Il metodo Chiodi per lo sviluppo
«Competenza, efficacia e snellezza: prendiamo insieme decisioni difficili»
PESCARA. Competenza, efficacia e snellezza: il governatore Gianni Chiodi cita i principi che sollevarono l'economia inglese nell'avviare il cammino del «Patto per lo sviluppo», l'accordo di responsabilità tra Regione e parti sociali su priorità e scelte strategiche per l'Abruzzo. «Questa è la proposta di metodo, insieme sarà più facile risolvere i problemi», dice in una sala affollata.
Ad ascoltare il presidente della Regione e l'assessore alle Attività produttive Alfredo Castiglione sono arrivati tutti gli attori del «Patto», convocati appositamente attorno all'ideale tavolo dell'emergenza. Dai sindacati alle associazioni di categoria, i rappresentanti di banche e dell'artigianato, dell'industria e delle piccole e medie imprese, i capigruppo consiliari di maggioranza e opposizione. Mancano solo gli agricoltori - l'assessore Castiglione chiarisce che c'è stato un equivoco - e l'Abruzzo che lavora, nonché quello politico, è pronto ad ascoltare come la Regione intenda tradurre in fatti l'impegno sociale al quale a dicembre tutti avevano già dato la loro disponibilità. Un'idea, quella del «Patto», che era stata lanciata dal Centro e ripresa subito in consiglio regionale alla luce dei vari fronti di crisi che si sentono scricchiolare (deficit bilancio regionale, copertura dei finanziamenti, tagli alla sanità, lavoro, occupazione e ricostruzione post terremoto).
L'impegno. Chiodi chiede un reciproco impegno a cooperare perché, sottolinea nel suo prologo, «il momento è molto difficile», «la crisi lascerà profondi segni» e «ci vuole un modo diverso per affrontare le politiche di sviluppo». La platea lo segue in silenzio, aspettandosi molto. Castiglione spezza un po' la tensione cercando di sintetizzare al massimo e con parole semplici il motivo della convocazione: «Questa è l'assemblea plenaria del Patto, entro spero una settimana si passerà alla formazione dei tavoli tematici con la creazione in particolare di un tavolo centrale sulle aree di crisi».
Il percorso prende forma, qualcuno abbozza un confronto su quanto non è stato fatto quando si trattava di prendere decisioni sofferte sulla sanità regionale, ma poi torna ad ascoltare il governatore (in compagnia anche degli assessori Carlo Masci e Mauro Di Dalmazio). Il «Patto» sarà governato da una consulta regionale, composta da 16 membri, rappresentanti di Province, Comuni, Comunità montane, sindacati, organizzazioni di categoria, mondo della cooperazione, università, Camere di commercio, sistema creditizio e aperta anche alle forze di opposizione.
Le priorità. Obiettivo sono le priorità per promuovere e sostenere lo sviluppo economico, sociale, civile e culturale. Il tavolo centrale a cui alludeva Castiglione è la cabina di pilotaggio (il nome riportato in sala è Steering commitee) che avrà il compito di anticipare le crisi aziendali ed intervenire sia a livello burocratico sia a livello di opportunità di riallocazione, riconversione o vendita di aziende o gruppi di aziende in fase di dismissione, liquidazione o cessazione in modo da evitare licenziamenti. E insieme al «Patto», la Regione fa suo il progetto di investimenti Fiat che Sergio Marchionne ha denominato «Fabbrica Italia». Con uno slancio di fantasia porta avanti «Fabbrica Abruzzo», un piano che mira a raccogliere le più importanti iniziative industriali di immediata cantierabilità per negoziarle con il ministero per lo Sviluppo economico, utilizzando gli strumenti del «Patto».
«Non è il libro dei sogni», riprende Chiodi, «ma una questione di metodo per concentrarci su ciò che ci unisce e non su ciò che ci divide, secondo un'ottica di medio e lungo termine, sapendo che da un lato c'è la rarefazione delle risorse, dall'altro il debito pubblico da colmare. Perché l'Abruzzo», e qui l'espressione del presidente si fa severa, «è la regione più indebitata d'Italia e nessuno può dire "non lo sapevo"».
Gli orticelli. La strategia di fondo è di ricorrere a politiche di risanamento, riforme e sviluppo. «Il mio auspicio è di riprogrammare il sistema Abruzzo che finora ha avuto tanti piccoli orticelli e localismi», insiste Chiodi riprendendo il confronto con la Sanità, «che non ci avrebbe fatto chiudere tanti micro ospedali e rivedere la loro organizzazione secondo un'ottica di efficienza».
Nelle cartelle che vengono nel frattempo distribuite si fa cenno alle priorità. Castiglione prende la parola e le legge. Parla di politiche di innovazione per agevolare la transazione finanziaria veloce, di politiche di aggregazione come sta avvenendo per i Poli di innovazione, promozione delle reti e partenariati tra Università, centri di ricerca e imprese. Chiodi prende a modello l'esperienza dei Consorzi fidi, strutture che fanno da intermediarie e garanzia tra piccole e medie imprese e le banche e annuncia che il budget sarà raddoppiato. «L'Abruzzo deve produrre innovazione per proiettarsi nei nuovi mercati e noi dobbiamo agevolare il sistema», aggiunge il presidente che chiude con una frase che vale un appello: «Questa è un'occasione più unica che rara affinché possiamo prendere insieme decisioni difficili per lo sviluppo».
