«Il prossimo disco sarà su Pescara»
Giò Di Tonno il giorno dopo il trionfo al Festival di Sanremo con Lola Ponce
«Ho la voce addormentata, forse più di stamattina quando mi sono svegliato dopo appena due ore di sonno, ma è bellissimo, bellissimo». Giò Di Tonno risponde volentieri al telefono al Centro e promette di tornare nella redazione di Pescara, visitata poche ore prima di partire per Sanremo.
«Mi avete portato fortuna e sarò di nuovo da voi, appena torno a casa». La giornata successiva al trionfo è stata faticosa più di tutte le altre. Dopo la vittoria, annunciata all’1,21 di domenica mattina dal palco dell’Ariston, Giò Di Tonno ha passato il resto della notte a festeggiare in un ristorante della città dei fiori con tutto lo staff e con i parenti e gli amici stretti: la mamma Dolores, papà Vito, la sorella Stefania, l’indivisibile amico e collaboratore Alessandro Di Zio, Claudia Polce e Igea Lattanzio dell’Ail (Associazione italiana contro le leucemie) di Pescara.
Com’è stato il risveglio da vincitore del 58º Festival della canzone italiana? «Bellissimo anche se francamente non mi aspettavo di vincere. Per fortuna il pubblico si è accorto che il duetto mio con Lola Ponce non è costruito a tavolino ma è una cosa vera. Un gioco di squadra c’è stato con David Zard, il produttore, con Gianna Nannini autrice di “Colpo di fulmine”, con il manager Maurizio Raimo, con Celso Valli, l’arrangiatore, con l’ufficio stampa di Michele Mondella.
E’ stato un esercito vittorioso. E poi le nostre famiglie, gli amici, i tanti sostenitori dall’Abruzzo, da Pescara, da Montesilvano. Nel mio telefonino sono arrivati in sei giorni 1.400 sms. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) quando siamo tornati all’Ariston per le interviste c’era una folla oceanica. Il pubblico ci ha tributato un grandissimo affetto forse anche grazie al successo che abbiamo avuto con “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante in cui io ero Quasimodo e Lola Esmeralda». Al Tg1 (delle 13,30 di ieri) in diretta ha salutato Pescara.
«Sì, con molto piacere, devo dire. So che hanno fatto dei caroselli con le auto e mi hanno detto che in alcune discoteche hanno interrotto la musica, sabato notte, per far vedere la premiazione. Devo dire che Pescara e l’Abruzzo possono essere orgogliosi e sono sicuro, e per questo ringrazio la mia città e la mia regione, che al televoto i miei corregionali si sono comportati benissimo. Grazie». Il soprano pescarese Carmela Remigio ha telefonato al Centro per farle i complimenti, sabato sera l’ha vista in tv e ha detto che lei e Lola siete molto preparati, d’altronde vi aveva ascoltati anche dal vivo in «Notre Dame».
«Ringrazio anche lei. E’ vero, io e Lola siamo abituati al teatro, a cantare ogni sera e non per quattro o cinque minuti ma per due ore. E lì non si può sbagliare, bisogna essere pronti, si dice: “Buona la prima”. Abbiamo interpretato “Notre Dame” per 500 volte. Sappiamo stare sul palco, questo non lo può obiettare nessuno». Quando tornerà a Pescara? «Ora, per un paio di giorni avremo delle promozioni televisive a Roma. Spero a metà settimana di poter tornare in città, magari con Lola.
Non so ancora dove faremo la festa, mi piacerebbe farla a Santa Filomena, non a caso il mio prossimo disco si intitola “Santafè” dal modo in cui da ragazzini chiamavamo il quartiere (al confine tra Pescara dov’è nato e Montesilvano dove abita, ndr). La festa la voglio fare con tutto il cuore ma non vorrei che venisse fuori una cosa improvvisata. Preferisco aspettare qualche giorno in più e riuscire a mettere in piedi una serata bella». Ha anche da promuovere il suo nuovo disco che conterrà “Colpo di fulmine” ma anche le altre canzoni sue scritte con Alessandro Di Zio.
«Sì, ora, riprendiamo la nostra vita, io e Lola. Come si dice? Testa bassa e pedalare. D’altronde a me e Lola lo spirito di sacrificio non è mai mancato. Questa esperienza di Sanremo l’abbiamo pensata come un modo per farci conoscere ancora di più dopo “Notre Dame”. Il nostro sodalizio artistico è importante ma ognuno di noi continuerà a fare la propria attività anche singolarmente. Poi, ogni tanto, torneremo insieme. Devo dire che, a parte qualche eccezione, la stampa ci è stata vicina e ha capito anche lo spirito con cui ci siamo presentati a Sanremo».
Lei ha un particolare impegno con l’Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie di Pescara. «Sì, e continua subito. Infatti domenica prossima, 9 marzo, sarò di nuovo a “Domenica in” (dove naturalmente si è esibito anche ieri sera, ndr) non solo come vincitore del Festival di Sanremo ma anche per presentare con il dottor Mandelli, presidente nazionale dell’Ail la canzone che ho scritto e che è diventato l’inno ufficiale dell’Ail. La canzone si intitola “L’amore è un elefante” e l’ho scritta con il mio amico e collaboratore storico Alessandro Di Zio».
