presidente del triubunale di Sulmona, Antonio Gagliardi. «Era tanto che desideravo incontrarla», dice a Di Pietro il giudice stringendogli la mano.
«I magistrati dell'Aquila stanno facendo quel che possono per tenere liberi dalla mafia e dalla camorra la ricostruzione post-terremoto», è la risposta a chi gli fa presente la facilità con cui i tentacoli del malaffare sono riusciti a entrare negli appalti aquilani. «Lo stanno facendo in questi giorni come lo hanno fatto con quelli della cricca togliendo il coperchio a un sistema di corrotti e di corruttori».
Poi la replica finale a chi gli chiede: se avesse avuto la possibilità di interrogare Berlusconi avrebbe scelto di continuare a fare il magistrato? «E' impossibile rispondere a questa domanda perché Berlusconi si è fatto eleggere proprio per non essere interrogato e ci ha fregato tutti».
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