Il no al petrolio diventa legge

Sì anche alla riforma energetica, nel 2015 fonti rinnovabili al 51%.

L’AQUILA. Seduta fiume in consiglio regionale con voto notturno sul disegno di legge di giunta che blocca le attività a terra delle compagnie petrolifere. Intanto passa il piano energetico regionale.

L’approvazione della legge anti-petrolio è arrivata a maggioranza dopo una seduta lunga e combattuta, con l’opposizione decisa a emendare il testo di giunta considerato «debole e lacunoso». La maggiore preoccupazione di Pd, Verdi, Rifondazione Comunista e Pdci era, ed è ancora, il rischio che anche questa legge, come la precedente, venga impugnata dal Governo davanti alla Corte costituzionale. Per scongiurare il pericolo di un nuovo ricorso il Partito democratico aveva proposto alla maggioranza una serie di modifiche che avrebbero reso la norma meno vulnerabile mentre i Verdi avevano avanzato la proposta di una moratoria di ulteriori tre anni per le attività di ricerca ed estrazione.

La maggioranza non ha però accettato di modificare il testo e lo ha presentato in aula così come licenziato dalla giunta, costringendo il Pd a spacchettare la sua proposta di modifica per ripresentarla sotto forma di emendamenti che sono stati sottoscritti da tutta l’opposizione. Dei quattordici emendamenti presentati, però, non ne è stato approvato nessuno. La maggioranza ha solamente recepito alcune parti delle proposte, come ad esempio quella sul piano di settore che può definire le aree in cui le attività sono o meno consentite.

Il disegno di legge approvata dalla giunta Chiodi alla fine di novembre passa così con poche modifiche. Cambia per esempio la definizione di «oli combustibili» che diventano «idrocarburi liquidi», per i quali non si potranno più esercitare attività di prospezione, ricerca, estrazione e prima lavorazione in sei aree con particolari peculiarità paesaggistiche per preservarle dalle «attività ad alto potenziale inquinante».

«Hanno rifiutato ogni tentativo di collaborazione consegnando una pessima legge all’Abruzzo» ha commentato il capogruppo Pd Camillo D’Alessandro. Per il capogruppo dei Verdi Walter Caporale, «la legge è una presa in giro degli abruzzesi. Non è stato fatto nulla per salvaguardare il mare e le coste».

Intanto nel pomeriggio di ieri era passato senza problemi il Piano energetico regionale, in base al quale nel 2010 la produzione di energia rinnovabile deve toccare il 31% del consumo interno lordo abruzzese. Mentre nel 2015 lo scenario energetico deve prevedere il raggiungimento di una quota di rinnovabile del 51%. Il piano prevede altre finalità ritenute essenziali quali la progettazione e l’implementazione delle politiche energetico-ambientali, l’economica gestione delle fonti energetiche primarie disponibili sul territorio, lo sviluppo di possibili alternative al consumo di idrocarburi, la limitazione dell’impatto con l’ambiente e dei danni alla salite pubblica dovuti all’utilizzo delle fonti fossili e la partecipazione ad attività finalizzate alla sostenibilità dello sviluppo.

Il piano è stato illustrato dal consigliere del Pdl Nicola Argirò, relatore del progetto di legge. Il consigliere del Pd Franco Caramanico, che come presidente della commissione attività produttive, nella passata legislatura ha contribuito alla stesura del piano, ha ringraziato il centrodestra e il presidente della Giunta, Gianni Chiodi, per aver tenuto conto del lavoro svolto in passato.