I vescovi, nuovo no al Centro oli

La Conferenza episcopale Abruzzo-Molise: l’ambiente va tutelato

PESCARA. «Come pastori della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana sentiamo di non poter restare indifferenti rispetto ai problemi che riguardano il fazzoletto di terra che ci è stato affidato». Con queste parole i Vescovi della Ceam lanciavano nel 2008 un appello alle istituzioni contro il Centro Oli di Ortona.
«Negli ultimi anni infatti, il territorio locale è stato teatro di pericolose emergenze ambientali che mettono a grave rischio ecologico le nostre regioni, da sempre considerate un polmone verde».

Ieri i vescovi abruzzesi e molisani guidati da monsignor Carlo Ghidelli vescovo di Lanciano-Ortona, hanno diffuso un nuovo appello sulla salvaguardia dell’ambiente, proprio nel giorno in cui si parla dell’accelerazione (tre anni per il primo impianto) data dal governo Berlusconi al piano di nuove centrali nucleari per l’Italia. Un piano che vede tra le località individuate anche il comune di Termoli in Molise.

«Se oggi interveniamo nuovamente in materia», scrivono i vescovi «è sempre per amore del nostro popolo, per promuovere il rispetto dell’ambiente attraverso una spiritualità tanto vigile verso il prossimo, quanto impegnata nell’adorazione del Creatore, nella consapevolezza che le preoccupazioni riguardo alla salvaguardia del creato allora segnalate sono ancora attuali e in alcuni casi perfino maggiori».

Il Centro oli.
«Una prima minaccia cui facevamo riferimento riguarda la costruzione del cosiddetto Centro Oli di Ortona. Il nostro allarme non è restato inascoltato, al punto che lo stesso Governo regionale ha varato una legge a tutela del territorio, nei confronti di un’attività considerata tra le più inquinanti per le risorse naturali, con conseguenze anche gravi sulla salute degli abitanti. Purtroppo, questa legge è stata impugnata a livello nazionale perché si occupa anche di ciò che riguarda il mare, materia che non è di competenza regionale. Auspichiamo che si attivi una collaborazione efficace fra Governo nazionale e Regione al fine di mantenere gli impegni assunti e tutelare tanto il nostro territorio, quanto il nostro mare, risorsa e patrimonio prezioso della nostra gente».

L’acqua pubblica.
«Un’ulteriore preoccupazione riguarda l’acqua», scrivono i vescovi, «bene comune la cui fruizione è un diritto fondamentale e inalienabile di tutti. Ribadiamo la nostra preoccupazione riguardo a progetti di privatizzazione della gestione di questo bene, mentre richiamiamo l’urgenza di una costante ed efficace vigilanza da parte delle Autorità responsabili sulla qualità dell’acqua che beviamo. Esprimiamo inoltre il nostro convinto appoggio all’impiego di fonti energetiche “pulite”, quali l’eolico e il fotovoltaico, a condizione che ciò avvenga in modo rispettoso dell’impatto ambientale e a norma di legge. In tal senso sta intervenendo anche il Governo regionale».

I rifiuti
. «L’emergenza rifiuti sembra sempre più preoccupante. Se ribadiamo la nostra volontà a cooperare attraverso la rete delle parrocchie all’educazione alla raccolta differenziata, oltre che ad adottare stili di vita ispirati alla sobrietà, chiediamo tempestività, organicità, legalità e chiarezza di interventi in questo campo da parte delle Autorità competenti. Ci viene segnalata in particolare la minaccia costituita in alcune zone da un inadeguato smaltimento di materiali tossici come l’amianto. Invitiamo tutti ad una mobilitazione morale e spirituale per tenere alta la vigilanza e la corresponsabilità per la diagnosi dei rischi e le terapie da adottare in questo campo».

Il lavoro.
Nel documento dei vescovi non poteva mancare un accenno alla crisi economica e occupazionale.
«Ci preoccupa in modo grave: se si intravedono segnali di ripresa a livello globale e nazionale, la ricaduta dei processi critici sulla vita quotidiana della nostra gente ci sembra oggi più che mai negativa. Molte famiglie non ce la fanno ad arrivare a fine mese e la mancanza di lavoro suscita timore e sconforto quanto mai fondati. Ai responsabili della cosa pubblica e agli imprenditori chiediamo uno slancio di coraggio e di generosità a tutto campo: è tempo di sacrifici per tutti, ma è giusto che un prezzo maggiore sia pagato non dai più deboli, ma da chi più ha e più deve investire per il bene comune.

Preghiamo affinché questo nostro grido non resti inascoltato e ciascuno misuri le proprie scelte davanti al giudizio di Dio, che ci chiama a rispondere ai bisogni dei più poveri».
Per la soluzione di questi problemi i vescovi abruzzesi e molisani, chiedono infine alla comunità cristiana di «essere testimone di stili di vita ispirati alla sobrietà, alla solidarietà verso i più deboli e a scelte responsabili davanti a Dio e nei confronti del prossimo e delle generazioni a venire». (cr.re.)