E' scontro sulle intercettazioni piccanti

Del Turco: la Procura accerti chi ha violato il segreto. Trifuoggi: documenti pertinenti

PESCARA. E' scontro a distanza tra il capo della procura di Pescara Nicola Trifuoggi e l'ex governatore Ottaviano Del Turco sulle intercettazioni a luci rosse della sanitopoli abruzzese, al centro dell'ultima udienza del processo (e ricostruite su alcuni siti internet), che hanno spinto 30 senatori a rivolgere un'interrogazione bipartisan al ministro della Giustizia Angelino Alfano.

«Se il testo dell'interrogazione parlamentare é quello che leggo sui giornali, dico solo, e senza polemiche, che contiente una serie di evidenti inesattezze», ha detto Trifuoggi commentando la legittimità della lettura in aula di alcune intercettazioni "pruriginose". «Sono molto sereno e sicuro del nostro lavoro», ha continuato il procuratore, «è un falso che io abbia dato dei documenti ai giornalisti, primo perché non si tratta di un pubblico dibattito, ma di una camera di consiglio, nella quale possono partecipare solo avvocati e imputati. I quali avevano copie degli atti, quindi sapevano già del contenuto delle intercettazioni. Eppoi è stato Del Turco a violare il segreto del dibattimento, visto che ha detto a tutti i motivi del suo abbandono dell'aula, non la Procura».

Il procuratore di Pescara Trifuoggi ha poi voluto sottolineare che «quando la difesa di Del Turco in udienza ha esposto le sue tesi contro le intercettazioni, è stato il Gup a ritenerle pertinenti». Secondo quanto ricostruito in aula, il gup Angelo Zaccagnini avrebbe respinto le istanze della difesa di Del Turco perché le intercettazioni ritenute a luci rosse sarebbero comunque rientrate nel contesto del reato di associazione per delinquere. Il tutto proprio per l'uso della cosa pubblica, una sorta di «appropriazione della cosa pubblica con nomine prive di senso in una regione dissestata» come avrebbe detto la Procura, da parte degli imputati

. «Le dichiarazioni rese dal Procuratore Trifuoggi addebitano nientedimeno che al sottoscritto la propagazione di notizie relative al contenuto "piccante" di alcune mie conversazioni telefoniche», è la replica di Ottaviano Del Turco, che si limita a sottolineare come «la notizia di una possibile produzione suppletiva di indagini relative alle telefonate piccanti viene data dalla stampa, e su siti internet, ritenuti sempre puntuali ed attendibili quando riferiscono delle iniziative processuali della Procura, già pochi giorni dopo l'inizio del processo, ed ancora la mattina dell'udienza, quando cioé quella notizia non poteva che essere nota alla sola Procura della Repubblica di Pescara. La quale dunque, se non é stata la fonte di tali notizie riservate», dice Del Turco, «avrebbe il dovere di aprire una indagine per accertare chi si sia reso responsabile di questa violazione del segreto di indagine».

L'ex Governatore ha contestato inoltre l'affermazione della procura secondo cui «il gup avrebbe in qualche modo avvalorato il contenuto delle indagini suppletive depositate dalla Procura, autorizzandone il deposito nonostante l'opposizione della difesa. I miei avvocati avevano solo sostenuto la tesi della tardività del deposito, non condivisa dal Gup; il quale, però, al contrario di quanto preferisce dire il dottor Trifuoggi, non esprime, perché non può esprimere, alcuna valutazione di merito sul deposito di atti di indagini, siano queste ordinarie o suppletive, limitandosi appunto a verificarne la ammissibilità formale e la relativa utilizzabilità».

Intanto dagli ambienti di palazzo di Giustizia si è appreso che l'intera udienza di lunedì 15 giugno - quella delle intercettazioni "hard" - è stata interamente registrata su disposizione del Gup Zaccagnini. L'udienza quindi dovrebbe essere a disposizione di chi ne fa richiesta. (cr.re)

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