Formazione, controlli sui corsi
Gatti: meritocrazia e innovazione per migliorare la qualità degli studi.
L’AQUILA. Qualità, meritocrazia e semplificazione: sono queste le parole chiave, almeno secondo la giunta regionale, della riforma del sistema di accreditamento degli enti di formazione. Il testo che regola l’esercizio e l’attribuzione dei finanziamenti regionali approvato ieri dall’esecutivo abruzzese. I 65 articoli presentati dall’assessore alla formazione, Paolo Gatti. La riforma introduce la sostanziale novità che saranno i formatori e non più gli enti ad essere accreditati, al fine di evitare la mera valutazione delle strutture utilizzate per i corsi. Lo stesso sistema di accreditamento verrà riformato con l’obiettivo di dare maggior rilievo alla qualità dei formatori utilizzati dall’ente per svolgere le attività didattiche. «Il principio di base», ha spiegato il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, nella conferenza di presentazione a palazzo Silone, «è quello di avere come interlocutori della formazione soggetti individuati nel modo più meritocratico possibile.
Qui stiamo parlando», ha precisato, «di una riforma necessaria, non certo popolare, ma bisognava pur porre fine all’assistenzialismo nei confronti dei formatori». Nell’ambito dell’individuazione dei parametri di valutazione,assumerà maggiore rilievo la “consistenza” giuridico-economica dell’ente e sarà sperimentato un sistema di valutazioni a punti, una sorta di rating della qualità dell’ente che oscillerà da un massimo di 100 punti fino alla soglia minimale di 60 punti sotto la quale sarà revocato l’accreditamento. I promotori parlano di meno burocrazia e più semplificazione, infine, per ottenere l’accreditamento. Da una parte la riforma prevede la cessazione dell’obbligo di ripresentare le domande di iscrizione ogni due anni; dall’altra, vengono introdotti dei controlli più serrati.
Ogni anno il 20% degli enti sarà sottoposto a verifica, in questo modo, verrà garantito un controllo totale di tutti gli enti accreditati, circa 300, su tutto il territorio abruzzese. «Bisognava riformare il sistema iniziando dalle radici», ha commentato l’assessore Gatti, «Sinora, per avere una buona valutazione, bastava avere delle strutture adeguate, ora invece all’accreditamento delle strutture si predilige all’aspetto qualitativo dei soggetti formatori». Assessore e presidente, affiancati dalla dirigente di settore Rita Rossi, hanno ribadito che la riforma rappresenta uno strumento necessario, soprattutto in questo frangente di crisi economica, per «consentire alla formazione di svolgere appieno il proprio ruolo e per garantire un futuro di opportunità alle aziende, ai lavoratori e ai giovani».
Qui stiamo parlando», ha precisato, «di una riforma necessaria, non certo popolare, ma bisognava pur porre fine all’assistenzialismo nei confronti dei formatori». Nell’ambito dell’individuazione dei parametri di valutazione,assumerà maggiore rilievo la “consistenza” giuridico-economica dell’ente e sarà sperimentato un sistema di valutazioni a punti, una sorta di rating della qualità dell’ente che oscillerà da un massimo di 100 punti fino alla soglia minimale di 60 punti sotto la quale sarà revocato l’accreditamento. I promotori parlano di meno burocrazia e più semplificazione, infine, per ottenere l’accreditamento. Da una parte la riforma prevede la cessazione dell’obbligo di ripresentare le domande di iscrizione ogni due anni; dall’altra, vengono introdotti dei controlli più serrati.
Ogni anno il 20% degli enti sarà sottoposto a verifica, in questo modo, verrà garantito un controllo totale di tutti gli enti accreditati, circa 300, su tutto il territorio abruzzese. «Bisognava riformare il sistema iniziando dalle radici», ha commentato l’assessore Gatti, «Sinora, per avere una buona valutazione, bastava avere delle strutture adeguate, ora invece all’accreditamento delle strutture si predilige all’aspetto qualitativo dei soggetti formatori». Assessore e presidente, affiancati dalla dirigente di settore Rita Rossi, hanno ribadito che la riforma rappresenta uno strumento necessario, soprattutto in questo frangente di crisi economica, per «consentire alla formazione di svolgere appieno il proprio ruolo e per garantire un futuro di opportunità alle aziende, ai lavoratori e ai giovani».