L’addio al commerciante ucciso a pugni dai rom. Applausi e palloncini colorati mentre passa la bara
Il fratello di Fadani: nessun perdono
In tremila ai funerali in piazza. Il messaggio della figlia: «Sei la mia stella»
ALBA ADRIATICA. Il dolore scolpito nella pietra dei volti della mamma Anita e dei fratelli Fabrizio e Alex. Il volto compunto e a tratti inconsapevole della figlia di sei anni che posa un peluche sulla bara coperta di rose. Il funerale di Emanuele Fadani - ieri alle 14 in una piazza IV novembre che a malapena è riuscita a contenere più di 2.500 persone - è stato un lungo momento di dolore corale. Ma è stato anche un momento di riflessione. Ha iniziato la figlioletta, che ha voluto lanciare un messaggio al papà che non c’è più.
E’ stato forse il momento più toccante di una cerimonia funebre - officiata dal vescovo Michele Seccia e da altri sette sacerdoti fra cui l’anziano parroco di Sant’Eufemia, don Iolando De Berardinis - che ha commosso tutti. E lo spiegamento delle forze di polizia - la città era blindata per timore di scontri - così come le telecamere e le macchine dei fotoreporter non hanno minimamente intaccato l’intensità della cerimonia.
Dopo le parole del vescovo, che ha vestito i panni dell’autorevole uomo di Chiesa per fugare sentimenti di odio nei cuori degli albensi, la figlia di Emanuele Fadani è salita su palco, di fianco all’altare, accompagnata dalla mamma Ilaria. Un cappottino bianco e una coda di cavallo che le scopriva il bel volto e poi tanto coraggio per guardare migliaia di persone. La mamma ha letto il messaggio a nome della figlia: «Caro papà, ti voglio un mondo di bene. Ogni volta che guarderò il cielo, guarderò la tua stella che mi protegge dall’alto. Sei il mio angelo custode. Ti amo, sei la luce dei miei occhi». Scesa dal palco, la piccola è stata accolta dai compagni di giochi e di scuola, che l’hanno abbracciata con una incredibile partecipazione per bambini tanto piccoli. E poi hanno deposto dei girasoli sulla bara del padre della bambina.
Dopo l’eucarestia è stata la volta del fratello Fabrizio. Questo era un intervento non programmato. Il vescovo, prima dell’inizio del funerale aveva cercato di dissuadere i familiari dal leggere il messaggio, dicendo che non era il caso di surriscaldare gli animi, suggerendo di leggerlo alla messa “di riuscita”. Ma i familiari hanno deciso che era importante parlare proprio durante la cerimonia funebre. Il fratello, accompagnato al microfono dal cugino Luciano, ha pronunciato parole forti, addolorate. Parole spesso interrotte dagli applausi della folla. Così è stato quando ha detto «vergognatevi» agli assassini del fratello o quando ha sperato che la nipote non vedesse mai in faccia chi ha ucciso suo padre. Emozioni troppo forti per la madre Anita che ha dovuto sedersi, amorevolmente abbracciata dall’altro figlio Alex.
Dopo il messaggio di Fabrizio Fadani il vescovo ha voluto riprendere la parola. «Condivido quanto detto», ha esordito, «ma un funerale non deve diventare uno spettacolo». Ha voluto ribadire che «tutti hanno la responsabilità del “bene comune”: se c’è qualcuno che si sente arrogante è bene che venga assicurato alla giustizia». Ma Seccia ha anche messo in guardia da chi persegue «ideali più facili: lo fanno i rom ma anche altri». E ha ricordato che «Emanuele è figlio di Dio perchè è battezzato» e che «il battesimo ci impegna tutti».
Il momento della benedizione della salma è coinciso con il rilascio di tanti palloncini, molti bianchi e altri colorati, che gli amici hanno tenuto in mano per tutta la durata della cerimonia. Centinaia di palloncini sono volati in aria insieme al canto del coro della parrocchia di Sant’Eufemia. Un paio di minuti di silenzio irreale nella piazza gremita e poi è salito in cielo l’ultimo palloncino, rosso, a forma di cuore, lasciato andare dalla figlia di Emanuele Fadani.
