Ferrero: con noi l’Europa dei diritti
Il segretario di Rifondazione: contro la crisi salari più alti.
PESCARA. «Il 70%-80% delle leggi italiane sono recepimenti di direttive europee. Delle direttive l’80% sono votate da tutti i partiti che siedono nel Parlamento: a Bruxelles il Pd di Franceschini vota col Pdl di Berluscuni e con l’Italia dei valori di Di Pietro, perché lì c’è un governo di grande coalizione. Per questo, a chi parla di voto utile dico che il voto utile deve andare a chi si oppone a tutto questo». Paolo Ferrero segretario di Rifondazione comunista spiega così le ragioni della lista che Prc e Comunisti italiani presentano assieme per le elezioni europee. La lista nella circoscrizione sud ha come capolista Vittorio Agnoletto, l’unico candidato abruzzese è Antonio Macera, segretario regionale dei Comunisti italiani.
Ferrero non è candidato, perché lo statuto di Rifondazione vieta di cumulare carica politica e carica parlamentare.
Segretario Ferrero, qual è la ricetta di Rifondazione per l’Europa?
«Oggi l’Europa è una unità di moneta e di mercato, ma le condizioni salariali e i diritti sono molto diversi da paese a paese. Questo rischia, soprattutto in un momento di crisi, di innescare una guerra tra poveri che può distruggere l’Europa. La nostra proposta è che si faccia con l’Europa quello che si fece in Italia dagli anni Cinquanta in poi, sotto la spinta di gente come Di Vittorio: un salario europeo, uno statuto dei lavoratori europeo, un sistema fiscale europeo. Cioè la costruzione di una uniformità di condizioni al rialzo e non al ribasso».
Pensate di raggiungere il quorum del 4%?
«Direi di sì. Tutti i sondaggi lo dicono e in questi ultimi giorni abbiamo elementi di recupero».
La campagna elettorale si svolge in un momento di forte crisi generale. Come se ne esce?
«È necessaria una forte redistribuzione del reddito. Bisogna trasferire soldi dalle rendite ai salari. Per fare questo bisogna tassare pesantemente i grandi patrimoni».
A partire da quali redditi?
«Dai 120mila euro in su bisogna aumentare le tasse, ma soprattutto bisogna reintrodurre la tassa di successione sopra i 400-500mila euro e una tassa patrimoniale sopra i 500mila euro».
Ma così non si rischia di colpire chi già paga le tasse?
«No, perché sia la tassa patrimoniale che quella di successione tocca anche i patrimoni degli evasori fiscali. È per questo che all’Europa proporremo la rottura delle relazioni con i paradisi fiscali».
Come giudica l’intervento del governo nel terremoto?
«Da parte di Berlusconi c’è stato un uso mediatico del terremoto. Nel merito dell’intervento, è gravissima la scelta di centralizzare tutto su Bertolaso per la ricostruzione. È il contrario di quello che andava fatto».
«Cosa andava fatto invece?
«Andava coinvolto il territorio, gli enti locali, persino l’associazionismo, secondo il modello umbro, che ha funzionato, e non secondo il modello Molise che non ha funzionato. Temo che con questo sistema qualcuno farà molti affari sulle spalle dei terremotati».
Perché alle comunali di Pescara non vi siete alleati col Pd?
«Non eravamo d’accordo sul modello di gestione dei beni pubblici».
Al ballottaggio tornerete insieme?
«Si discuterà dopo il primo turno. Ora il problema è che la sinistra abbia più volti possibile».
Ferrero non è candidato, perché lo statuto di Rifondazione vieta di cumulare carica politica e carica parlamentare.
Segretario Ferrero, qual è la ricetta di Rifondazione per l’Europa?
«Oggi l’Europa è una unità di moneta e di mercato, ma le condizioni salariali e i diritti sono molto diversi da paese a paese. Questo rischia, soprattutto in un momento di crisi, di innescare una guerra tra poveri che può distruggere l’Europa. La nostra proposta è che si faccia con l’Europa quello che si fece in Italia dagli anni Cinquanta in poi, sotto la spinta di gente come Di Vittorio: un salario europeo, uno statuto dei lavoratori europeo, un sistema fiscale europeo. Cioè la costruzione di una uniformità di condizioni al rialzo e non al ribasso».
Pensate di raggiungere il quorum del 4%?
«Direi di sì. Tutti i sondaggi lo dicono e in questi ultimi giorni abbiamo elementi di recupero».
La campagna elettorale si svolge in un momento di forte crisi generale. Come se ne esce?
«È necessaria una forte redistribuzione del reddito. Bisogna trasferire soldi dalle rendite ai salari. Per fare questo bisogna tassare pesantemente i grandi patrimoni».
A partire da quali redditi?
«Dai 120mila euro in su bisogna aumentare le tasse, ma soprattutto bisogna reintrodurre la tassa di successione sopra i 400-500mila euro e una tassa patrimoniale sopra i 500mila euro».
Ma così non si rischia di colpire chi già paga le tasse?
«No, perché sia la tassa patrimoniale che quella di successione tocca anche i patrimoni degli evasori fiscali. È per questo che all’Europa proporremo la rottura delle relazioni con i paradisi fiscali».
Come giudica l’intervento del governo nel terremoto?
«Da parte di Berlusconi c’è stato un uso mediatico del terremoto. Nel merito dell’intervento, è gravissima la scelta di centralizzare tutto su Bertolaso per la ricostruzione. È il contrario di quello che andava fatto».
«Cosa andava fatto invece?
«Andava coinvolto il territorio, gli enti locali, persino l’associazionismo, secondo il modello umbro, che ha funzionato, e non secondo il modello Molise che non ha funzionato. Temo che con questo sistema qualcuno farà molti affari sulle spalle dei terremotati».
Perché alle comunali di Pescara non vi siete alleati col Pd?
«Non eravamo d’accordo sul modello di gestione dei beni pubblici».
Al ballottaggio tornerete insieme?
«Si discuterà dopo il primo turno. Ora il problema è che la sinistra abbia più volti possibile».