L'OMICIDIO DI EMANUELE FADANI
Elvis catturato ad Alba
Preso vicino alla piazza dei funerali, la folla assedia la caserma. Il rom ricercato era nascosto in un palazzo. Spunta anche una testimone del delitto «Quella notte ho visto tutto» In tremila per l’addio a Fadani, straziante saluto della figlioletta. La famiglia: nessun perdono
ALBA ADRIATICA. La fuga di Elvis Levakovic finisce nel giorno in cui una città blindata dà l’addio a Emanuele Fadani. Termina al quarto piano di una palazzina di via Falò: a pochi passi dalla piazza dei funerali e del dolore, a pochi metri dal posto in cui un papà di 37 anni è stato ucciso a pugni da tre rom. Due si sono subito presentati in caserma, mentre Elvis, 21 anni di cui qualche già passato in carcere, è scappato. Lo hanno cercato in Umbria, ma lui in tre giorni non si è mosso da Alba. Forse aiutato dalla giovanissima moglie.
CASERMA ASSEDIATA. Quando alle 18 esce dalla caserma dei carabinieri di Martinsicuro, dove è stato portato per evitare nuovi disordini ad Alba, una folla si assiepa davanti al cancello. «Assassino» grida la gente che applaude i carabinieri. Elvis Levakovic non china il capo, non nasconde il viso, guarda tutti e poi entra nella macchina che a fatica si fa largo tra la folla per portarlo in carcere.
Per i suoi cugini Danilo Levakovic, 22 anni, e Sante Spinelli, 25 anni, sarebbe stato lui a colpire a morte l’imprenditore. Lo hanno detto nella notte trascorsa in caserma, subito il fatto, lo hanno ripetuto venerdì davanti al giudice nell’interrogatorio di garanzia. Ora Elvis dovrà dare la sua versione.
L’ARRESTO SEGUENDO LA MOGLIE DI ELVIS. La palazzina di via Falò si trova a pochi metri da viale Mazzini, il luogo della tragedia, e ad altrettanta breve distanza da piazza IV Novembre, il posto dei funerali. In quello stesso stabile abitano i genitori di Elvis. O almeno vivevano, prima che gli assalti alle case dei rom li portassero a lasciare Alba. Fonti ufficiali dicono che quella palazzina era tenuta sotto controllo già da ieri mattina, ma è probabile che già da giovedì le indagini dei militari si fossero concentrate su quello stabile.
Forse proprio seguendo la giovane moglie del rom. Un controllo discreto, fatto da carabinieri non in divisa che ormai da 48 ore tenevano d’occhio i movimenti non solo della moglie, ma anche di qualcun altro che potrebbe aver aiutato Elvis nella fuga. Per tre giorni i carabinieri del reparto operativo, guidati da Nazario Giuliani e quelli della compagnia di Alba, diretti dal capitano Pompeo Quagliozzi, in particolare con gli uomini del reparto operativo radiomobile agli ordini del maresciallo Gregorio Camisa, hanno lavorato seguendo tutti gli spostamenti di alcuni familiari di Elvis. Fino a quando non hanno capito di essere sulla strada giusta. Alle 16.30, finiti i funerali, è scattato il blitz.
I carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento sfitto al quarto piano, sfondando il portoncino blindato. Quando il ricercato si è accorto di quello che stava accadendo ha cercato di lanciarsi da un balcone all’altro in un’ultima disperata fuga. Ma è stato bloccato da un brigadiere che lo ha immobilizzato. E lui davanti ai carabinieri ha sorriso. Poi la corsa alla caserma di Martinsicuro e qualche ora dopo l’ingresso nel carcere di Castrogno. Domani l’uomo dovrebbe comparire davanti al gip per l’udienza di convalida: Elvis Levakovic, infatti, è stato arrestato in esecuzione di un fermo emesso dal pm Roberta D’Avolio.
SPUNTA LA TESTIMONE. E intanto, nella ricostruzione di quella drammatica notte, spunta una testimone. E’ una donna che abita in viale Mazzini e che dal balcone della sua abitazione avrebbe visto tutto. La sua testimonianza è già stata acquisita dai carabinieri. La donna ha detto di aver visto i tre rom colpire l’uomo, che si è subito accasciato a terra. E’ stata lei la prima chiamare i carabinieri. Una testimonianza, la sua, che appare di fondamentale importanza. Va ricordato che le immagini della drammatica aggressione sono state riprese dalle telecamere di una banca che si trova proprio in viale Mazzini.
Video che venerdì mattina è stato mostrato ai due rom arrestati nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto in carcere. Nelle immagini compaiono i tre rom, la vittima e Graziano Guercioni, l’uomo picchiato dopo essere intervenuto per cercare di soccorrere Fadani e la cui testimonianza è già stata raccolta dagli investigatori.
