Il mondo del lavoro: "È un nuovo inizio"
Industriali, sindacati e associazioni: sblocco dei fondi europei per attrarre investimenti
PESCARA. All'Auditorium Petruzzi di Pescara, ieri, erano presenti tutti i segretari dei sindacati regionali e i presidenti delle associazioni di categoria. Il sentimento comune è la necessità del Patto per l'Abruzzo per avviare un nuovo sviluppo della regione, pur sapendo che questo deve essere solo un punto di partenza e non di arrivo.
Il presidente di Confindustria, Mauro Angelucci, sottolinea l'importanza della firma: «E' un momento significativo, direi storico, perché ci sono davvero tutte le componenti del lavoro, dell'economia e della politica in questo patto. Siamo contenti della prova di responsabilità data sia dal governo regionale che dall'opposizione. Sono ottimista per natura e credo che questa alleanza porterà a ottimi risultati. Nel patto abbiamo inserito quattro priorità, senza fare elenchi della spesa, ma l'importante è andare avanti con le riforme e farle nel più breve tempo possibile».
«E' un atto assolutamente necessario, un'iniziativa condivisibile che sosteniamo con convinzione vista la situazione estremamente difficile», dice Giandomenico Di Sante, della Confcommercio, «è il momento di fare squadra convergendo su un unico traguardo, solo così potremo affrontare il futuro con fiducia».
Più scettico è apparso Enzo Giammarino della Confesercenti: «Nel passato ci sono stati altri patti firmati che hanno prodotto poco e niente, vedremo se questo porterà a dei risultati. Il primo passo è un incontro con il governo per le risorse nazionali per cercare di risolvere il problema del credito alle piccole e medie imprese, che con la struttura dei consorzi fidi è in difficoltà».
Per Gianni Di Cesare, della Cgil, «l'Abruzzo è una regione in difficoltà da dieci anni soprattutto per la crescita e per questo c'è bisogno di un patto per lo sviluppo, altrimenti continueranno a esserci solo tagli dolorosi, mentre dobbiamo scommettere su crescita e sviluppo. C'è bisogno del sostegno del governo, perché con i suoi bilanci l'Abruzzo non è grado di camminare da solo. Subito dopo la firma del patto sarà necessario un incontro a Roma con il governo per rappresentare questa necessità».
«E' importante la nascita della cosiddetta unità di crisi», dichiara Roberto Campo, della Uil, «che mette insieme l'assessorato alle attività produttive e quello del lavoro, per evitare che le vertenze aziendali vengano affrontate solo dal lato degli ammortizzatori sociali. Ci aspettiamo che venga fatto un vero censimento di tali situazioni. Inoltre saremo più credibili nei confronti del governo nazionale chiedendo tutti insieme lo sblocco delle risorse».
«E' un segno di maturità dell'intera classe dirigente regionale», secondo Piero Peretti, dell'Ugl. «Ha quasi del miracoloso, visti i tempi che corrono, aver messo d'accordo associazioni sindacali e datori di lavoro su un unico documento. A oggi però abbiamo solo una cassetta degli attrezzi da lavoro, ora bisognerà iniziare a usarli».
Per Umberto Coccia, della Cisl, «il metodo della condivisione è molto interessante, speriamo che le scelte concrete che si faranno portino allo sblocco dei fondi europei utili per attrarre investimenti sul nostro territorio e per risolvere il grave problema della disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile».
Vincenzo Lucente, della Cisal, infine, ritiene che «solo atti di questo spessore, condivisi da tutte le parti sociali, possono dare avvio a quel valore aggiunto necessario a superare le difficoltà contingenti e programmatiche».
Il presidente di Confindustria, Mauro Angelucci, sottolinea l'importanza della firma: «E' un momento significativo, direi storico, perché ci sono davvero tutte le componenti del lavoro, dell'economia e della politica in questo patto. Siamo contenti della prova di responsabilità data sia dal governo regionale che dall'opposizione. Sono ottimista per natura e credo che questa alleanza porterà a ottimi risultati. Nel patto abbiamo inserito quattro priorità, senza fare elenchi della spesa, ma l'importante è andare avanti con le riforme e farle nel più breve tempo possibile».
«E' un atto assolutamente necessario, un'iniziativa condivisibile che sosteniamo con convinzione vista la situazione estremamente difficile», dice Giandomenico Di Sante, della Confcommercio, «è il momento di fare squadra convergendo su un unico traguardo, solo così potremo affrontare il futuro con fiducia».
Più scettico è apparso Enzo Giammarino della Confesercenti: «Nel passato ci sono stati altri patti firmati che hanno prodotto poco e niente, vedremo se questo porterà a dei risultati. Il primo passo è un incontro con il governo per le risorse nazionali per cercare di risolvere il problema del credito alle piccole e medie imprese, che con la struttura dei consorzi fidi è in difficoltà».
Per Gianni Di Cesare, della Cgil, «l'Abruzzo è una regione in difficoltà da dieci anni soprattutto per la crescita e per questo c'è bisogno di un patto per lo sviluppo, altrimenti continueranno a esserci solo tagli dolorosi, mentre dobbiamo scommettere su crescita e sviluppo. C'è bisogno del sostegno del governo, perché con i suoi bilanci l'Abruzzo non è grado di camminare da solo. Subito dopo la firma del patto sarà necessario un incontro a Roma con il governo per rappresentare questa necessità».
«E' importante la nascita della cosiddetta unità di crisi», dichiara Roberto Campo, della Uil, «che mette insieme l'assessorato alle attività produttive e quello del lavoro, per evitare che le vertenze aziendali vengano affrontate solo dal lato degli ammortizzatori sociali. Ci aspettiamo che venga fatto un vero censimento di tali situazioni. Inoltre saremo più credibili nei confronti del governo nazionale chiedendo tutti insieme lo sblocco delle risorse».
«E' un segno di maturità dell'intera classe dirigente regionale», secondo Piero Peretti, dell'Ugl. «Ha quasi del miracoloso, visti i tempi che corrono, aver messo d'accordo associazioni sindacali e datori di lavoro su un unico documento. A oggi però abbiamo solo una cassetta degli attrezzi da lavoro, ora bisognerà iniziare a usarli».
Per Umberto Coccia, della Cisl, «il metodo della condivisione è molto interessante, speriamo che le scelte concrete che si faranno portino allo sblocco dei fondi europei utili per attrarre investimenti sul nostro territorio e per risolvere il grave problema della disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile».
Vincenzo Lucente, della Cisal, infine, ritiene che «solo atti di questo spessore, condivisi da tutte le parti sociali, possono dare avvio a quel valore aggiunto necessario a superare le difficoltà contingenti e programmatiche».
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