Inchiesta appalti Regione

Il Riesame rigetta il ricorso di Ruffini, scontro Pm-difesa

Confermato il sequestro di documenti e materiale informatico fatto dalla Procura della Repubblica dell’Aquila in relazione all’inchiesta sull’appalto per l’affidamento dei lavori a palazzo Centi.

L’AQUILA. Il Riesame ha confermato il sequestro di documenti e materiale informatico fatto dalla Procura della Repubblica dell’Aquila in relazione all’inchiesta sull’appalto per l’affidamento dei lavori a palazzo Centi. Il ricorso era stato presentato da carico di Claudio Ruffini, politico di lungo corso e uomo di fiducia del presidente della Regione Luciano D’Alfonso. Il collegio, presieduto da Ciro Riviezzo, si è però riservato le motivazioni che si conosceranno tra trenta giorni.

Il legale di Ruffini, l’avvocato teramano Gennaro Lettieri, che ricorrerà in Cassazione una volta resi noti i motivi, puntualizza in modo critico alcuni aspetti del caso. «Il decreto di perquisizione manca», afferma, «all’evidenza, di due requisiti fondamentali: Ruffini compare solo tra gli indagati ma vi è silenzio assoluto su una sua eventuale condotta. Per l’effetto non si ritiene il nesso pertinenziale tra i beni sottoposti a perquisizione e sequestro. Il decreto viola anche l’articolo 355 del Codice di procedura penale essendo assolutamente vago e indeterminato in ordine alla individuazione delle cose da perquisire e sottoporre a sequestro. Il decreto è nullo per difetto di motivazione che deve sussistere in ordine alla relazione di immediatezza tra la “res” sequestrata e il reato di indagine. Sono inutilizzabili le intercettazioni telefoniche effettuate in altro procedimento e acquisite in palese contrasto con la legge». «Non sono stati depositati», dice ancora l’avvocato, «i decreti autorizzativi che dispongono e prorogano le intercettazioni telefoniche e ambientali. Da ultimo, il procedimento aperto e iscritto nel maggio 2015, ad oggi non costa di alcuna autorizzazione alla proroga che è stata richiesta dal pm solo il 17 dicembre 2016 quando i termini per le indagini preliminari (6 mesi dall’iscrizione) erano inesorabilmente scaduti. Questa ultima eccezione, riproponibile in ogni stato e grado, peserà significativamente sulla vita del procedimento in quanto passati i primi sei mesi di indagini il pm ha l’obbligo inderogabile di richiedere la proroga avvertendo gli imputati. L’aver dimenticato la scadenza del termine delle indagini è una violazione del nostro ordinamento».

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