«Mi avete portato fortuna e sarò di nuovo da voi, appena torno a casa». La giornata successiva al trionfo è stata faticosa più di tutte le altre. Dopo la vittoria, annunciata all’1,21 di domenica mattina dal palco dell’Ariston, Giò Di Tonno ha passato il resto della notte a festeggiare in un ristorante della città dei fiori con tutto lo staff e con i parenti e gli amici stretti: la mamma Dolores, papà Vito, la sorella Stefania, l’indivisibile amico e collaboratore Alessandro Di Zio, Claudia Polce e Igea Lattanzio dell’Ail (Associazione italiana contro le leucemie) di Pescara.
Com’è stato il risveglio da vincitore del 58º Festival della canzone italiana? «Bellissimo anche se francamente non mi aspettavo di vincere. Per fortuna il pubblico si è accorto che il duetto mio con Lola Ponce non è costruito a tavolino ma è una cosa vera. Un gioco di squadra c’è stato con David Zard, il produttore, con Gianna Nannini autrice di “Colpo di fulmine”, con il manager Maurizio Raimo, con Celso Valli, l’arrangiatore, con l’ufficio stampa di Michele Mondella.
E’ stato un esercito vittorioso. E poi le nostre famiglie, gli amici, i tanti sostenitori dall’Abruzzo, da Pescara, da Montesilvano. Nel mio telefonino sono arrivati in sei giorni 1.400 sms. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) quando siamo tornati all’Ariston per le interviste c’era una folla oceanica. Il pubblico ci ha tributato un grandissimo affetto forse anche grazie al successo che abbiamo avuto con “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante in cui io ero Quasimodo e Lola Esmeralda». Al Tg1 (delle 13,30 di ieri) in diretta ha salutato Pescara.
«Sì, con molto piacere, devo dire. So che hanno fatto dei caroselli con le auto e mi hanno detto che in alcune discoteche hanno interrotto la musica, sabato notte, per far vedere la premiazione. Devo dire che Pescara e l’Abruzzo possono essere orgogliosi e sono sicuro, e per questo ringrazio la mia città e la mia regione, che al televoto i miei corregionali si sono comportati benissimo. Grazie». Il soprano pescarese Carmela Remigio ha telefonato al Centro per farle i complimenti, sabato sera l’ha vista in tv e ha detto che lei e Lola siete molto preparati, d’altronde vi aveva ascoltati anche dal vivo in «Notre Dame».
«Ringrazio anche lei. E’ vero, io e Lola siamo abituati al teatro, a cantare ogni sera e non per quattro o cinque minuti ma per due ore. E lì non si può sbagliare, bisogna essere pronti, si dice: “Buona la prima”. Abbiamo interpretato “Notre Dame” per 500 volte. Sappiamo stare sul palco, questo non lo può obiettare nessuno». Quando tornerà a Pescara? «Ora, per un paio di giorni avremo delle promozioni televisive a Roma. Spero a metà settimana di poter tornare in città, magari con Lola.
Non so ancora dove faremo la festa, mi piacerebbe farla a Santa Filomena, non a caso il mio prossimo disco si intitola “Santafè” dal modo in cui da ragazzini chiamavamo il quartiere (al confine tra Pescara dov’è nato e Montesilvano dove abita, ndr). La festa la voglio fare con tutto il cuore ma non vorrei che venisse fuori una cosa improvvisata. Preferisco aspettare qualche giorno in più e riuscire a mettere in piedi una serata bella». Ha anche da promuovere il suo nuovo disco che conterrà “Colpo di fulmine” ma anche le altre canzoni sue scritte con Alessandro Di Zio.
«Sì, ora, riprendiamo la nostra vita, io e Lola. Come si dice? Testa bassa e pedalare. D’altronde a me e Lola lo spirito di sacrificio non è mai mancato. Questa esperienza di Sanremo l’abbiamo pensata come un modo per farci conoscere ancora di più dopo “Notre Dame”. Il nostro sodalizio artistico è importante ma ognuno di noi continuerà a fare la propria attività anche singolarmente. Poi, ogni tanto, torneremo insieme. Devo dire che, a parte qualche eccezione, la stampa ci è stata vicina e ha capito anche lo spirito con cui ci siamo presentati a Sanremo».
Lei ha un particolare impegno con l’Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie di Pescara. «Sì, e continua subito. Infatti domenica prossima, 9 marzo, sarò di nuovo a “Domenica in” (dove naturalmente si è esibito anche ieri sera, ndr) non solo come vincitore del Festival di Sanremo ma anche per presentare con il dottor Mandelli, presidente nazionale dell’Ail la canzone che ho scritto e che è diventato l’inno ufficiale dell’Ail. La canzone si intitola “L’amore è un elefante” e l’ho scritta con il mio amico e collaboratore storico Alessandro Di Zio».