Grillo: è la rivoluzione della gente normale

Il leader del Movimento 5 Stelle a Teramo: non abbiamo figli di politici e gente siliconata, in Parlamento solo persone che lavorano duro

TERAMO. One man show. Per più di un’ora Beppe Grillo ha tenuto in pugno una piazza Martiri gremita, a Teramo. Alle 17 spaccate il comico-politico genovese è sceso dal camper dello “Tsunami tour” per salire sul palco, applaudito da un migliaio di persone, che hanno sfidato le temperature rigide e la pioggia pur di assistere a quello che spesso, più che un comizio elettorale, ha assunto i ritmi e il gergo di uno spettacolo di cabaret.

Grillo - a cui facevano da sfondo sul palco i candidati del Movimento 5 stelle a Camera e Senato - ha rotto il ghiaccio con una battuta. «Grazie per avermi fatto scoprire che Teramo esiste: al Nord non la conosce nessuno, e meno male. Qui avete l’Osservatorio astronomico e avete dato i natali a Pannella, c’è gente con le palle».

Poi dice che gli rimproverano di dire troppe parolacce, e giura di evitarle: promessa vana, visto che le migliori battute sono contrappuntate da epiteti a dir poco coloriti.

La prima stoccata ha come protagonista Berlusconi: Grillo si stupisce che «Santoro sia andato ospite di Berlusconi in tv: loro usano la tv e noi la piazza, loro usano uno strumento che fra qualche anno scomparirà, inghiottito dalla rete». E’ il primo di una serie di “loro” che Grillo usa per indicare genericamente l’establishment, il grande blob dei politici di professione.

E poi un’altra battuta, «Piove, governo tecnico», anticipa una lunga riflessione sulla presentazione dei simboli («c’era tante gente, quasi come per acquistare l’I-phone 5»). Torna serio quando spiega il perchè delle elezioni a febbraio: «per crearci problemi, anche nella raccolta di firme. Loro non le raccolgono, hanno paura. E fanno bene: loro devono essere terrorizzati».

Ne ha anche per il leader del Pd. Parla dei manifesti -anche quello di «Gargamella-Bersani, un po’ grigio, come una fettina di roastbeef al microonde» - pagati dalla banche, quelle che «non fanno credito ai cittadini e invece danno i soldi ai partiti, che rubano soldi agli italiani». Ovviamente ne ha anche per “Rigor Monti” che, fra l’altro, definisce «ritardato morale: prima fa una cosa e poi si accorge che non è morale». E lo critica perchè mette «l’Imu alle vedove ma non fa tagli alla presidenza della Repubblica che ha tre Maserati e 18 giardinieri».

Grillo illustra anche l’identikit dei candidati del Movimento 5 stelle: «non ci sono politici e figli dei magistrati, il 55% di chi andrà il parlamento sono donne. Le nostre non hanno le tette di silicone, i labbroni e i culoni: hanno tre figli e si sono fatte un culo lavorando. Sono queste le persone che voglio portare in parlamento».

Ha da dire anche sul redditometro: «voi volete sapere come spendo i miei soldi? Io voglio sapere come tu spendi i miei soldi».

Un accenno anche al Comune quando assicura che «anche qui la prossima giunta sarà 5 stelle». E sempre rimanendo in tema locale invita a salire sul palco dei lavoratori della Sogesa, la società fallita che gestiva la discarica del Cirsu che hanno scritto sulla tuta “Sindaci, fate la differenziata: riciclate gli operi Sogesa”.

Ritorna poi sui temi nazionali quando butta lì che «il mio programma è uno solo: li mando tutti a casa». E giù applausi.

I toni sono quelli del mattatore, Grillo tiene in pugno il pubblico, che segue i suoi ritmi e risponde alla sue provocazioni come quando, a più riprese invita tutti a dire: «sei un demagogo» o «sei un populista» - riportando le critiche che gli vengono mosse più spesso - e la piazza esegue. In realtà tenta più volte di passare in secondo piano - «Io non sono candidato, non sono nulla, sono solo garanzia di democrazia nel movimento» - ma poi la forte personalità prende il sopravvento. E afferma: «Mi avete fatto diventare ricco. Ma a 65 anni facevo il pensionato e guardavo Vespa? Mi annoiavo. Allora mi sono preparato, mi sono buttato nello stretto di Messina e ora siamo la prima forza in Sicilia».

L’obiettivo ora è il parlamento: «Il debito non l’abbiamo fatto noi ma loro, devono andar via. Ci metteremo due anni. Appena entrati in parlamento scopriremo i loro inciuci e inciucetti e se ne andranno affanculo». Parla anche di ridefinire il pagamento dell’enorme mole di interessi causati dal debito pubblico: «andremo da banche e assicurazioni e diremo: non paghiamo più dello 0,5 per i prossimi cinque anni». E poi pollice verso su Tav, Province, leggi che non si capiscono, inceneritori e impianti a biomasse («so che qui ve ne vogliono fare uno molto grande») e tanti altri argomenti toccati nel corso del comizio-show. Dopo più di un’ora, Grillo lascia spazio ai candidati alla Camera e Senato: studenti universitari, insegnanti, piccoli imprenditori, tutte facce pulite. E poi, via alla volta di Chieti, dove si replica, alle 21.

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