Febbo: la Regione contraria al Parco
L'assessore Mauro Febbo (foto) nella sua veste di presidente del Tavolo per la perimetrazione avverte: "Il commissario non serve, cinque comuni su otto non vogliono quell'area protetta"
CHIETI. «Un Parco deve nascere dal consenso e non può essere imposto dall'alto. Non ha senso la diatriba del Parco sì o Parco no. Solo i fatti concreti contano davvero ma, fino ad ora, a partire da quel lontano 2001 in cui vide la luce la legge istitutiva del Parco della costa teatina, le otto amministrazioni comunali interessate non hanno prodotto né le perimetrazioni necessarie per la delimitazione del Parco né atti di approvazione o di modifica della bozza di attuazione del dpr istitutivo». L'assessore regionale all'Agricoltura, Mauro Febbo, è tornanto a schierarsi contro il Parco.
Lo ha fatto ieri mattina a Chieti nella sua veste di presidente del Tavolo di coordinamento dei Comuni interessati e della provincia di Chieti, nel corso di un incontro pubblico a cui era presente, in rappresentanza dell'amministrazione provinciale di Chieti, l'assessore all'Urbanistica, Nicola Campitelli.
«Il fatto paradossale», ha aggiunto Febbo, «è che ben cinque delle otto amministrazioni comunali sul cui territorio dovrebbe nascere il Parco, ovvero Rocca San Giovanni, San Vito Chietino, Ortona, Casalbordino e Torino di Sangro, hanno mostrato ferma contrarietà mentre le altre tre, Vasto, San Salvo e Fossacesia, che, solo a parole, si sono dette favorevoli, si sono ben guardate dal produrre documenti ufficiali in tal senso». Il 30 settembre scadrà il termine fissato dalla legge per l'istituzione del Parco nazionale della costa teatina.
«Commissario o meno», ha spiegato, «non cambierà nulla, quand'anche dovesse arrivare. Infatti, l'istituzione di un Parco si attua attraverso un Dpr che per richiede due passaggi fondamentali: il parere della Conferenza unificata dove sono chiamati ad esprimersi gli otto Comuni e la Provincia di Chieti; e l'intesa con la Regione. A tal proposito è la giunta regionale a dover manifestare un eventuale consenso ma il nostro orientamento è di segno diverso. Per cui il commissario non potrà fare altro che prendere atto dell'impossibilità di addivenire all'attuazione del Parco della costa teatina».
Febbo ha, inoltre, spiegato che la contrarietà al Parco della maggior parte dei Comuni coinvolti e di «gran parte della popolazione locale», si spiega con «la forte antropizzazione della zona e soprattutto con le numerose attività imprenditoriali e commerciali operanti che verrebbero fortemente penalizzate da divieti e da regolamenti estremamente rigidi nel caso venissero a ricadere nel perimetro del Parco».
Inoltre, ha aggiunto l'assessore regionale, nel corso del recente incontro negli uffici del ministero, «è emerso che mancherebbe la copertura finanziaria per l'attivazione e la contestuale gestione del Parco stesso». Febbo ha, invece, confermato di voler sostenere il Progetto speciale di valorizzazione della costa dei trabocchi che, ha detto, «resta un'alternativa percorribile e maggiormente compatibile con la zona interessata. Peraltro, si tratta di un progetto serio che prevede la nascita della cosiddetta Via verde nelle aree dismesse dell'ex tracciato ferroviario e che è condiviso da numerosi rappresentanti delle amministrazioni locali».
Lo ha fatto ieri mattina a Chieti nella sua veste di presidente del Tavolo di coordinamento dei Comuni interessati e della provincia di Chieti, nel corso di un incontro pubblico a cui era presente, in rappresentanza dell'amministrazione provinciale di Chieti, l'assessore all'Urbanistica, Nicola Campitelli.
«Il fatto paradossale», ha aggiunto Febbo, «è che ben cinque delle otto amministrazioni comunali sul cui territorio dovrebbe nascere il Parco, ovvero Rocca San Giovanni, San Vito Chietino, Ortona, Casalbordino e Torino di Sangro, hanno mostrato ferma contrarietà mentre le altre tre, Vasto, San Salvo e Fossacesia, che, solo a parole, si sono dette favorevoli, si sono ben guardate dal produrre documenti ufficiali in tal senso». Il 30 settembre scadrà il termine fissato dalla legge per l'istituzione del Parco nazionale della costa teatina.
«Commissario o meno», ha spiegato, «non cambierà nulla, quand'anche dovesse arrivare. Infatti, l'istituzione di un Parco si attua attraverso un Dpr che per richiede due passaggi fondamentali: il parere della Conferenza unificata dove sono chiamati ad esprimersi gli otto Comuni e la Provincia di Chieti; e l'intesa con la Regione. A tal proposito è la giunta regionale a dover manifestare un eventuale consenso ma il nostro orientamento è di segno diverso. Per cui il commissario non potrà fare altro che prendere atto dell'impossibilità di addivenire all'attuazione del Parco della costa teatina».
Febbo ha, inoltre, spiegato che la contrarietà al Parco della maggior parte dei Comuni coinvolti e di «gran parte della popolazione locale», si spiega con «la forte antropizzazione della zona e soprattutto con le numerose attività imprenditoriali e commerciali operanti che verrebbero fortemente penalizzate da divieti e da regolamenti estremamente rigidi nel caso venissero a ricadere nel perimetro del Parco».
Inoltre, ha aggiunto l'assessore regionale, nel corso del recente incontro negli uffici del ministero, «è emerso che mancherebbe la copertura finanziaria per l'attivazione e la contestuale gestione del Parco stesso». Febbo ha, invece, confermato di voler sostenere il Progetto speciale di valorizzazione della costa dei trabocchi che, ha detto, «resta un'alternativa percorribile e maggiormente compatibile con la zona interessata. Peraltro, si tratta di un progetto serio che prevede la nascita della cosiddetta Via verde nelle aree dismesse dell'ex tracciato ferroviario e che è condiviso da numerosi rappresentanti delle amministrazioni locali».
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