Il ritorno dei primi abruzzesi da Bruxelles: "Finalmente a casa, ma quanta paura"

All'aeroporto di Pescara sono sbarcate 141 persone. Raccontano di una città transennata e sotto assedio ma in cui tutto accade in un clima di "grande civiltà". La gioia di un padre: "Mi aveva inviato una foto, ma riabbarciarla è stata una gioia immensa"

PESCARA. Ritorno da un incubo. Alle 19.40 di ieri (martedì 22 marzo) all'aeroporto di Pescara è atterrato un volo particolarmente atteso. Proveniva dall'aeroporto di Bruxelles-Charleroi e a bordo erano presenti 141 testimoni delle ore drammatiche vissute in Belgio a causa dell'attacco terroristico a Bruxelles. Hanno abbracciato e sono stati ricambiati da parenti ed amici. Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo: finalmente a casa, lontano da bombe e paure.

BRUXELLES SOTTO ATTACCO: LO SPECIALE

«Avremmo dovuto prendere la metro proprio in quella stazione dopo poche ore», raccontano Gian Paolo Rosato, vicesindaco di Taranta Peligna e presidente dell'Anci giovani Abruzzo, e Mirko Rossi di Mosciano Sant'Angelo, «il nostro albergo era nei pressi delle istituzioni europee. Abbiamo capito che era una cosa seria perché attorno all'hotel hanno transennato tutto. Abbiamo anche subito una perquisizione della Polizia in camera, ma il clima, nonostante quello che stava accadendo, era di grandissima civiltà».

Gli abruzzesi a Bruxelles: "Bloccati e perquisiti in hotel"
Gian Paolo Rosato, vicesindaco di Taranta Peligna e presidente dell'Anci giovani Abruzzo, e Mirko Rossi di Mosciano Sant'Angelo sono tornati a Pescara dopo una giornata nella capitale belga sotto attacco. Ecco il racconto (a cura di Paola Toro, video di Giampiero Lattanzio)

Una ragazza abruzzese che lavora a Bruxelles nel settore della consulenza per progetti europei racconta di essere andata a lavoro in automobile stamani, perché i mezzi pubblici erano bloccati, e di essere stata indecisa fino all'ultimo sulla partenza: «alla fine - dice - sono partita, ma con molta paura».

In aeroporto c'era anche il padre di una giovane rientrata in serata. L'uomo racconta di essere riuscito a contattare la figlia solo attraverso WhatsApp. «Nonostante ci abbia inviato una foto in cui appariva serena vicino all'aeroporto - dice - la paura era tanta e ci siamo tranquillizzati solo ora che l'abbiamo riabbracciata».

Tra i passeggeri anche una famiglia di origini abruzzesi - moglie, marito e figlio piccolo - che risiede nella capitale belga e che è tornata per le festività pasquali: «Casa nostra è lontana dai luoghi degli attentati - raccontano - ma nel viaggio in auto fino a Charleroi le strade erano deserte».

Anche nello scalo abruzzese sono state innalzate le misure di sicurezza ed aumentati i controlli, con la struttura presidiata dalla Polizia di frontiera e dai militari.

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