Ial Cisl, chiesto il processo per 19
La procura: truffe per intascare soldi pubblici, spariti almeno 10 milioni. L’indagine della Finanza nel 2007 dopo la scoperta di un buco nei conti, ottenuti accrediti per 30 milioni
PESCARA. Con l’accusa di associazione per delinquere, truffa, peculato e riciclaggio di denaro la procura di Pescara ha chiesto il rinvio a giudizio per 19 delle 21 persone indagate per lo scandalo dello Ial-Cisl Abruzzo-Molise, un maxi-raggiro da 30 milioni di euro.
Due anni e mezzo dopo l’inizio delle indagini sull’ente di formazione, il pm Mirvana Di Serio, che ha raccolto il testimone dal collega Andrea Papalia (trasferito in Calabria), ha chiesto il processo per «il gruppo criminale» - questa la definizione degli investigatori della guardia di Finanza - accusato di aver creato una struttura finanziaria abusiva che, dopo essersi «impadronita» dell’ente, lo avrebbe sfruttato per arricchirsi, svuotando le casse. Per l’accusa, nel periodo di tempo che va dal 2000 al 2006, dirigenti, impiegati, fornitori e consulenti indagati (tutti residenti nelle province di Pescara e di Teramo) avrebbero portato a compimento una serie di truffe aggravate «per il conseguimento di finanziamenti ed erogazioni pubbliche in danno della Regione Abruzzo e della Comunità europea», ottenendo dalla Regione l’accreditamento all’istituzione di numerosi corsi. Le operazioni fraudolente sarebbero state portate a termine grazie a corsi di formazione truccati, fatture gonfiate, timbri falsi, versamenti contributivi inesistenti, bilanci alterati con poste contabili fittizie. Grazie a queste «modalità», sostiene l’accusa, lo Ial Cisl sarebbe stato ammesso a finanziamenti pubblici pari a 30 milioni di euro: di questi, 24 milioni sarebbero stati effettivamente erogati. Dei 454 corsi complessivi, solo 206 sarebbero stati conclusi e saldati a seguito della presentazione di rendiconti finali; per altri 208 conclusi e non saldati, solo 95 sarebbero stati rendicontati, mentre 40 non sarebbero stati neppure conclusi. Questa attività, secondo l’accusa, avrebbe provocato una voragine di circa 10 milioni di euro nel bilancio dell’ente, denaro che sarebbe finito nelle tasche di un gruppo di quattro persone le quali avrebbero effettuato «reiterati indebiti e ingiustificati prelevamenti dalle casse dell’ente» versando il denaro (certamente non meno di 4,8 milioni, secondo la procura) su conti correnti personali o a loro riferibili.
A dare avvio all’inchiesta, nell’estate del 2007, era stato un esposto del commissario straordinario dello Ial Cisl Abruzzo Molise che, dopo essersi insediato, aveva scoperto un buco nei conti che mettava a rischio l’esistenza stessa dell’ente. Le truffe, secondo la ricostruzione del nucleo di polizia tributaria guidato dal tenente colonnello Mauro Odorisio con il coordinamento del comandante provinciale Maurizio Favia, sarebbero state realizzate attraverso una serie di artifici: documenti falsi per ottenere l’accreditamento di corsi dalla Regione, corsi di formazione con allievi privi di requisiti e false attestazioni di presenze, ostacoli ai controlli pubblici, certificazione di «costi fittizi» mai sostenuti. A luglio, l’ultimo atto dell’inchiesta era stato il sequestro dei beni di quattro indagati, con sigilli ad auto e immobili e al denaro trovato sui conti correnti.
Questi i nomi delle persone iscritte nel registro degli indagati alla data dell’avviso di conclusione delle indagini del 16 luglio scorso. Per due di loro è stata disposta l’archiviazione. Bruno Colombini, 64 anni, Alessandria; Francesco Gizzi, 48 anni, Pescara; Claudio Graziani, 54 anni, Teramo; Marco Michetti, 35 anni, Pescara; Michele Pomponio, 48 anni, Pescara; Riccardo Caricati, 42 anni, Montesilvano; Ottavio Panzone, 54 anni, Pianella; Antonio Barnabei, 44 anni, Giulianova; Renato Terrenzio, 62 anni, Pescara; Moreno D’Anastasio, 46 anni, Cepagatti; Renato Rodomonti, 47 anni, Teramo; Francesco Tribuiani, 57 anni, Giulianova; Mario Tribuiani, 61 anni, Giulianova; Romolo Scaricamazza, 62 anni, Cellino Attanasio; Antonio Scaricamazza, 56 anni, Teramo; Francescopaolo Michetti, 62 anni, Pescara; Antonietta Profico, 50 anni, Campli; Vittorio Galante, 52 anni, Teramo; Gaetano Pedicone, 56 anni, Teramo; Enrico Passerini, 51 anni, Bomba; Giuseppe Venti, 62 anni, Pescara.
