Di Pietro: una centrale nucleare in Abruzzo

Il leader dell’Idv a Pescara: sorgerà a Casalbordino o nel Teramano. Chiodi: voci infondate

PESCARA. «In Abruzzo ci sarà una centrale nucleare, questo è certo. Ora il governo sta scegliendo il sito, a Casalbordino o nell’alto Teramano». Le parole di Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori, hanno lasciato di stucco le persone accorse, ieri mattina, al banchetto del partito in via Pepe a Pescara, per firmare la richiesta di referendum contro il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il legittimo impedimento.

Secondo Di Pietro, le centrali in Italia dovrebbero essere circa undici, «una di queste verrà realizzata nel vicino Molise, a Termoli, l’altra in Abruzzo». Un nugolo di commenti e di stupore ha seguito le dichiarazioni. Qualcuno tra la gente ha urlato: «Non può essere, Berlusconi in campagna elettorale ci ha assicurato di no»; qualcun’altro ha incitato a firmare «per dare la parola al popolo». A tutti Di Pietro ha risposto che si tratta di «elementi informali ma assolutamente concreti».

Nel pomeriggio, il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha poi smentito «categoricamente» queste ipotesi, definendole - in una nota ufficiale - «voci completamente destituite di fondamento».

Dopo avere ufficialmente aperto la campagna referendaria, il leader dell’Idv si è recato nella sede regionale del partito, dove ha tenuto una conferenza stampa alla presenza del coordinatore abruzzese, Alfonso Mascitelli, del capogruppo Carlo Costantini e di altri rappresentanti politici, tra cui Augusto Di Stanislao, Camillo e Adelchi Sulpizio.

«Con questo pacchetto di quesiti», ha affermato, «vogliamo restituire ai cittadini la possibilità di scegliere». Ricorrere al nucleare è «un errore grave, sia dal punto di vista economico, a causa del rapporto tra tempi di realizzazione, costi e basso soddisfacimento del fabbisogno energetico, pari a circa l’8 per cento, sia sotto il profilo ambientale e della cura della salute, visto che le scorie”rimarranno in eterno».

Per quanto riguarda l’acqua, Di Pietro si è detto convinto che debba rimanere un bene di tutti e che il Paese debba averne la proprietà totale. Infine, il quesito referendario sul legittimo impedimento, è stato definito «strategico e fondamentale, perché solo davanti all’opposizione dei cittadini diventerà impossibile modificare la Costituzione».

A margine dell’incontro con la stampa non è mancato un commento sulle dichiarazioni del ministro Calderoli, che ha annunciato la sua diserzione alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia: «Quelle parole sono un’offesa alla memoria dei nostri padri che hanno dato al Paese la dignità di essere una nazione. Per questa ragione invito i cittadini quel giorno a fare una grande pernacchia al ministro, perché se la merita davvero». Per quanto riguarda poi un coinvolgimento del ministro Scajola nell’inchiesta sul G8, Di Pietro, con i consueti toni coloriti, ha chiosato: «E’ stato preso con l’osso in bocca, ora si dimetta».

E infine un ammonimento alla coalizione di centrosinistra: «Abbiamo bisogno di un leader che abbia uno sguardo d’insieme. In quest’ottica esprimo le mie riserve su Vendola. Sia io che lui saremmo candidati di minoranza».

Accompagnato da Mascitelli e Costantini, Di Pietro è partito alla volta di Atri per promuovere anche lì la campagna referendaria, che andrà avanti fino al 20 luglio.

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