Honda: 80mila moto e nuovo scooter
Le prospettive per il 2012 dello stabilimento di Atessa che riapre il 9 gennaio
ATESSA. Si rientra il 9 gennaio nei cancelli della Honda, l'azienda del colosso giapponese delle due ruote che vive momenti di grande difficoltà dovuti al crollo del mercato di riferimento. Dopo il periodo di cassa integrazione, da ottobre a novembre e dal 16 dicembre fino alla riapertura, si prevedono mesi di grande difficoltà. Si parla addirittura di un paio d'anni di lenta e difficilissima risalita. Qualche spiraglio positivo comincia, tuttavia, a circolare tra gli oltre 600 dipendenti di contrada Saletti, 500 diretti di produzione e circa 150 indiretti.
Dicembre sarebbe dovuto essere il mese decisivo per affrontare con i management italiano e giapponese le questioni più urgenti legate alla produttività. E, invece, le prime risposte si avranno solo con la riapertura dello stabilimento, ormai ad anno nuovo.
Non c'è nulla ancora di certo, ma già si parla di una produzione di 80mila veicoli tra maxi moto, scooter e tosaerba per lo stabilimento atessano. Non sono grandi numeri, considerando che tra crisi globale e tsunami giapponese i volumi erano già scesi da 160mila a 100mila moto prodotte, ma sono abbastanza per far sperare.
Tra le maestranze c'è la netta sensazione che l'azienda, sia italiana che giapponese, voglia collaborare per mantenere in vita lo stabilimento in Val di Sangro. Il percorso, che si delineerà per i prossimi due anni, è ancora tutto da disegnare.
Di certo c'è che usciranno dei nuovi modelli dalla fabbrica di contrada Saletti di Atessa. Si tratta del Pcx, un nuovo scooter low cost simile al celebre e fortunato modello Sh, costruito però non più ad Atessa, ma in Vietnam. Alla Val di Sangro resterà solo l'assemblaggio.
Viene così confermato il timore espresso già nelle scorse settimane da tutte le sigle sindacali (Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil): da Atessa non usciranno più i motori Sh 125 e 150, la cui produzione è trasferita in Thailandia, ma li si assemblerà soltanto, così come avverrà per i nuovi modelli del colosso nipponico.
La perdita non è indolore. Lo stabilimento abruzzese è cresciuto qualitativamente e in produttività con la costruzione dei motori che hanno fatto grande la casa giapponese. Sono i motori la specificità dello stabilimento di contrada Saletti visto che le maxi moto vengono solo assemblate. Se si dovesse perdere anche l'ultima produzione restante, quella dei motori da 300cc, a quattro cilindri e power maxi per i tosaerba, allora lo stabilimeno entrerebbe davvero in una crisi profonda senza possibilità di ritorno.
Ma per il momento ad Atessa si preferisce pensare positivo. Ottantamila moto, tra cui in nuovo modello Pcx e, forse più in là, il nuovo Sh, non sono molto, ma sono rappresentano comunque un segnale.
I volumi promessi, seppur ridotti fortemente rispetto al passato, bastano per mantenere la produzione in Abruzzo e per tenere anche i numeri produttivi nelle circa 25 fabbriche dell'indotto Honda in Val di Sangro che occupano oltre 1.500 operai.
Era la risposta che si attendeva da tempo attraverso la programmazione del cosiddetto «maker layout», ovvero la pianificazione di quanti e quali pezzi sono assegnati alle fabbriche che lavorano per la galassia Honda. Secondo voci di stabilimento, sarebbero state salvaguardate tutte le aziende del Cisi locale, il consorzio di subfornitura industriale.
Almeno per lanno appena iniziato, dunque, i numeri e le lavorazioni per il nuovo modello Honda sono rimasti nell'indotto, a significare che esiste, almeno per ora, un sostaziale interesse per la casa giapponese a rimanere e a scommettere ancora sulla Val di Sangro.
Il tutto è però legato alle risposte del mercato delle due ruote che è quello che ha più subito la crisi economica mondiale. Le produzioni sono di fatto passate ai Paesi con un basso o bassissimo costo della manovalanza, ma rimanere ancora in Abruzzo, anche solo per l'assemblaggio, può voler significare che ad una prima ripresa delle commesse mondiali si potrà ripartire con entusiasmo.
Il difficile percorso che si profila all'orizzonte sarà affrontato con le nuove rsu che finora hanno avuto incontri solo interlocutori con il direttivo aziendale.
Le sigle sindacali del resto, sottoscrivendo all'unisono il patto di competitività, lo scorso luglio, avevano già dimostrato segnali di apertura con l'azienda arrivando ad una sorta di compromesso storico per la Val di Sangro che contrapponeva una più accentuata flessibilità e deroghe alla stabilizzazione dei precari in cambio di lavoro e mantenimento del volumi produttivi sul territorio.
L'impegno che si chiede ora alla Honda, in questo più che mai incerto 2012, è quello di mantenere la produzione dei motori da 300cc.
E' l'ultimo baluardo dell'industria di contrada Saletti, il terreno dove si giocherà la partita della sopravvivenza.
Dicembre sarebbe dovuto essere il mese decisivo per affrontare con i management italiano e giapponese le questioni più urgenti legate alla produttività. E, invece, le prime risposte si avranno solo con la riapertura dello stabilimento, ormai ad anno nuovo.
Non c'è nulla ancora di certo, ma già si parla di una produzione di 80mila veicoli tra maxi moto, scooter e tosaerba per lo stabilimento atessano. Non sono grandi numeri, considerando che tra crisi globale e tsunami giapponese i volumi erano già scesi da 160mila a 100mila moto prodotte, ma sono abbastanza per far sperare.
Tra le maestranze c'è la netta sensazione che l'azienda, sia italiana che giapponese, voglia collaborare per mantenere in vita lo stabilimento in Val di Sangro. Il percorso, che si delineerà per i prossimi due anni, è ancora tutto da disegnare.
Di certo c'è che usciranno dei nuovi modelli dalla fabbrica di contrada Saletti di Atessa. Si tratta del Pcx, un nuovo scooter low cost simile al celebre e fortunato modello Sh, costruito però non più ad Atessa, ma in Vietnam. Alla Val di Sangro resterà solo l'assemblaggio.
Viene così confermato il timore espresso già nelle scorse settimane da tutte le sigle sindacali (Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil): da Atessa non usciranno più i motori Sh 125 e 150, la cui produzione è trasferita in Thailandia, ma li si assemblerà soltanto, così come avverrà per i nuovi modelli del colosso nipponico.
La perdita non è indolore. Lo stabilimento abruzzese è cresciuto qualitativamente e in produttività con la costruzione dei motori che hanno fatto grande la casa giapponese. Sono i motori la specificità dello stabilimento di contrada Saletti visto che le maxi moto vengono solo assemblate. Se si dovesse perdere anche l'ultima produzione restante, quella dei motori da 300cc, a quattro cilindri e power maxi per i tosaerba, allora lo stabilimeno entrerebbe davvero in una crisi profonda senza possibilità di ritorno.
Ma per il momento ad Atessa si preferisce pensare positivo. Ottantamila moto, tra cui in nuovo modello Pcx e, forse più in là, il nuovo Sh, non sono molto, ma sono rappresentano comunque un segnale.
I volumi promessi, seppur ridotti fortemente rispetto al passato, bastano per mantenere la produzione in Abruzzo e per tenere anche i numeri produttivi nelle circa 25 fabbriche dell'indotto Honda in Val di Sangro che occupano oltre 1.500 operai.
Era la risposta che si attendeva da tempo attraverso la programmazione del cosiddetto «maker layout», ovvero la pianificazione di quanti e quali pezzi sono assegnati alle fabbriche che lavorano per la galassia Honda. Secondo voci di stabilimento, sarebbero state salvaguardate tutte le aziende del Cisi locale, il consorzio di subfornitura industriale.
Almeno per lanno appena iniziato, dunque, i numeri e le lavorazioni per il nuovo modello Honda sono rimasti nell'indotto, a significare che esiste, almeno per ora, un sostaziale interesse per la casa giapponese a rimanere e a scommettere ancora sulla Val di Sangro.
Il tutto è però legato alle risposte del mercato delle due ruote che è quello che ha più subito la crisi economica mondiale. Le produzioni sono di fatto passate ai Paesi con un basso o bassissimo costo della manovalanza, ma rimanere ancora in Abruzzo, anche solo per l'assemblaggio, può voler significare che ad una prima ripresa delle commesse mondiali si potrà ripartire con entusiasmo.
Il difficile percorso che si profila all'orizzonte sarà affrontato con le nuove rsu che finora hanno avuto incontri solo interlocutori con il direttivo aziendale.
Le sigle sindacali del resto, sottoscrivendo all'unisono il patto di competitività, lo scorso luglio, avevano già dimostrato segnali di apertura con l'azienda arrivando ad una sorta di compromesso storico per la Val di Sangro che contrapponeva una più accentuata flessibilità e deroghe alla stabilizzazione dei precari in cambio di lavoro e mantenimento del volumi produttivi sul territorio.
L'impegno che si chiede ora alla Honda, in questo più che mai incerto 2012, è quello di mantenere la produzione dei motori da 300cc.
E' l'ultimo baluardo dell'industria di contrada Saletti, il terreno dove si giocherà la partita della sopravvivenza.
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