Due anni e mezzo dopo l’inizio delle indagini sull’ente di formazione, il pm Mirvana Di Serio, che ha raccolto il testimone dal collega Andrea Papalia (trasferito in Calabria), ha chiesto il processo per «il gruppo criminale» - questa la definizione degli investigatori della guardia di Finanza - accusato di aver creato una struttura finanziaria abusiva che, dopo essersi «impadronita» dell’ente, lo avrebbe sfruttato per arricchirsi, svuotando le casse. Per l’accusa, nel periodo di tempo che va dal 2000 al 2006, dirigenti, impiegati, fornitori e consulenti indagati (tutti residenti nelle province di Pescara e di Teramo) avrebbero portato a compimento una serie di truffe aggravate «per il conseguimento di finanziamenti ed erogazioni pubbliche in danno della Regione Abruzzo e della Comunità europea», ottenendo dalla Regione l’accreditamento all’istituzione di numerosi corsi. Le operazioni fraudolente sarebbero state portate a termine grazie a corsi di formazione truccati, fatture gonfiate, timbri falsi, versamenti contributivi inesistenti, bilanci alterati con poste contabili fittizie. Grazie a queste «modalità», sostiene l’accusa, lo Ial Cisl sarebbe stato ammesso a finanziamenti pubblici pari a 30 milioni di euro: di questi, 24 milioni sarebbero stati effettivamente erogati. Dei 454 corsi complessivi, solo 206 sarebbero stati conclusi e saldati a seguito della presentazione di rendiconti finali; per altri 208 conclusi e non saldati, solo 95 sarebbero stati rendicontati, mentre 40 non sarebbero stati neppure conclusi. Questa attività, secondo l’accusa, avrebbe provocato una voragine di circa 10 milioni di euro nel bilancio dell’ente, denaro che sarebbe finito nelle tasche di un gruppo di quattro persone le quali avrebbero effettuato «reiterati indebiti e ingiustificati prelevamenti dalle casse dell’ente» versando il denaro (certamente non meno di 4,8 milioni, secondo la procura) su conti correnti personali o a loro riferibili.
A dare avvio all’inchiesta, nell’estate del 2007, era stato un esposto del commissario straordinario dello Ial Cisl Abruzzo Molise che, dopo essersi insediato, aveva scoperto un buco nei conti che mettava a rischio l’esistenza stessa dell’ente. Le truffe, secondo la ricostruzione del nucleo di polizia tributaria guidato dal tenente colonnello Mauro Odorisio con il coordinamento del comandante provinciale Maurizio Favia, sarebbero state realizzate attraverso una serie di artifici: documenti falsi per ottenere l’accreditamento di corsi dalla Regione, corsi di formazione con allievi privi di requisiti e false attestazioni di presenze, ostacoli ai controlli pubblici, certificazione di «costi fittizi» mai sostenuti. A luglio, l’ultimo atto dell’inchiesta era stato il sequestro dei beni di quattro indagati, con sigilli ad auto e immobili e al denaro trovato sui conti correnti.
Questi i nomi delle persone iscritte nel registro degli indagati alla data dell’avviso di conclusione delle indagini del 16 luglio scorso. Per due di loro è stata disposta l’archiviazione. Bruno Colombini, 64 anni, Alessandria; Francesco Gizzi, 48 anni, Pescara; Claudio Graziani, 54 anni, Teramo; Marco Michetti, 35 anni, Pescara; Michele Pomponio, 48 anni, Pescara; Riccardo Caricati, 42 anni, Montesilvano; Ottavio Panzone, 54 anni, Pianella; Antonio Barnabei, 44 anni, Giulianova; Renato Terrenzio, 62 anni, Pescara; Moreno D’Anastasio, 46 anni, Cepagatti; Renato Rodomonti, 47 anni, Teramo; Francesco Tribuiani, 57 anni, Giulianova; Mario Tribuiani, 61 anni, Giulianova; Romolo Scaricamazza, 62 anni, Cellino Attanasio; Antonio Scaricamazza, 56 anni, Teramo; Francescopaolo Michetti, 62 anni, Pescara; Antonietta Profico, 50 anni, Campli; Vittorio Galante, 52 anni, Teramo; Gaetano Pedicone, 56 anni, Teramo; Enrico Passerini, 51 anni, Bomba; Giuseppe Venti, 62 anni, Pescara.