«Energia, in Abruzzo persi 3 miliardi in 5 anni»

L’allarme di Confindustria sui mancati investimenti dei privati nel settore Primavera: si punta solo sul turismo, così non ci sono opportunità di crescita

PESCARA. «Si punta sulle tematiche di turismo e ambiente, e mai sull’energia: i mancati investimenti in questo ambito possono determinare nel lungo periodo un tracollo dell’economia». Lo dice Paolo Primavera, presidente di Confindustria Chieti. L’associazione degli industriali ha condotto un’indagine in tutto l’Abruzzo per verificare l’ammontare dei mancati investimenti in materia di energia.

Dall’analisi condotta risulta che negli ultimi 5 anni l’Abruzzo ha perso occasioni per 3 miliardi di euro. Si tratta di progetti di privati avviati e bloccati dalla burocrazia, dai Comitati del no, o dalla mancanza di liquidità. Idrocarburi, elettrodotti, biomasse, fotovoltaico. Secondo gli industriali il comparto energetico è una risorsa da sfruttare. «Dei tre miliardi», specifica Primavera, «uno e mezzo riguarda il settore degli idrocarburi, 700 milioni sono relativi all’elettrodotto, la restante parte riguarda le biomasse. Ed il male maggiore, in molti casi, è la burocrazia: i progetti si bloccano in Regione poiché la politica vuole investire in ambiente e turismo, che danno poco o niente al nostro territorio».

Secondo lo studio di Confindustria se tali investimenti fossero stati portati a termine, avrebbero creato 15mila posti di lavoro per laureati. «Di recente l’Ocse ha raccomandato alle istituzioni, intervenendo sulla situazione aquilana, di non puntare tutto sul turismo. L'economista Antonio Calafati ha detto che gli investimenti sul turismo fatti in città come Venezia e Firenze non vengono coperti dalle entrate sui flussi turistici. Quindi non possiamo fondare la nostra economia solo su questo. Inoltre», prosegue Primavera, «l’Abruzzo si regge sul settore industriale e manifatturiero, l’energia sarebbe utile proprio alle aziende».

Poi, primavera osserva un altro aspetto, questa volta legato al turismo: «Sappiamo benissimo che il turismo abruzzese non è legato alla villeggiatura quanto piuttosto a chi viaggia per affari. Le stesse strutture ricettive lavorano per l'80 per cento con camere prenotate per business». Primavera sostiene che «l'Abruzzo è vittima di una politica scellerata che non vuole creare posti di lavoro. Ci si sciacqua la bocca con la costa dei trabocchi quando i fiumi sono inquinati e gli impianti di depurazione dei Comuni non funzionano adeguatamente».

Il suo pensiero Confindustria Abruzzo lo ha espresso anche in una lettera inviata al Consiglio regionale, firmata dal presidente regionale Mauro Angelucci: «Apprendiamo dell’approvazione da parte del consiglio regionale di una risoluzione che lo impegna ad emanare nel più breve tempo possibile una legge di moratoria, al fine di assicurare processi di sviluppo sostenibile, che blocchi nuove ricerche ed estrazioni di petrolio sul territorio abruzzese. Si perpetua la criminalizzazione cosciente e strumentale di un settore produttivo che negli oltre 70 anni della sua presenza in Abruzzo non ha mai causato alcun danno, ma anzi ha prodotto benefici economici ed occupazionali che volutamente vengono oggi disconosciuti. Siamo davvero sconcertati dalla deriva anti-impresa che si continua ad alimentare e che, invece di promuovere lo sviluppo anche attraverso investimenti dall'estero che l'Ocse raccomanda va nell'opposta direzione di bloccare ogni possibile iniziativa imprenditoriale, con investimenti totalmente privati, nuova occupazione e salvaguardia di quella presente».

Infine, Primavera torna a parlare di idrocarburi: «Nuovi investimenti per 1 miliardo e mezzo di euro derivanti dai progetti in itinere, possono generare da subito occupazione per 7500 unità. Ulteriore occupazione potrà dipendere da quanto si stimolerà la capacità produttiva delle imprese manifatturiere e di servizi abruzzesi, che potranno aumentare la quantità di prodotti in favore delle compagnie.In assenza di nuovi investimenti si avrebbe un ulteriore progressivo impoverimento delle imprese abruzzesi e soprattutto l'allontanamento delle multinazionali. Si creerebbe un effetto domino negativo sull'attrattività di investimenti in Italia, proprio mentre l'Ocse richiama l'Abruzzo a cogliere tutte le opportunità di sviluppo in ogni settore produttivo».

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