L’autopsia ha accertato che Emanuele Fadani è stato colpito da tre pugni, arrivati uno dopo l’altro: al naso, allo zigomo e sulla fronte. L’ultimo, quello mortale, avrebbe provocato una devastante emorragia cerebrale che non ha dato scampo all’uomo, uccidendolo sul colpo. Ora Elvis dovrà dire se, così come lo accusano i suoi cugini, a colpire a morte è stato solo lui.
CASERMA ASSEDIATA. Quando alle 18 esce dalla caserma dei carabinieri di Martinsicuro, dove è stato portato per evitare nuovi disordini ad Alba, una folla si assiepa davanti al cancello. «Assassino» grida la gente che applaude i carabinieri. Elvis Levakovic non china il capo, non nasconde il viso, guarda tutti e poi entra nella macchina che a fatica si fa largo tra la folla per portarlo in carcere.
Per i suoi cugini Danilo Levakovic, 22 anni, e Sante Spinelli, 25 anni, sarebbe stato lui a colpire a morte l’imprenditore. Lo hanno detto nella notte trascorsa in caserma, subito il fatto, lo hanno ripetuto venerdì davanti al giudice nell’interrogatorio di garanzia. Ora Elvis dovrà dare la sua versione.
L’ARRESTO SEGUENDO LA MOGLIE DI ELVIS. La palazzina di via Falò si trova a pochi metri da viale Mazzini, il luogo della tragedia, e ad altrettanta breve distanza da piazza IV Novembre, il posto dei funerali. In quello stesso stabile abitano i genitori di Elvis. O almeno vivevano, prima che gli assalti alle case dei rom li portassero a lasciare Alba. Fonti ufficiali dicono che quella palazzina era tenuta sotto controllo già da ieri mattina, ma è probabile che già da giovedì le indagini dei militari si fossero concentrate su quello stabile.
Forse proprio seguendo la giovane moglie del rom. Un controllo discreto, fatto da carabinieri non in divisa che ormai da 48 ore tenevano d’occhio i movimenti non solo della moglie, ma anche di qualcun altro che potrebbe aver aiutato Elvis nella fuga. Per tre giorni i carabinieri del reparto operativo, guidati da Nazario Giuliani e quelli della compagnia di Alba, diretti dal capitano Pompeo Quagliozzi, in particolare con gli uomini del reparto operativo radiomobile agli ordini del maresciallo Gregorio Camisa, hanno lavorato seguendo tutti gli spostamenti di alcuni familiari di Elvis. Fino a quando non hanno capito di essere sulla strada giusta. Alle 16.30, finiti i funerali, è scattato il blitz.
I carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento sfitto al quarto piano, sfondando il portoncino blindato. Quando il ricercato si è accorto di quello che stava accadendo ha cercato di lanciarsi da un balcone all’altro in un’ultima disperata fuga. Ma è stato bloccato da un brigadiere che lo ha immobilizzato. E lui davanti ai carabinieri ha sorriso. Poi la corsa alla caserma di Martinsicuro e qualche ora dopo l’ingresso nel carcere di Castrogno. Domani l’uomo dovrebbe comparire davanti al gip per l’udienza di convalida: Elvis Levakovic, infatti, è stato arrestato in esecuzione di un fermo emesso dal pm Roberta D’Avolio.
SPUNTA LA TESTIMONE. E intanto, nella ricostruzione di quella drammatica notte, spunta una testimone. E’ una donna che abita in viale Mazzini e che dal balcone della sua abitazione avrebbe visto tutto. La sua testimonianza è già stata acquisita dai carabinieri. La donna ha detto di aver visto i tre rom colpire l’uomo, che si è subito accasciato a terra. E’ stata lei la prima chiamare i carabinieri. Una testimonianza, la sua, che appare di fondamentale importanza. Va ricordato che le immagini della drammatica aggressione sono state riprese dalle telecamere di una banca che si trova proprio in viale Mazzini.
Video che venerdì mattina è stato mostrato ai due rom arrestati nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto in carcere. Nelle immagini compaiono i tre rom, la vittima e Graziano Guercioni, l’uomo picchiato dopo essere intervenuto per cercare di soccorrere Fadani e la cui testimonianza è già stata raccolta dagli investigatori.
L’autopsia ha accertato che Emanuele Fadani è stato colpito da tre pugni, arrivati uno dopo l’altro: al naso, allo zigomo e sulla fronte. L’ultimo, quello mortale, avrebbe provocato una devastante emorragia cerebrale che non ha dato scampo all’uomo, uccidendolo sul colpo. Ora Elvis dovrà dire se, così come lo accusano i suoi cugini, a colpire a morte è stato solo lui.