Gli industriali: pronti a uscire dal Patto
Ultimatum a Chiodi del presidente Angelucci: non è stato raggiunto alcun obiettivo
PESCARA. «Confermiamo il nostro impegno con senso di responsabilità, ma diciamo subito che usciremo dal Patto per l'Abruzzo se non si dovessero raggiungere gli obiettivi prefissati in un tempo ragionevole». Non ammette più ritardi o omissioni il presidente di Confindustria Abruzzo, Mauro Angelucci, di fronte agli scenari di instabilità politica, finanziaria ed economica che stanno avendo effetti devastanti sul sistema produttivo italiano e in particolare su quello regionale.
Dalla conferenza programmatica che rilancia le proposte degli industriali sulla Vertenza Abruzzo arriva un segnale politico forte alle istituzioni e al governo della giunta Chiodi, come se il tempo fosse diventato improvvisamente una risorsa non più disponibile.
A che punto è il Patto per l'Abruzzo?
«Non vediamo riforme strutturali, e a questo punto le imprese non possono e non vogliono più aspettare. Riteniamo che finora il Patto abbia mancato tutti gli obiettivi prefissati perdendo una grande occasione. Siamo stati i primi a proporre una larga intesa delle parti sociali sui temi dello sviluppo a livello nazionale, ma fino a oggi non si è riusciti neppure a convocare un incontro con il governo».
Se dovesse perdurare questa fase di stallo, gli imprenditori abruzzesi potranno fare a meno del Patto?
«Confindustria non può che essere contraria a restare nel Patto se non sarà garantito il mantenimento degli impegni politici e finanziari previsti e più volte dichiarati dalla stessa politica».
Cosa chiedono gli industriali?
«Intanto, diciamo no a immotivati inasprimenti pregiudiziali verso il mondo produttivo, con il rischio di un innalzamento della pressione fiscale che non siamo disposti ad accettare. Occorre, senza ulteriori indugi, dare speditezza e concretezza alle finalità del Patto coinvolgendo anche i parlamentari abruzzesi che hanno dato prova in questi giorni di impegno unitario. Bisogna sbloccare, recuperare e rendere finalmente disponibili tutte le risorse per ridare respiro all'economia regionale».
Confindustria rilancia come principale obiettivo il tema delle grandi opere?
«Le infrastrutture sono certamente un capitolo importante, ma noi chiediamo come impegno prioritario la ricostruzione post sisma, l'avvio immediato degli interventi contenuti e approvati nell'ambito di vari programmi finanziari, un Masterplan per lo sviluppo turistico. Chiediamo che per il reperimento delle risorse pubbliche si intervenga con assoluto rigore sui costi della politica e della pubblica amministrazione».
Le proposte rispolverano progetti in qualche caso vecchi di quindici anni.
«Proposti, in molti casi cantierabili e mai realizzati ma non per questo meno essenziali per far ripartire l'Abruzzo. Oggi la società civile, il mondo produttivo e del lavoro, hanno bisogno di risposte immediate e concrete su temi legati alle infrastrutture, materiali e immateriali. Penso a temi importanti che devono assolutamente entrare nella dialettica del Patto per lo Sviluppo come l'accesso al lavoro da parte dei giovani, la fiscalità, il credito, il sostegno all'impresa e ai territori in termini di attrattività e di aiuto alla competitività».
Come pensate di mettere la politica alle strette di fronte alle priorità da voi stessi indicate?
«Chiediamo che si arrivi finalmente a un crono programma degli interventi specificando organismi e uffici responsabili delle procedure di attuazione».
In quali tempi?
«Non c'è più tempo da perdere. Senza voler fare dell'allarmismo, dobbiamo renderci conto che si prefigurano nuovi e più preoccupanti venti di crisi che richiedono, ora più che mai, la responsabilizzazione e la coesione di tutte le espressioni sociali, politiche e di governo».
È un richiamo all'etica della politica?
«Oggi fare politica richiede vero impegno, competenze e senso di responsabilità, oltre che un'assoluta tempestività perché più veloci sono anche i tempi dell'economia».
Dalla conferenza programmatica che rilancia le proposte degli industriali sulla Vertenza Abruzzo arriva un segnale politico forte alle istituzioni e al governo della giunta Chiodi, come se il tempo fosse diventato improvvisamente una risorsa non più disponibile.
A che punto è il Patto per l'Abruzzo?
«Non vediamo riforme strutturali, e a questo punto le imprese non possono e non vogliono più aspettare. Riteniamo che finora il Patto abbia mancato tutti gli obiettivi prefissati perdendo una grande occasione. Siamo stati i primi a proporre una larga intesa delle parti sociali sui temi dello sviluppo a livello nazionale, ma fino a oggi non si è riusciti neppure a convocare un incontro con il governo».
Se dovesse perdurare questa fase di stallo, gli imprenditori abruzzesi potranno fare a meno del Patto?
«Confindustria non può che essere contraria a restare nel Patto se non sarà garantito il mantenimento degli impegni politici e finanziari previsti e più volte dichiarati dalla stessa politica».
Cosa chiedono gli industriali?
«Intanto, diciamo no a immotivati inasprimenti pregiudiziali verso il mondo produttivo, con il rischio di un innalzamento della pressione fiscale che non siamo disposti ad accettare. Occorre, senza ulteriori indugi, dare speditezza e concretezza alle finalità del Patto coinvolgendo anche i parlamentari abruzzesi che hanno dato prova in questi giorni di impegno unitario. Bisogna sbloccare, recuperare e rendere finalmente disponibili tutte le risorse per ridare respiro all'economia regionale».
Confindustria rilancia come principale obiettivo il tema delle grandi opere?
«Le infrastrutture sono certamente un capitolo importante, ma noi chiediamo come impegno prioritario la ricostruzione post sisma, l'avvio immediato degli interventi contenuti e approvati nell'ambito di vari programmi finanziari, un Masterplan per lo sviluppo turistico. Chiediamo che per il reperimento delle risorse pubbliche si intervenga con assoluto rigore sui costi della politica e della pubblica amministrazione».
Le proposte rispolverano progetti in qualche caso vecchi di quindici anni.
«Proposti, in molti casi cantierabili e mai realizzati ma non per questo meno essenziali per far ripartire l'Abruzzo. Oggi la società civile, il mondo produttivo e del lavoro, hanno bisogno di risposte immediate e concrete su temi legati alle infrastrutture, materiali e immateriali. Penso a temi importanti che devono assolutamente entrare nella dialettica del Patto per lo Sviluppo come l'accesso al lavoro da parte dei giovani, la fiscalità, il credito, il sostegno all'impresa e ai territori in termini di attrattività e di aiuto alla competitività».
Come pensate di mettere la politica alle strette di fronte alle priorità da voi stessi indicate?
«Chiediamo che si arrivi finalmente a un crono programma degli interventi specificando organismi e uffici responsabili delle procedure di attuazione».
In quali tempi?
«Non c'è più tempo da perdere. Senza voler fare dell'allarmismo, dobbiamo renderci conto che si prefigurano nuovi e più preoccupanti venti di crisi che richiedono, ora più che mai, la responsabilizzazione e la coesione di tutte le espressioni sociali, politiche e di governo».
È un richiamo all'etica della politica?
«Oggi fare politica richiede vero impegno, competenze e senso di responsabilità, oltre che un'assoluta tempestività perché più veloci sono anche i tempi dell'economia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA