I giovani manager di Bls e Carispaq in Emilia per tre anni

Inizia la trattativa tra la capogruppo Bper e i sindacati Il piano industriale sarà operativo già dal 1° settembre

LANCIANO. Sarà la mobilità il vero nodo della trattativa tra la Bper (Banca popolare dell’Emilia Romagna) e le organizzazioni sindacali di Bls (Banca popolare di Lanciano e Sulmona) e Carispaq (Cassa di risparmio dell’Aquila), che si è aperta a Modena.

La capogruppo emiliana ha iniziato a “svelare” numeri e obiettivi, per quanto riguarda il personale, che fanno parte del piano industriale presentato nei mesi scorsi e che vedrà la fusione per incorporazione di Meliorbanca, di Banca Popolare di Aprilia e, per l’Abruzzo, dei due istituti di credito, nella “Grande Bper”. Un piano di snellimento che mira alla riduzione dei costi, a partire dall’organico e dalle direzioni centrali delle banche inglobate (resteranno il marchio e divisioni territoriali) e probabilmente arriverà a un ridimensionamento anche della rete delle filiali.

La partita sui 1.100 esuberi in tutto il gruppo -130 per Bls e cento per Carispaq- invece si giocherà sul campo della riconversione delle mansioni, della riqualificazione professionale e della mobilità dei dipendenti, soprattutto quelli più giovani. «Bper punta a individuare giovani talenti da spostare per periodi di formazione prettamente manageriale nelle sedi della capogruppo», spiega Antonella Sboro (Fabi), «i quali, dopo un periodo di circa tre anni, torneranno nelle sedi di appartenenza con ruoli diversi, di responsabilità. L’aspetto della mobilità riguarderà la seconda parte della trattativa, anche se ci sarà un unico accordo quadro. Abbiamo chiesto maggiori informazioni di dettaglio, in special modo sulla forza lavoro che si intende far rimanere regione per regione».

Il calendario dei prossimi incontri è fitto: si ricomincia la settimana prossima, mentre ad agosto i sindacati saranno quasi ogni settimana a Modena. «Bper intende rendere operativa la procedura dal primo settembre», dicono.

Nella prima due giorni si è discusso dei 450 dipendenti che usciranno definitivamente dal gruppo, su base volontaria: si tratta di personale prossimo al pensionamento, una questione che riguarda marginalmente Bls e Carispaq, rispettivamente 14 e 21 persone, dove l’età media dei dipendenti è più bassa. La trattativa si annuncia lunga e dura, e i sindacati si preparano ad affilare le armi. «Nelle direzioni generali resteranno 30-40 dipendenti sui 130 attuali, si parla di demansionamento delle funzioni, mobilità e, per chi non aderisce agli incentivi all’esodo, di licenziamenti collettivi», afferma Franco Di Pretoro (Uil) secondo cui è stata messa in atto una strategia aggressiva: «Bper parla di costi, noi sindacati cerchiamo di riportare il discorso sugli investimenti che il gruppo vuol fare in ogni territorio: da questi dipende l’attività di una banca e di quanto personale avrà bisogno. Il vero problema, però, è che fine fa lo sviluppo dell’Abruzzo e delle sue imprese. I lavoratori e il territorio non possono pagare le colpe di scelte gestionali sbagliate a monte». «La Bls», commenta infine Anna Trovato (Fisac Cgil), «non può pagare per un gruppo a cui ha dato solo benefici».

Stefania Sorge

©RIPRODUZIONE RISERVATA