Foggia, morto suicida Michele LambiaseSparò all'ex compagna e al suo fidanzato
Da otto giorni era in fuga armato di una pistola calibro 6,35 con cui aveva tentato di uccidere la sua ex convivente e il suo nuovo compagno a Montesilvano. È stato trovato morto vicino alla tangenziale di Foggia. Secondo i carabinieri si sarebbe tolto la vita 2 o 3 giorni fa
MONTESILVANO. Michele Lambiase, lo stalker che ha tentato di uccidere la sua ex convivente e il suo nuovo compagno a Montesilvano, è stato trovato morto in un casolare vicino a Foggia a due passi dalla tangenziale. Da otto giorni era in fuga armato di una pistola calibro 6,35, la stessa arma che avrebbe usato per suicidarsi. Secondo i carabinieri si sarebbe tolto la vita 2 o 3 giorni fa
Il corpo di Lambiase sarebbe stato trovato da un gruppo di bulgari che lavora nella zona raccogliendo materiale di ferro. Il gruppo ha informato un connazionale che avrebbe chiamato un amico guardia giurata. Quest'ultima, recatasi sul posto, ha quindi dato l'allarme alle forze dell'ordine.
Michele Lambiase, 47 anni, nella notte tra il 7 e l'8 novembre aveva sparato in un
parcheggio di Montesilvano alla ex convivente e al suo fidanzato, ferendoli in modo grave. L'uomo era fuggito dagli arresti domiciliari, a Foggia, per effettuare la spedizione punitiva nel pescarese. Il provvedimento era stato stabilito il 6 novembre dal magistrato che aveva disposto per lui il divieto di dimora a Silvi Marina (Teramo), dove in passato aveva vissuto con la compagna e dalla cui relazione è nato un figlio che ora ha quattro anni.
Dopo la separazione, lui aveva cominciato a pedinarla inviandole sms minacciosi. Lei lo aveva denunciato, ma lui aveva più volte violato la prescrizione del magistrato e il giudice aveva disposto gli arresti domiciliari.
Il 7 novembre notte Lambiase ha atteso sotto casa l'ex convivente, mimetizzandosi con una parrucca bionda e un paio di occhiali. Quando la donna ha incontrato il suo attuale fidanzato a Montesilvano (Pescara), Lambiase ha sparato ad entrambi con una pistola calibro 6,35, forse la stessa con la quale poi si è ucciso. L'ex convivente è rimasta sfigurata in volto, mentre all'uomo è stato asportato un rene.
I carabinieri sapevano che Lambiase era tornato in Puglia perché per qualche giorno avevano tenuto sotto controllo il suo cellulare. Poi l'uomo aveva spento il telefonino, rendendo inutili i tentativi di individuare dove si nascondesse. Poi, due o tre giorni fa il suicidio.
Il corpo di Lambiase sarebbe stato trovato da un gruppo di bulgari che lavora nella zona raccogliendo materiale di ferro. Il gruppo ha informato un connazionale che avrebbe chiamato un amico guardia giurata. Quest'ultima, recatasi sul posto, ha quindi dato l'allarme alle forze dell'ordine.
Michele Lambiase, 47 anni, nella notte tra il 7 e l'8 novembre aveva sparato in un
parcheggio di Montesilvano alla ex convivente e al suo fidanzato, ferendoli in modo grave. L'uomo era fuggito dagli arresti domiciliari, a Foggia, per effettuare la spedizione punitiva nel pescarese. Il provvedimento era stato stabilito il 6 novembre dal magistrato che aveva disposto per lui il divieto di dimora a Silvi Marina (Teramo), dove in passato aveva vissuto con la compagna e dalla cui relazione è nato un figlio che ora ha quattro anni.
Dopo la separazione, lui aveva cominciato a pedinarla inviandole sms minacciosi. Lei lo aveva denunciato, ma lui aveva più volte violato la prescrizione del magistrato e il giudice aveva disposto gli arresti domiciliari.
Il 7 novembre notte Lambiase ha atteso sotto casa l'ex convivente, mimetizzandosi con una parrucca bionda e un paio di occhiali. Quando la donna ha incontrato il suo attuale fidanzato a Montesilvano (Pescara), Lambiase ha sparato ad entrambi con una pistola calibro 6,35, forse la stessa con la quale poi si è ucciso. L'ex convivente è rimasta sfigurata in volto, mentre all'uomo è stato asportato un rene.
I carabinieri sapevano che Lambiase era tornato in Puglia perché per qualche giorno avevano tenuto sotto controllo il suo cellulare. Poi l'uomo aveva spento il telefonino, rendendo inutili i tentativi di individuare dove si nascondesse. Poi, due o tre giorni fa il suicidio.