Idv: rigore, risorse e regole

Il partito di Di Pietro boccia il patto per lo sviluppo lanciato da Chiodi

TERAMO. Un copione già letto, la fotocopia dei tanti documenti programmatici varati negli ultimi anni in Abruzzo. Nessuna innovazione, dunque, nel patto per lo sviluppo proposto dal governatore Gianni Chiodi. Solo parole già sentite.

La risposta dell'Idv al documento avanzato dalla Regione alle parti sociali è arrivata ieri da Teramo al suono di «rigore, risorse e regole», le tre R pensate contro il motto del «risanare, riformare, sviluppare» lanciato da Chiodi.

Le ricette e le riflessioni dell'Italia dei valori sono state al centro della prima conferenza programmatica regionale sul lavoro organizzata, ieri a Teramo, nella sala polifunzionale della Provincia.

A discuterne sono stati i big del partito, il senatore Alfonso Mascitelli, Carlo Costantini, capogruppo Idv in Regione, l'onorevole Augusto Di Stanislao insieme a Mauro Angelucci, presidente di Confindustria Abruzzo, e Gianni Di Cesare, segretario generale della Cgil Abruzzo. Assente per un'improvvisa labirintite, invece, l'ospite d'onore, il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, che avrebbe dovuto concludere i lavori.

Le ricette anti-crisi del partito di Di Pietro per «Ricucire l'Abruzzo» - questo lo slogan dell'incontro - sono state snocciolate da Di Stanislao in una relazione articolata con dati e proposte. Tra i punti elencati ci sono il rilancio dei distretti industriali e formativi, piattaforme pubblico-private per spingere la ricerca, investimenti per la formazione dei giovani, una nuova politica di integrazione con i paesi europei e mediterranei e un miglior uso delle risorse comunitarie.

«L'Idv accetta la sfida per la crescita e chiede un confronto pubblico alla giunta», ha spiegato Di Stanislao. «Noi siamo pronti a darci da fare, per portare avanti tutto l'Abruzzo e non solo una parte».

«Sconvolto e preoccupato» per la decisione della Procter & Gamble di chiudere il centro di ricerca di San Giovanni Teatino si è detto nel suo intervento Carlo Costantini.
Il suo appello per contrastare la crisi è stato all'insegna della «credibilità, quella che tutti dobbiamo ritrovare, non dobbiamo solo occuparci di contenuti ma dobbiamo tornare ad essere credibili rimettendoci tutti in discussione».

Per Mascitelli, oggi in Regione «c'è una grande convergenza tra imprese e sindacati non solo nell'analisi dei dati ma anche sulle attese nei confronti delle istituzioni. Ecco perché leggendo il patto di Chiodi mi sono preoccupato, perchè mi sono ritrovato con gli stessi contenuti di programmazione finanziaria usciti dalla Regione negli ultimi dieci anni».

Mentre, secondo Costantini, il patto per lo sviluppo sarebbe addirittura da datare «ai quadri di intesa programmatica firmati negli anni Novanta».

La stessa posizione nei confronti del documento è stata sostanzialmente condivisa anche da Cgil e Confidustria. «Non lo abbiamo condiviso, perché doveva essere costruito insieme e invece ci è stato proposto già così», ha commentato Angelucci. «C'è bisogno che la politica maturi, troppo spesso assistiamo ad una politica distratta che non si concentra sui problemi veri, noi chiediamo rapidità e rigorosità».

«Più che di un patto l'Abruzzo avrebbe bisogno di una vertenza», ha spiegato, invece, Di Cesare della Cgil. «Il patto è qualcosa che dice solo ciò di cui c'è bisogno, noi abbiamo bisogno di una vertenza nei confronti del governo che faccia capire le difficoltà specifiche dell'Abruzzo. Il bilancio è quello che è, non ci sono soldi per gli investimenti per il lavoro, la vertenza deve fare pressione sul governo perché intervenga con i fondi».

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