E Feniello fonda un movimento politico

Il papà di Stefano, una delle 29 vittime di Rigopiano: «È l’unico modo per provare a cambiare questo sistema malato»

PESCARA. Un movimento politico con tanto di tessera. Per entrare nel sistema e provare a cambiarlo. Dopo quasi quattro mesi a urlare tutta la sua rabbia e il suo dolore per quel figlio di 26 anni perso sotto le macerie dell’hotel Rigopiano, morto prigioniero di una strada bloccata dalla neve con altre 28 persone, Alessio Feniello passa ai fatti. E alla battaglia legale che ha affidato sin da subito all’avvocato Camillo Graziano, affianca una battaglia civica. Trasformando il dolore in impegno politico.
Il movimento si chiama “Iustitia nova”, sei i firmatari dell’atto costitutivo, è stato registrato giovedì all’agenzia delle Entrate e già da questa sera potrebbe essere attiva anche la pagina web per raccogliere adesioni. L’obiettivo, come al Centro racconta lo stesso Feniello, per 20 anni battagliero sindacalista di Salerno (oggi abita a Silvi e amministra condomini), è di mettere insieme il maggior numero di persone per diventare, forte dei numeri, un interlocutore privilegiato della politica e dei politici. Per dire la sua e riuscire a cambiare le cose. Anche a costo di candidarsi lui stesso.
Signor Feniello, dove vuole arrivare?
Voglio cambiare il sistema. Voglio che non si debba più pagare per le negligenze dell’uomo, per il menefreghismo di personaggi che coprono ruoli senza averne le competenze solo perché a scegliere sono i politici. Deve finire questa storia. Non si può morire per una turbina che non arriva o per un ponte che crolla sopra a una macchina. Fino a che avrò vita combatterò questo sistema. Non possiamo essere trattati così, siamo solo dei pagatori di tasse senza alcun diritto.
Ma per ottenere questo è disposto anche a candidarsi?
Per ora non intendo candidarmi. Sono il presidente di questo movimento e tale resterò finchè avrò vita, sempre in prima fila a combattere contro chi non sa che cosa significa crescere un figlio, o che non ha mai fatto un giorno di lavoro. L’avrei fatto anche se Stefano fosse tornato a casa con le sue gambe. Non si può morire per questo sistema talmente malato che la gente non ci fa più caso. Ci hanno fatto perdere la voglia e la forza di reagire.
E quindi si candiderebbe?
Se serve posso anche candidarmi. Sono già stato contattato un mesetto fa da Sgarbi, che mi ha chiesto di entrare nel suo movimento. “Per combattere devi venire con me in Parlamento” mi ha detto. Ma gli ho risposto che ci volevo pensare. Avevo deciso di non vivere più. Ma grazie alle mie nipoti ho trovato questo obiettivo e lo porterò avanti fino alla fine, anche a costo di rimanere solo. Ma nel caso, non è detto che strada facendo possa ragionare anche con Sgarbi.
Ha un’idea sui numeri che potrebbe raggiungere?
Se vogliamo cambiare il sistema i numeri ci vogliono. Perché se ho i numeri conto, altrimenti no. Ho preparato le mie nipoti anche all’idea che ci possa andare male, ma io penso di no. I soldi ce li metto io, mi vendo tutto ma vado avanti.
A chi vi rivolgete?
Abbiamo già creato un sito, domani sera (oggi ndr) dovrebbe essere pronto, C’è scritto tutto lì. Abbiamo messo un costo minimo per la tessera di 5 euro, un niente a confronto dei 20,25 euro degli altri partiti. Perché i soldi non ci servono. Chi vuole aderire va sul sito e può associarsi, ma saremo noi a decidere chi.
In base a quali criteri?
Chiediamo che le persone credano in ciò che vogliamo fare. Non vogliamo personaggi di spicco che vogliono apparire.
Da chi si aspetta il sostegno?
Dalla povera gente come me. I marpioni mi contatteranno solo quando vedranno i numeri. Ma già lo so, all’inizio si metteranno a ridere e poi ci verranno a cercare. Ma io voglio la gente umile come me, non ho paura di confrontarmi. Gli altri azzeccheranno i congiuntivi, io so farmi capire a modo mio.
Ci saranno anche i familiari delle altre vittime di Rigopiano?
Non lo so. Quando ho abbandonato il gruppo whatsapp perché non mi andava di partecipare a manifestazioni dove ci fosse anche il sindaco di Farindola in prima fila con noi, parecchi di loro mi hanno scritto di non lasciarli. E io l’ho detto, non vi abbandono, chi la pensa come me può chiamarmi quando vuole. Qualcuno già mi ha chiamato.
Parla di movimento, di pagina web. Si ispira a Grillo?
Grillo lo ammiravo, ha avuto una grande opportunità, ma l’ha persa. La gente gli sta dietro perchè protesta, e perché è stanca di farsi prendere in giro.
Che cosa rappresenta il logo del movimento?
Un ragazzo che guarda verso il futuro. Quello che negligenza e imperizia, frutto di questo sistema malato, hanno negato a mio figlio. È per aiutare i giovani che questo sistema va cambiato.
Ha uno slogan?
Sì: per un futuro migliore, per una giustizia nuova.
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