E poi gli amici, che indossavano tutti una felpa con l’immagine di Emanuele Fadani e la scritta “Sarai sempre nei nostri cuori”, hanno preso la bara a spalla e le hanno fatto fare il giro della piazza, prima di deporla nel carro funebre. Dopo un breve corteo, fino all’incrocio con via Roma, il feretro è partito alla volta del cimitero di Roseto. (a.f.)
E’ stato forse il momento più toccante di una cerimonia funebre - officiata dal vescovo Michele Seccia e da altri sette sacerdoti fra cui l’anziano parroco di Sant’Eufemia, don Iolando De Berardinis - che ha commosso tutti. E lo spiegamento delle forze di polizia - la città era blindata per timore di scontri - così come le telecamere e le macchine dei fotoreporter non hanno minimamente intaccato l’intensità della cerimonia.
Dopo le parole del vescovo, che ha vestito i panni dell’autorevole uomo di Chiesa per fugare sentimenti di odio nei cuori degli albensi, la figlia di Emanuele Fadani è salita su palco, di fianco all’altare, accompagnata dalla mamma Ilaria. Un cappottino bianco e una coda di cavallo che le scopriva il bel volto e poi tanto coraggio per guardare migliaia di persone. La mamma ha letto il messaggio a nome della figlia: «Caro papà, ti voglio un mondo di bene. Ogni volta che guarderò il cielo, guarderò la tua stella che mi protegge dall’alto. Sei il mio angelo custode. Ti amo, sei la luce dei miei occhi». Scesa dal palco, la piccola è stata accolta dai compagni di giochi e di scuola, che l’hanno abbracciata con una incredibile partecipazione per bambini tanto piccoli. E poi hanno deposto dei girasoli sulla bara del padre della bambina.
Dopo l’eucarestia è stata la volta del fratello Fabrizio. Questo era un intervento non programmato. Il vescovo, prima dell’inizio del funerale aveva cercato di dissuadere i familiari dal leggere il messaggio, dicendo che non era il caso di surriscaldare gli animi, suggerendo di leggerlo alla messa “di riuscita”. Ma i familiari hanno deciso che era importante parlare proprio durante la cerimonia funebre. Il fratello, accompagnato al microfono dal cugino Luciano, ha pronunciato parole forti, addolorate. Parole spesso interrotte dagli applausi della folla. Così è stato quando ha detto «vergognatevi» agli assassini del fratello o quando ha sperato che la nipote non vedesse mai in faccia chi ha ucciso suo padre. Emozioni troppo forti per la madre Anita che ha dovuto sedersi, amorevolmente abbracciata dall’altro figlio Alex.
Dopo il messaggio di Fabrizio Fadani il vescovo ha voluto riprendere la parola. «Condivido quanto detto», ha esordito, «ma un funerale non deve diventare uno spettacolo». Ha voluto ribadire che «tutti hanno la responsabilità del “bene comune”: se c’è qualcuno che si sente arrogante è bene che venga assicurato alla giustizia». Ma Seccia ha anche messo in guardia da chi persegue «ideali più facili: lo fanno i rom ma anche altri». E ha ricordato che «Emanuele è figlio di Dio perchè è battezzato» e che «il battesimo ci impegna tutti».
Il momento della benedizione della salma è coinciso con il rilascio di tanti palloncini, molti bianchi e altri colorati, che gli amici hanno tenuto in mano per tutta la durata della cerimonia. Centinaia di palloncini sono volati in aria insieme al canto del coro della parrocchia di Sant’Eufemia. Un paio di minuti di silenzio irreale nella piazza gremita e poi è salito in cielo l’ultimo palloncino, rosso, a forma di cuore, lasciato andare dalla figlia di Emanuele Fadani.
E poi gli amici, che indossavano tutti una felpa con l’immagine di Emanuele Fadani e la scritta “Sarai sempre nei nostri cuori”, hanno preso la bara a spalla e le hanno fatto fare il giro della piazza, prima di deporla nel carro funebre. Dopo un breve corteo, fino all’incrocio con via Roma, il feretro è partito alla volta del cimitero di Roseto. (a.f.)