Ad ascoltare il presidente della Regione e l'assessore alle Attività produttive Alfredo Castiglione sono arrivati tutti gli attori del «Patto», convocati appositamente attorno all'ideale tavolo dell'emergenza. Dai sindacati alle associazioni di categoria, i rappresentanti di banche e dell'artigianato, dell'industria e delle piccole e medie imprese, i capigruppo consiliari di maggioranza e opposizione. Mancano solo gli agricoltori - l'assessore Castiglione chiarisce che c'è stato un equivoco - e l'Abruzzo che lavora, nonché quello politico, è pronto ad ascoltare come la Regione intenda tradurre in fatti l'impegno sociale al quale a dicembre tutti avevano già dato la loro disponibilità. Un'idea, quella del «Patto», che era stata lanciata dal Centro e ripresa subito in consiglio regionale alla luce dei vari fronti di crisi che si sentono scricchiolare (deficit bilancio regionale, copertura dei finanziamenti, tagli alla sanità, lavoro, occupazione e ricostruzione post terremoto).
L'impegno. Chiodi chiede un reciproco impegno a cooperare perché, sottolinea nel suo prologo, «il momento è molto difficile», «la crisi lascerà profondi segni» e «ci vuole un modo diverso per affrontare le politiche di sviluppo». La platea lo segue in silenzio, aspettandosi molto. Castiglione spezza un po' la tensione cercando di sintetizzare al massimo e con parole semplici il motivo della convocazione: «Questa è l'assemblea plenaria del Patto, entro spero una settimana si passerà alla formazione dei tavoli tematici con la creazione in particolare di un tavolo centrale sulle aree di crisi».
Il percorso prende forma, qualcuno abbozza un confronto su quanto non è stato fatto quando si trattava di prendere decisioni sofferte sulla sanità regionale, ma poi torna ad ascoltare il governatore (in compagnia anche degli assessori Carlo Masci e Mauro Di Dalmazio). Il «Patto» sarà governato da una consulta regionale, composta da 16 membri, rappresentanti di Province, Comuni, Comunità montane, sindacati, organizzazioni di categoria, mondo della cooperazione, università, Camere di commercio, sistema creditizio e aperta anche alle forze di opposizione.
Le priorità. Obiettivo sono le priorità per promuovere e sostenere lo sviluppo economico, sociale, civile e culturale. Il tavolo centrale a cui alludeva Castiglione è la cabina di pilotaggio (il nome riportato in sala è Steering commitee) che avrà il compito di anticipare le crisi aziendali ed intervenire sia a livello burocratico sia a livello di opportunità di riallocazione, riconversione o vendita di aziende o gruppi di aziende in fase di dismissione, liquidazione o cessazione in modo da evitare licenziamenti. E insieme al «Patto», la Regione fa suo il progetto di investimenti Fiat che Sergio Marchionne ha denominato «Fabbrica Italia». Con uno slancio di fantasia porta avanti «Fabbrica Abruzzo», un piano che mira a raccogliere le più importanti iniziative industriali di immediata cantierabilità per negoziarle con il ministero per lo Sviluppo economico, utilizzando gli strumenti del «Patto».
«Non è il libro dei sogni», riprende Chiodi, «ma una questione di metodo per concentrarci su ciò che ci unisce e non su ciò che ci divide, secondo un'ottica di medio e lungo termine, sapendo che da un lato c'è la rarefazione delle risorse, dall'altro il debito pubblico da colmare. Perché l'Abruzzo», e qui l'espressione del presidente si fa severa, «è la regione più indebitata d'Italia e nessuno può dire "non lo sapevo"».
Gli orticelli. La strategia di fondo è di ricorrere a politiche di risanamento, riforme e sviluppo. «Il mio auspicio è di riprogrammare il sistema Abruzzo che finora ha avuto tanti piccoli orticelli e localismi», insiste Chiodi riprendendo il confronto con la Sanità, «che non ci avrebbe fatto chiudere tanti micro ospedali e rivedere la loro organizzazione secondo un'ottica di efficienza».
Nelle cartelle che vengono nel frattempo distribuite si fa cenno alle priorità. Castiglione prende la parola e le legge. Parla di politiche di innovazione per agevolare la transazione finanziaria veloce, di politiche di aggregazione come sta avvenendo per i Poli di innovazione, promozione delle reti e partenariati tra Università, centri di ricerca e imprese. Chiodi prende a modello l'esperienza dei Consorzi fidi, strutture che fanno da intermediarie e garanzia tra piccole e medie imprese e le banche e annuncia che il budget sarà raddoppiato. «L'Abruzzo deve produrre innovazione per proiettarsi nei nuovi mercati e noi dobbiamo agevolare il sistema», aggiunge il presidente che chiude con una frase che vale un appello: «Questa è un'occasione più unica che rara affinché possiamo prendere insieme decisioni difficili per lo sviluppo».
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